Fu spostata a piazza Trilussa per la sistemazione dei lungotevere
La Fontana di ponte Sisto ha attraversato il fiume
di Cinzia Dal Maso e Antonio Venditti

Sullo sfondo di piazza Trilussa, a Trastevere, una sobria ed elegante fontana si innalza su un’ampia scalinata. Costruita in blocchi di travertino, ha al centro una grande nicchia arcuata delimitata da due colonne lisce. Qui l’acqua fuoriesce da più livelli, per poi andare a raccogliersi nella vasca inferiore. Gli alti basamenti delle colonne sono ornati da draghi, simboli araldici della famiglia Borghese, che gettano dalla bocca, invece che lingue di fuoco, zampilli d’acqua. Infatti, come si legge nell’iscrizione latina dell’attico, affiancata da volute e sormontata da un timpano arcuato aperto al centro per far posto allo stemma Borghese con tiara e chiavi, la fontana fu costruita per volere di papa Paolo V (al secolo Camillo Borghese), nell’anno del Signore 1613, ottavo del suo pontificato. Sull’epigrafe, però, si legge anche che il Santo Padre, dopo aver condotto l’acqua Paola sul Gianicolo, l’aveva fatta portare dall’altra parte del Tevere. Eppure la fontana si trova sul medesimo lato del Gianicolo: un piccolo mistero, presto risolto. La fontana è stata spostata nel 1898, in occasione della costruzione dei muraglioni del fiume. In origine era posta al capo opposto di Ponte Sisto, all’imbocco di via Giulia. Paolo V l’aveva commissionata al Vasanzio, che lavorava per lui con la qualifica di architetto delle fontane, e a Giovanni Fontana, affinché la costruissero sul modello della grande mostra d’acqua del Gianicolo e della Fontana del Mosè di piazza San Bernardo. La vediamo nella primitiva sistemazione nelle antiche stampe e in un acquerello di Ettore Roesler Franz, addossata a un lato del cosiddetto Palazzo dei Cento Preti. L’edificio era stato fondato da Sisto V nel 1587, con il nome di Ospedale dei Mendicanti di San Sisto – a opera di Domenico Fontana che trasformò diverse case precedentemente acquistate - per ospitare e assistere i tanti miserabili che chiedevano la carità nelle chiese e per le strade di Roma. Poteva accogliere circa duemila persone, con dormitori, cucine, refettori e spezierie. Quando, nel 1613, la fontana fu addossata alla facciata, la porta dell’ospizio fu spostata alla sua sinistra, mentre alla sua destra era l’ingresso alla chiesa di san Francesco a Ponte Sisto. Nel Seicento fu utilizzato come ospizio per vecchi e vecchie poveri, in seguito trasferiti all’Ospizio Apostolico di San Michele a Ripa. Ai primi del Settecento, parte dell’edificio fu occupato dal Conservatorio delle Zoccolette, come venivano chiamate le orfane abbandonate che vi erano accolte e che vi lavoravano il lino e la canapa. La parte restante divenne un ospizio per ecclesiastici poveri, affidato alla Congregazione dei Cento Preti, così chiamata perché era composta da cento sacerdoti e si proponeva di celebrare quotidianamente una messa in suffragio delle anime di altrettanti sacerdoti defunti. Il complesso passò nel 1720 sotto l’amministrazione dei padri Scolopi, mentre la Congregazione dei Cento Preti continuò ad officiare la chiesa. L’ospizio venne chiuso nel 1798, durante la Repubblica Romana, e fu riaperto solo al ritorno del governo pontificio. Nel 1835 il palazzo fu dato da Gregorio XVI all’Ordine Gerosolimitano dei Cavalieri di Malta, che già nel 1841 vi sistemò un ospedale militare per l’esercito pontificio, dotato di circa 500 posti letto, dove prestò la sua opera anche San Vincenzo pallotti. Nel 1844 un incendio, forse doloso, danneggiò gravemente l’intero complesso, che fu restaurato da Andrea Busiri Vici. Nel 1855 il palazzo era pronto per tornare ad essere un ospizio per poveri sacerdoti, secondo il volere di Pio IX. Ma con la fine del potere temporale dei Papi e l’avvento del Regno d’Italia, venne quasi del tutto espropriato nel 1880, per essere parzialmente demolito secondo il piano regolatore del 1885. La facciata su Lungotevere dei Vallati è stata edificata nella forma attuale tra il 1885 e il 1893 - con il porticato decorato dallo stemma del pontefice Leone XIII Pecci (1878 – 1903) e i due piani segnati da marcapiano con finestre a cornice semplice - su progetto dell´architetto Antonio Parisi. Il lato destro, su via del Conservatorio, che conserva almeno in parte il suo aspetto settecentesco, presenta al piano terra, tra finestre ad arco ribassato, un piccolo portale architravato e due lapidi de 1715. Il lato sinistro, che dà sulla piazza dedicata a San Vincenzo Pallotti e sul quale era sistemata la fontana di Paolo V, è stato radicalmente trasformato nel 1879, per la sistemazione del Lungotevere.

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