A tavola con
gusto...romano |
Baccalà in guazzetto,
il sapore della tradizione
Il
pesce non è certo un punto di forza della cucina romana, ma c’è qualche notevole
eccezione, soprattutto per quanto riguarda il baccalà, merluzzo conservato sotto
sale, il cui nome deriva dallo spagnolo bacalao, a sua volta forse riconducibile
al fiammingo kabeljaw, ossia "bastone di pesce". Un tempo era considerato un
alimento economico, per palati non troppo raffinati, ma oggi i veri buongustai
ne apprezzano tutte le doti. Bisogna solo stare attenti che non sia troppo
salato, sia che lo si compri già ammollato o che lo si lasci almeno quarantotto
ore a bagno nell’acqua, rinnovata di tanto in tanto.
Una delle
ricette tradizionali della capitale è il baccalà in guazzetto, anche se
ingredienti come pinoli e uva passa sembrerebbero tradire una lontana origine
meridionale.
Per quattro persone
occorrono almeno ottocento grammi di filetto di baccalà già ammollato, che va
sciacquato, spellato e tagliato in pezzi grandi quanto una carta da gioco. Nel
filetto non ci dovrebbero essere spine, ma è meglio controllarlo con attenzione
ed eventualmente toglierle. In un tegame piuttosto largo si fa stufare una bella
cipolla tagliata sottile in qualche cucchiaio di olio extravergine di oliva.
Appena la cipolla è appassita si aggiungono i pezzi di baccalà e si fanno
rosolare. A questo punto chi vuole può sfumare con mezzo bicchiere di vino
bianco, altrimenti si aggiungono subito quattrocento grammi di passata di
pomodoro, 50 grammi di uva passa e 20 grammi di pinoli, mezzo cucchiaino da
caffè di pepe appena macinato e pochissimo sale. Adesso non resta che lasciar
cuocere a fuoco lento per una ventina di minuti, avendo cura di girare almeno
una volta i pezzetti di baccalà. E’ un piatto da servire molto caldo, magari con
un buon bicchiere di vino dei castelli ben freddo.
di
Cinzia Dal Maso
02 febbraio 2010 |
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