Un
tempo il largo davanti all’antichissima chiesa di S. Bibiana,
vergine e martire, vittima, insieme alla madre Dafrosia e la sorella
Demetria, di Giuliano l’Apostata, era denominato "piazza".
La
chiesa sarebbe stata innalzata nel 363 sulla casa di Flavio,
prefetto di Roma e padre della Santa, dalla matrona romana Olimpia
Flaviana presso il cimitero di papa Anastasio. La chiesa era detta
ad Ursum Pileatum sorgendo sul vicus omonimo il cui
nome deriva da una figura di orso col cappello, forse l’insegna di
un’antica osteria.
L’aspetto attuale dell’edificio si deve ai restauri avvenuti sotto
Urbano VIII, in occasione del Giubileo del 1625, a opera di Gian
Lorenzo Bernini, che realizzò la facciata con un portico a tre
archi, scanditi da pilastri ionici con basi e capitelli in
travertino.
Secondo
il racconto del figlio di Bernini, il padre avrebbe trovato –
durante il restauro della chiesa - il corpo della Santa e una statua
di orso col cappello che però cadde in frantumi. All’interno
notevole la statua della Santa, sempre opera del Bernini.
Fra la
via ed il piazzale Tiburtino si trova il cavalcavia chiamato appunto
"arco di S. Bibiana".
L’arco,
in realtà un lungo tunnel, fu costruito in base alla deliberazione
comunale del 30 aprile 1880 e alla convenzione stipulata tra il
Municipio e la Società delle strade ferrate per fornire
superiormente una migliore comodità di passaggio alla ferrovia con
il collocamento del maggior numero possibile di binari e
inferiormente il transito pedonale e delle auto, facilitando una
comunicazione diretta con il quartiere Tiburtino.