Nel
1932 l’Italia fascista commemorò con una lunga serie di eventi il cinquantenario
della morte di Giuseppe Garibaldi. Al Palazzo delle Esposizioni fu allestita una
prestigiosa mostra garibaldina, mentre furono pubblicati gli scritti dell’Eroe
dei Due Mondi.
Le manifestazioni
più importanti si svolsero però a giugno. Il primo del mese ci fu il
trasferimento a Roma dei resti di Ana Maria De Jesus Ribeiro, meglio conosciuta
come Anita, inseparabile compagna di Garibaldi. Il giorno seguente i resti
furono tumulati in un loculo ai piedi del monumento eretto in sua memoria sul
Gianicolo. Il 4 giugno, alla presenza di un foltissimo pubblico, delle autorità,
di Vittorio Emanuele III, della regina Elena in veste di madrina e di Benito
Mussolini, il monumento fu inaugurato, come testimonia un filmato dell’Istituto
Luce.
Anita era nata in
Brasile, nei pressi di Laguna, Stato di Santa Caterina. Non se ne conosce la
data di nascita precisa, anche se la sua città le ha attribuito quella del 30
agosto 1821. Era già sposata con Manuel Duarte de Aguiar quando incontrò
Giuseppe Garibaldi nell'agosto del 1839 a Laguna. Lui se ne innamorò
perdutamente e fu ben presto ricambiato: già nell'ottobre Anita era imbarcata su
una nave con l’eroe e da allora per dieci anni condivise l’inquieta e pericolosa
vita di Garibaldi.
"Non meno fervida
di me – la descriveva l'eroe - per la sacrosanta causa dei popoli e per una vita
avventurosa". Nel 1842, dal momento che Manuel Duarte era morto, i due si
poterono sposare a Montevideo.
Nel 1847 Anita si
imbarcò per l’Italia con i figli Menotti, Teresita e Ricciotti. Il marito la
seguì nell'ottobre 1848. Quando Garibaldi si recò alla difesa di Roma, non volle
portare con sé la donna per non farle correre troppi pericoli, nonostante le sue
proteste. Anita lo raggiunse solo a giugno, pochi giorni prima che la Repubblica
cadesse. Quando il 2 luglio 1849 Garibaldi abbandonò Roma, Anita era sofferente
e al quarto mese di gravidanza. La drammatica ritirata, i pericoli e le
privazioni d'ogni genere compromisero le condizioni della giovane donna,
che fu portata, allo stremo delle forze, nella fattoria Guiccioli, nei pressi di
Ravenna, dove spirò il 4 agosto del 1849. Garibaldi,
braccato dagli Austriaci, dovette lasciarla lì e venne tumulata presso la chiesa
delle Mandriole. Solo al ritorno dell’esilio, nel 1859, l’Eroe tornerà a
prendere i suoi resti mortali per seppellirla vicino alla madre, a Nizza.
Finalmente nel 1932 Anita avrebbe potuto riposare nel suo monumento sul
Gianicolo, opera di Mario Rutelli, sormontata dal dinamico
bronzo (oggi puntellato per un leggero cedimento) in cui la donna è raffigurata
a cavallo, con i lunghi capelli sciolti, mentre stringe al seno uno dei suoi
figli, il piccolo Menotti, e punta in alto una pistola. Il cavallo rampante e
l’espressione guerriera assimilano Anita a una moderna Amazzone. Lo scultore
raffigurò uno degli episodi della vita di Anita, avvenuto
nel 1840 presso San Simon (Rio Grande). La donna aveva appena partorito in una
casa di amici e Garibaldi l’aveva dovuta lasciare per cercare delle vesti per
lei e per il neonato. Nel frattempo, le truppe imperiali si erano spinte fino a
San Simon spargendo ovunque il terrore. Anita, vestita della sola camicia, aveva
preso tra le braccia il figlio e, armata di pistola, aveva affrontato una
furiosa cavalcata notturna tra boschi e burroni, mettendosi in salvo. Garibaldi,
dopo averla cercata inutilmente nella casa, la ritrovò nella foresta mente
allattava tranquillamente il piccolo. Sulla base del monumento, alcuni
bassorilievi in bronzo rievocano altri episodi della breve ma movimentata vita
di Anita.
Lo scultore Mario
Rutelli era nato a Palermo il 4 aprile del 1859 e morì a Roma il 4 novembre del
1841. Fece i suoi studi artistici all’Accademia di Palermo e li completò nella
capitale presso Giulio Monteverde. La sua opera più
celebre e discussa è la Fontana delle Naiadi in piazza della Repubblica a Roma.
Famosa anche la quadriga di bronzo sul teatro Politeama di Palermo. Altre opere
romane di Mario Rutelli sono una delle quadrighe sul Vittoriano e il monumento a
Nicola Spedalieri in piazza Sforza Cesarini, vicino alla Chiesa Nuova.
Dell’argomento si
parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 MHz), a "Questa è Roma", il
programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani, in studio con Livia
Ventimiglia il martedì dalle 14 alle 15 e in replica il sabato dalle 10 alle 11.