Proseguono
le iniziative che fanno da contorno alle celebrazioni per il centocinquantesimo
anniversario dell’Unità d'Italia. Le Scuderie del Quirinale ospitano, fino al 16
gennaio 2011, una grande mostra per illustrare come la pittura italiana abbia
rappresentato gli eventi che portarono il Paese alla conquista dell'indipendenza
e dell'unità nazionale, "1861. I pittori del Risorgimento",
a cura di Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, con la
collaborazione di Anna Villari.
L’esposizione segue
il racconto di alcune delle vicende più importanti della nostra storia, partendo
dai fatti rivoluzionari del 1848 - indispensabile premessa per capire le vicende
dal 1859 al 1861 - dal mito delle Cinque giornate di Milano e da quello della
difesa della Repubblica Romana.
Si possono ammirare
opere di alcuni dei maggiori artisti dell’epoca risorgimentale e scoprire come
Francesco Hayez, Giuseppe Molteni, Domenico e Gerolamo Induno, Eleuterio
Pagliano, Federico Faruffini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Odoardo Borrani,
Michele Cammarano o Giuseppe Sciuti abbiano letto gli accadimenti di quegli
anni, privilegiando, nella maggior parte dei casi, una commossa
rappresentazione dell'adesione popolare piuttosto che una più scontata e
retorica celebrazione. Vengono messi a confronto, per la prima volta, i
monumentali dipinti di Giovanni Fattori e Gerolamo Induno, per mettere in luce
come entrambi gli artisti, pur con linguaggi diversi, tendessero a uno stesso
obiettivo: rappresentare le fondamentali battaglie per la conquista dell'Unità
spostando l'attenzione dagli aspetti militari a quelli ideali e popolari.
Definito da
Garibaldi uno dei più "intrepidi e valorosi combattenti di Roma", durante
l’assedio francese della città Gerolamo Induno fu impegnato nell’occupazione del
Vascello. Il 22 giugno del 1849, per ordine di Garibaldi, due compagnie
del generale Medici tentarono di impadronirsi della casa Barberini, all’interno
di villa Sciarra. I patrioti riuscirono a penetrare nella casa, ma dovettero
ritirarsi dopo una furiosa mischia nel cortile e nelle stanze. Durante
quell’operazione, Gerolamo Induno fu gravemente ferito da 27 colpi di baionetta
e cadde da una terrazza. Due commilitoni lo raccolsero in fin di vita. Fu curato
all’ospedale dei Fatebenefratelli, diretto dalla giornalista americana Margaret
Fuller Ossoli. Una volta guarito, fu nominato sottotenente e rimase qualche
tempo a Roma. Grazie alla protezione del conte Giulio Litta, riuscì a
tornare a Milano e negli anni che seguirono espose a Brera alcune opere di tema
risorgimentale che ricordavano gli eventi che lo avevano visto protagonista a
Roma, come "La difesa del Vascello", "Porta San Pancrazio dopo l’assedio del
1849" o "Trasteverina colpita da una bomba".
Dal 1854 al 1855
partecipò alla campagna di Crimea, militando nel corpo dei bersaglieri di
Alessandro La Marmora in qualità di pittore-soldato ed eseguendo disegni, studi
e resoconti per immagini. Al ritorno in patria quegli schizzi diventarono quadri
pieni di sentimenti patriottici, molto apprezzati dalla critica. Tra questi, "La
battaglia della Cernaia", commissionata dallo stesso Vittorio Emanuele II, che
costituirà un modello per tutta la pittura del periodo, che è possibile ammirare
nella mostra.
Tra i più
conosciuti artisti dell'epoca, Giovanni Fattori, invece, non partecipò
direttamente alla seconda Guerra d'Indipendenza ma seppe rendere, forse più di
ogni altro, la dimensione epica del nostro Risorgimento. Nelle opere dei
lombardi Eleuterio Pagliano e Federico Faruffini come in quelle del napoletano
Michele Cammarano si può riconoscere quel rivoluzionario e impressionante
realismo che ispirò l'immaginario cinematografico di registi come Blasetti e
Visconti che proprio al racconto del Risorgimento dedicarono alcuni loro
capolavori.
Con le delusioni di
Villafranca e di Aspromonte, drammaticamente restituiteci dai capolavori dei
fratelli Domenico e Gerolamo Induno, la mostra si avvia a conclusione. Il
tragico dipinto del Fattori, Lo staffato, è l'opera emblematica di questo
periodo, il simbolo delle riflessioni e delle inquietudini che caratterizzarono
quegli anni, forse, come è stato definito da molti critici, il più vero e
antiretorico monumento ai caduti delle guerre risorgimentali.
Dell’argomento si
parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 MHz), a "Questa è Roma", il
programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani, in studio con Livia
Ventimiglia il martedì dalle 14 alle 15 e in replica il sabato dalle 10 alle 11.