Egregio Direttore,
la
prestigiosa mostra su Augusto imperatore inaugurata a Roma e che
sarà successivamente trasferita al Grand Palais di Parigi,
ignora/dimentica il contributo determinante e risolutivo al
successo venutogli dai figli di alcune città volsche (Atina e
Arpino) che successivamente saranno Ciociaria. La nota in allegato
informa, pur se molto parzialmente e brevemente, su tali apporti
fondamentali alla gloria futura di Augusto e di Roma.
L’IMPERATORE AUGUSTO E LA CIOCIARIA
Si
stanno svolgendo, e non solo nella Capitale, grandiose cerimonie e
esposizioni di reperti in celebrazione del bimillenario della morte
di Augusto imperatore e noi qui appresso vogliamo ricordare in che
modo anche alcuni figli di quella che poi è divenuta Ciociaria
furono partecipi o protagonisti della sua ascesa. E il presente
messaggio è particolarmente utile se non necessario in quanto nei
vari scritti promozionali sulla manifestazione nulla si legge su
tali rapporti pur se della massima considerazione.
Lucio Munazio Planco nato
ad Atina trasmigrò a Roma dove grazie alla sua abilità e oratoria,
raggiunse i primi posti nella vita civile e militare: fu generale di
Giulio Cesare nella conquista della Gallia/Francia e in queste
campagne militari fondò quegli accampamenti da cui poi si
svilupparono le città di Lione e di Basilea: nel cortile del Comune
della città svizzera già dal 1500 si leva una imponente scultura
che lo raffigura, a memoria. Fu affianco a Cesare anche al passaggio
famoso del Rubicone nel periodo delle cosiddette guerre civili. E in
tali turbolenze si seppe districare e conservare e accrescere le sue
posizioni con rara accortezza e abilità, parteggiando ora per uno
ora per un altro dei contendenti, conservando sempre la propria
autonomia, senza cedimenti: a differenza, invece, del suo grande
amico Cicerone che aveva parteggiato apertamente e lealmente
per Ottaviano contro Antonio, cosicché quando i due rivali si
riconciliarono, gli scherani di Antonio, per rappresaglia, gli
diedero la caccia e lo trucidarono a Formia. E Lucio Munazio Planco
non mosse dito, come pure restò inerte e ignavo perfino quando la
sorte della proscrizione toccò al proprio fratello Lucio Plauto
Planco. Non molto elegantemente ma certamente con icasticità
qualcuno, a seguito di tale ambiguo comportamento dell’atinate, lo
definì ‘ventosissimus’ e non sono necessarie spiegazioni. E
allorché capì che Antonio tramava con la sua Cleopatra ai danni
di Roma, passò dalla parte di Ottaviano e si sa come finì. E il 16
gennaio del 27 a.C. in occasione della seduta plenaria del senato al
fine di onorare il futuro primo imperatore, Lucio Munazio Planco fu
lui a proporre di conferirgli il titolo di ‘augustus’: e così
avvenne. E da allora il titolo ‘augusto’ fu sempre sinonimo del
massimo del potere e della regalità. La posizione e il prestigio
nonché la ricchezza accumulata erano così generalmente riconosciuti
e apprezzati che perfino Orazio (I,7) lo fece protagonista di
una sua ode in cui ne decanta ovviamente tutte le virtù ma che
purtroppo è anche origine di un equivoco a proposito della sua città
di nascita: infatti nell’ode il poeta parla della villa a Tivoli del
personaggio non evidenziando naturalmente che potesse essere solo
una delle sue abitazioni e, però, è avvenuto che qualcuno la
scambiasse per il suo vero luogo di nascita per cui non di rado si
incontra anche Tivoli affianco ad Atina quale città natale. Ebbe
anche la facoltà di battere moneta e quindi in numismatica si
registra un aureo di Giulio Cesare con i simboli di Munazio Planco,
come pure Antonio coniò un denario dedicato a lui. Una delle sue
abitazioni era nel golfo di Gaeta e fu qui che si ritirò e spense
nel primo anno d.C. : si fece seppellire in un mausoleo che si era
fatto costruire sulla cima di Monte Orlando, dove ancora si erge,
con la visione panoramica dello scenario incantevole del golfo.
Altri
ciociari furono determinanti per l’ascesa e il trionfo di Augusto:
alla famosa battaglia di Azio del 2 settembre dell’anno 31 a.C. che
marcò la fine definitiva di Antonio e di Cleopatra, il comandante
supremo e il suo vice erano anche due ciociari: il primo, di Arpino,
Marco Vipsanio Agrippa e l’altro, di Atina, Lucio
Arrunzio. La storia racconta le innumerevoli imprese e
iniziative di Marco Vipsanio Agrippa che tra l’altro divenne anche
il genero di Augusto stesso. Altro atinate passato agli onori della
storia fu Gaio Senzio Saturnino che, oltre ad aver
rivestito cariche di rilievo, per due anni assolse perfino le
funzioni dell’imperatore nel comando della Siria dietro incarico
di Augusto stesso, tanto eccelsi sia la stima e sia il rango.
Michele Santulli |