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Meraviglie della calligrafia araba ai Mercati di Traiano

Quando l’alfabeto si trasforma in arte

Le lettere dell’alfabeto arabo, eleganti e sinuose, diventano forme d’arte indipendenti e originali nella mostra "Riflessioni dal Cielo, Meditazioni in Terra: Arte Moderna Calligrafica del Mondo Arabo", fino al 10 giugno al Museo dei Fori Imperiali dei Mercati di Traiano, per concessione del direttore dell’Ambasciata di Giordania, della Fondazione Roma Mediterraneo e della Camera di Commercio Italo-Araba che hanno colto e realizzato il desiderio della Principessa giordana Wijdan Al Hashemi.

In esposizione i capolavori della collezione permanente della Jordan National Gallery of Fine Arts: 75 opere di 57 artisti – di cui 10 formati in Italia - provenienti da 18 paesi, arabi ma non solo, per comunicare al visitatore l’unicità di uno stile artistico profondamente radicato nella storia culturale araba, adattato però al presente con l’utilizzo di tecniche e materiali attuali. Le opere esposte possono essere classificate come arte contemporanea, ma le loro origini risalgono a quindici secoli fa, quando la scrittura araba diventò una forma artistica autonoma, con regole proprie, classificazioni e varianti. Sarà possibile ammirare la bellezza sincretica delle lettere e della scrittura araba, segni grafici che fluiscono dall’esterno verso il cuore, snodandosi da destra verso sinistra.

La mostra, posta sotto il patrocinio di Sua Maestà la Regina Rania Al Abdullah di Giordania, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali e vuole presentare al pubblico europeo una scuola artistica sorta nel mondo arabo dal proprio substrato culturale ed intellettuale.

I servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.

La prima artista araba a svolgere ricerche sul rapporto fra epigrafia araba e arte astratta occidentale fu Madiha Omar (1908 – 2005). Per lei ogni lettera conteneva un suo individuale significato intrinseco.

A metà degli anni ’50, altri artisti arabi si resero conto del valore della calligrafia nell’arte plastica e cominciarono ad inserire lettere dell’alfabeto nelle loro opere.

All’inizio degli anni ’60 il movimento calligrafico aveva acquisito un certo slancio, raggiungendo il massimo negli anni ’80, grazie ad artisti che avevano scoperto nella calligrafia un mezzo per affermare la propria identità e verificare la propria ingegnosità artistica in maniera creativa del tutto personale e molto distante dalle tradizioni occidentali.

Due i temi affrontati dalla Scuola Calligrafica Araba: Sacro, con soggetti di natura religiosa che comunicano un messaggio spirituale o morale tramite citazioni e Profano, di natura squisitamente laica.

Tre sono invece gli stili riscontrabili. Il primo è la Calligrafia pura: sono raffigurate solo lettere, ognuna delle quali ha un suo significato anche se isolata. C’è poi la Calligrafia astratta nella quale l’artista manipola l’aspetto estetico visivo della lettera araba, sottraendo ai caratteri sia la forma sia il significato. Infine ci sono le Combinazioni calligrafiche, dove calligrafia ed altri elementi si mescolano per creare un’opera d’arte: la scrittura araba forma parte della composizione, mentre il resto è costituito o da figure pittoriche e figurative o da simboli espressivi.

"In un mondo che si sta arrendendo alla globalizzazione, la diversità sembra indietreggiare dinanzi alla fusione culturale", spiega la Principessa Wijdan bint Fawaz Al Hashemi, Presidente della Royal Society of Fine Arts "Prendiamo gli aeroporti, ad esempio. Dal punto di vista architettonico, sembrano per la maggior parte copie che si scostano solo lievemente dall’originale". "Questo esempio vale anche per molti altri aspetti della cultura del XXI secolo: centri commerciali, supermercati, edifici residenziali per il ceto medio-basso, scuole, atenei, banche, campus e così via. Il nostro mondo sta rapidamente diventando un unico grande villaggio dove ci si può sentire a casa ovunque ci si trovi, tutti uniti dalle noiose ripetizioni visive dell’ambiente che ci circonda. Ciò nondimeno, l’arte – che, sia essa sonora o visiva - unisce i popoli ed è ancora l’essenza stessa dell’individualità e della diversità culturale", continua la Principessa. "Ne è un esempio questa mostra, che presenta al visitatore l’unicità di uno stile artistico profondamente radicato nella storia culturale araba ma adattato al presente, utilizzando tecniche e materiali di oggi".

di Antonio Venditti e Cinzia Dal Maso

28 marzo 2012

 

 

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