Dovrebbe rimanere nel museo
cerite durante l’Expò 2015
Il cratere di Eufronio è tornato a
Cerveteri

E’ tornato a Cerveteri il Cratere di Eufronio,
sottratto nel 1971 dai tombaroli e venduto al Metropolitan Museum di
New York, che lo ha finalmente restituito all’Italia nel 2006. Dal
2009 era a Roma, nel Museo Etrusco di Villa Giulia. Ora è stato
collocato – in prestito - al piano nobile del Museo nazionale Cerite,
ospitato nella rocca duecentesca trasformata in castello dagli
Orsini.
Il cratere, del 515 a. C., di impeccabile fattura, si presenta in
tutta l’imponenza con i suoi 55 centimetri di diametro e gli oltre
45 centimetri di altezza. Due le scene raffigurate sul corpo del
vaso. Quella principale è un episodio dell’Iliade: la morte di
Sarpedonte, alleato dei troiani. Le personificazioni del Sonno e
della Morte, sotto lo sguardo del dio Hermes, trascinano via dal
campo di battaglia il cadavere.
Nella stessa sala sono reperti provenienti dalle aree della
Banditaccia, Greppe di San Michele, Sorbo, Monte Abatone,
Bufalareccia.
Secondo l’intenzione espressa dal ministro dei Beni culturali Dario
Franceschini, il cratere dovrebbe rimanere a Cerveteri anche durante
l’Expo 2015.
Nel museo cerite era già in mostra da maggio una grande coppa attica
a figure rosse eseguita da Onesimos, allievo di Eufronios, databile
tra il 500 e il 490 a.C.
L’interno è decorato con alcuni episodi intensamente drammatici
della caduta di Troia: nel tondo centrale il figlio di Achille, il
feroce Neottolemo, avanza verso il vecchio Priamo per ucciderlo e
getta dalle mura di troia, dopo averlo preso per i piedi, il piccolo
Astianatte, nato da Ettore e Andromeda. Nel fregio più esterno due
giovani, Acamante e Demofonte, liberano Aithra, l’ancella di Elena,
quindi Aiace Olileo afferra per i capelli Cassandra, cui sta per
usare violenza. La profetessa è quasi nuda e, tendendo supplichevole
la mano verso l’aggressore, si stringe, invano, alla statua di
Athena. Seguono un combattimento tra greci e troiani e una scena che
vede protagonisti Elena e Menelao. Il marito tradito avanza
minaccioso con la spada per trafiggere la sposa infedele, che lo
aveva abbandonato per Paride, dando di fatto l’avvio alla decennale
guerra di Troia. Un Eros alato, però, irrompe all’improvviso sulla
scena, facendo nuovamente infiammare il cuore di Menelao dell’amore,
mai sopito, per Elena: la spada cade dalla mano dell’eroe acheo.
All’esterno sono dipinte altre scene tratte dall’Iliade.
Sotto il piede della coppa è un’iscrizione etrusca, incisa quando il
vaso, esportato dalla Grecia in Etruria, fu dedicato nel santuario
di Hercle a Cerveteri. Nonostante alcune lacune, può essere
interpretata come la più antica testimonianza epigrafica etrusca di
un culto a Hercle.
di
Alessandro Venditti
8 gennaio 2015
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