Durante
la "Guerra di Castro" contro i Farnese, il papa Urbano VIII Barberini volle
rinforzare le difese di Roma, che non risultava sufficientemente protetta nella
parte a destra del Tevere. Le cosiddette mura Gianicolensi furono iniziate il 15
luglio del 1641 con una serie di misurazioni e condotte a termine a tempo di
record, nel 1643. Il progetto fu affidato all’architetto militare Giulio Buratti
e all’architetto Marcantonio De Rossi, che godeva della protezione della
potentissima donna Olimpia Maidalchini. La nuova cinta mutò sostanzialmente il
sistema delle murature preesistenti. La porta Santo Spirito e il vicino bastione
del Sangallo divennero inutili, come la porta Settimiana. L’antica porta
Portuensis, del recinto di Aureliano, che si trovava 453 metri oltre il nuovo
muro, fu abbattuta e sostituita dalla porta Portese, che fu ultimata solo nel
1644, quando Urbano VIII era morto. Per questo reca lo stemma del suo
successore, Innocenzo X. In corrispondenza della porta San Pancrazio, invece, il
nuovo muro veniva praticamente a coincidere con quello di epoca romana. La porta
però, in pessimo stato di conservazione, veniva quasi del tutto ricostruita. Il
De Rossi conservò solo la controporta merlata, riconoscibile ancora nelle
incisioni del Rossini del 1829. Si può seguire il tracciato delle mura partendo
dalla parte più bassa, quella di porta Portese. Dopo un breve tratto diretto a
nord-ovest, il muro si dirige verso sud-ovest e raggiunge largo Bernardino da
Feltre, dove doveva incrociare la cinta di Aureliano. Nulla resta del bastione
che si elevava in corrispondenza di viale Trastevere, vittima degli sventramenti
di epoca umbertina. Il muro riprende lungo via Aurelio Saffi - dove risulta
inizialmente piuttosto basso per l’innalzamento del piano stradale - e sale
sulla collina di Monte Verde. Giunti a largo Berchet piega quasi ad angolo
retto, costeggiato da viale delle Mura Gianicolensi. Da qui fino all’incrocio
con via Fratelli Bonnet il muro racchiude il giardino di villa Sciarra e
nell’area interna è solo parzialmente visibile, perché per la massima parte
coperto da un terrapieno. A metà di questo percorso, nella gola tra due
bastioni, si apre una posterula, utilizzata come ingresso secondario a villa
Sciarra, attraversando la quale si può avere un’idea del notevole spessore della
base del muro. Proprio a partire da largo Berchet il muro presenta tutta una
serie di rattoppi, evidenziati da biffe bianche, che ricordano i restauri
effettuati da Pio IX per chiudere le brecce aperte nel giugno del 1849 dai
cannoneggiamenti dei francesi che assediavano la Repubblica Romana. Si può
infatti vedere lo stemma di Pio IX con la data 1849 in numeri romani. Sulla
parte di muro originario, invece, è ancora presente lo stemma di Urbano VIII con
le api dei Barberini. Su via Fratelli Bonnet sono stati aperti – per ragioni di
viabilità – due moderni fornici, i cosiddetti "Archi di villa Sciarra". Il muro
riprende dunque a salire. Anche qui le lapidi testimoniano i danni prodotti
dall’assedio francese.
La
prima, di Pio IX, reca gli stemmi Odescalchi, Mastai Ferretti e del Comune di
Roma. Un’altra è stata apposta dopo l’unità d’Italia, il 4 giugno 1871, per
onorare "la memoria di coloro che combattendo strenuamente caddero in difesa
della patria". Si giunge quindi nel punto più elevato dell’intera
fortificazione, a porta San Pancrazio, anch’essa distrutta dagli eventi bellici
del 1849 e ricostruita nel 1854 dall’architetto Virginio Vespignani (1808 – 82),
in forme sobrie e solenni. Il muro ora scende lungo il viale delle Mura Aurelie.
Dopo il primo bastione si nota un’edicola in travertino con al centro una statua
di Sant’Andrea, con un’iscrizione che ricorda come proprio in quel punto fosse
stata ritrovata la testa di Sant’Andrea apostolo, abbandonata dal ladro che
l’aveva trafugata.
Dopo circa un
chilometro, il muro di Urbano VIII si congiunge al bastione fatto erigere nel
1568 da Pio V, presso l’attuale palazzo di Propaganda Fide e poco prima del
largo di porta Cavalleggeri. In quest’ultimo tratto sono murati ben 12 stemmi di
Urbano VIII e 3 di Pio IX.
Dell’argomento si
parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 MHz), a "Questa è Roma", il
programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani, in studio con Livia
Ventimiglia il martedì dalle 14 alle 15 e in replica il sabato dalle 10 alle 11.