Un modello del Razionalismo a Roma
L’ufficio postale di via Marmorata

Nel 1933 il
Ministero delle Poste bandiva un concorso per la realizzazione
dell’Ufficio postale di via Marmorata, che fu vinto da Adalberto
Libera (1903 – 1963)
in collaborazione con l’architetto romano
Mario De Renzi (1897- 1967).
Il progetto doveva certamente tenere
conto dell’area urbana in cui la costruzione si andava a inserire,
caratterizzata dalla presenza di un vasto parco, della piramide di
Caio Cestio, della porta San Paolo e delle mura Aureliane.
Nell’edificio, completato nel 1935, i due
architetti vollero coniugare tradizione e modernità, creando un
volume a forma di C orientato a mezzogiorno, dall’aspetto squadrato
ed elementare, spiccatamente razionalista, composto da elementi
distinti e unificato dalle specchiature in marmo bianco che lo
ricoprono.
Nella parte centrale è il grande salone
per il pubblico, visibile dall’esterno grazie alla lunga parete
frontale in vetrocemento. L’interno è scandito da sottili pilastri
foderati in alluminio e riceve luce dall’alto tamburo
originariamente in vetrocemento. Lo spazio, senza soluzioni di
continuità, è dominato dalla forma sinuosa del grande bancone.
Razionalista anche la distribuzione delle
funzioni: al pianterreno si trovano i servizi postali, mentre nei
piani superiori sono sistemati gli uffici.
Sulle due testate del corpo a C sono
inserite due finestroni a losanghe simmetriche.
Salone e corpi laterali sono unificati,
sulla fronte, da un lungo portico rivestito in marmo di colore
scuro. Tale porticato non svolge sola la funzione di filtro tra
interno ed esterno e di collegamento tra le due ali dell’edificio,
ma si richiama concettualmente a un pronao classico, accrescendo
l’enfasi della costruzione.
Sui prospetti laterali, lunghe finestre
rettangolari danno luce agli uffici, mentre sui lati interni corrono
file di piccole finestre.
Del tutto caratteristica la facciata
posteriore, con un motivo a griglia traforata che vuole ricordare i
colombari romani e dà luce all’ambiente a doppia altezza per lo
smistamento della posta.
L’intero edificio è collegato alla via
Marmorata da un’ampia cordonata, che ne accresce la monumentalità.
Anche in questo caso è palese la rivisitazione di monumenti antichi,
in particolare del famoso altare di Pergamo, il cui fregio era stato
portato a Berlino alla fine dell’Ottocento e rimontato in un museo
costruito apposta e inaugurato nel 1930, appena tre anni prima del
progetto di Libera e De Renzi.
L’opera nel suo insieme è
considerato un modello del Razionalismo a Roma e fu apprezzata
anche da Le Corbusier, secondo
il quale “l'ufficio
postale di Testaccio è romano, ma carico di formalismo moderno”.
di
Cinzia Dal
Maso
03 maggio 2015
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