Il nome è la corruzione popolare di Cosma e Damiano, cui era dedicata la chiesa
Cosimato, il santo che non esiste
di Cinzia Dal Maso

Una delle più ampie e ariose piazze di Trastevere, quella di San Cosimato, prende il nome da un monastero benedettino sorto nel X secolo e dalla sua chiesa, attualmente inglobati nel complesso ospedaliero "Nuovo Regina Margherita". In un angolo della piazza si affaccia il bel protiro romanico trecentesco, su due antiche colonne di spoglio con capitelli compositi, che dà accesso al cortile antistante la chiesa, la cui semplice facciata presenta un elegante portale quattrocentesco. L’intero complesso fu radicalmente ristrutturato da Sisto IV nel 1475. L’interno della chiesa, a una sola navata, ha subito un totale restauro nel 1871 e conserva assai poco degli arredi originari se si eccettua l’affresco quattrocentesco del presbiterio, opera di Antonio del Massaro, detto il Pastura, raffigurante la Madonna con il Bambino tra San Francesco e Santa Chiara.

Sulla destra della chiesa è un chiostro a pianta quadrangolare del 1240 ad arcate, il cui lato settentrionale è stato trasformato in una piccola galleria lapidaria con frammenti di plutei, parti di sarcofagi, capitelli, basi di colonne ed epigrafi.

L’ordine superiore, ad arcate tamponate, è dell’epoca di Sisto IV. Sul chiostro si affaccia un piccolo campanile romanico e si apre la quattrocentesca Sala Capitolare. Un secondo chiostro, adiacente al primo, è quattrocentesco, con un doppio ordine di pilastri.

Ma chi volesse scoprire chi era San Cosimato e magari le virtù per le quali è stato innalzato alla gloria degli altari, faticherebbe non poco e inutilmente a scartabellare i martirologi e le vite dei santi. San Cosimato, infatti, non esiste: il nome non è che la contrazione e corruzione popolare dei Santi Cosma e Damiano, cui era dedicato il monastero, chiamato anche "in mica aurea" per la presenza sul posto di sabbia fluviale, di colore giallastro.

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