Lo sport occupava un posto di rilievo
nella vita dell’antica Roma. Chi se lo poteva permettere cercava di
avere cura del proprio corpo e anche i semplici cittadini passavano
molte ore nelle terme, dove avevano la possibilità di svolgere
esercizi ginnici e, soprattutto, nuotare. Basti pensare che per
tacciare un uomo di incapacità, i nostri progenitori solevano dire
che non sapeva né leggere né nuotare.
Ai giovani vigorosi e pieni di
energie piaceva esercitarsi nel Campo Marzio e bagnarsi nel Tevere,
magari completamente nudi. Non bisogna dimenticare che il nuoto era
ritenuto utile anche per l’addestramento militare: ad esempio,
Cesare narra come in Britannia i suoi uomini si fossero dovuti
gettare dalle navi per raggiungere nuotando la riva. Appiano,
invece, riferisce di messaggeri nuotatori impiegati durante
l’assedio di Numanzia.
Come si imparava a nuotare? Anche se
dovevano esistere dei manuali – Ovidio scrive di una poesia
didattica sull’argomento – i primi insegnamenti di solito erano dati
da parenti, amici o tutori. Sappiamo da Plutarco che lo stesso
Catone insegnò ai figli a nuotare, come fece Augusto con i propri
nipoti. Attraverso le fonti iconografiche, si evince che gli antichi
praticavano lo stile libero nelle sue molte varianti, mentre i
nuotatori incapaci, a detta di Appiano, riuscivano solo nel "nuoto
del cane", ossia con i movimenti istintivi dell’animale.
Documenta Plinio che un tempo gli
atleti si nutrivano di fichi secchi per trarne le energie con cui
affrontare gli impegni sportivi, finché un allenatore, che si
chiamava Pitagora, introdusse una dieta a base di carne.
Ostia, la colonia romana alla foce
del Tevere, offre la possibilità di venire a contatto con alcune
importanti testimonianze dello stretto connubio esistente, nella
cultura romana, tra la cura della propria persona e le prestazioni
atletiche.
In alcune delle più attrezzate terme
di Ostia, come quelle Marittime, del Foro, di Nettuno, di Porta
Marina, del Nuotatore, non era solo possibile prendere bagni caldi e
freddi, ma anche fare ginnastica in un’area all’aperto appositamente
attrezzata. C’erano piste per la corsa di lunghezza regolamentare,
solitamente almeno uno stadio (177 metri), che la maggior parte
delle volte corrispondeva ad uno o più giri sotto i portici della
palestra.
I vari ambienti degli edifici termali
erano pavimentati con mosaici, nei quali ricorrono frequentemente,
oltre a scene marine e di genere, raffigurazioni di atleti che si
esercitano o che vengono premiati. Alcuni di questi erano diventati
famosi grazie alle loro prodezze e i mosaicisti non hanno trascurato
di inserirne i nomi accanto alle figure. Nelle Terme di Porta Marina
si può ancora ammirare il grande pavimento musivo dello spogliatoio,
del III secolo d.C., con atleti delle varie specialità rappresentati
attorno ad una tavola con i premi in bella mostra. Eleganti figure
di nuotatori si vedono nelle Terme dei Cisiari o in quelle del
Nuotatore. Tutta la parte occidentale delle Terme di Nettuno era
riservata ad una grande palestra, circondata su tre lati da un
porticato con colonne in marmo di Portasanta e dotata di vari
ambienti. In uno di questi sono riprodotti a mosaico quattro gruppi
di atleti, caratterizzati dal ciuffo sulla fronte. Un ambiente
absidato delle terme dei Cisiarii conserva parte del pavimento
musivo con atleti e un’iscrizione mutila in greco.
Per quanto riguarda le Terme della
Trinacria, non sembra ci fosse un vero e proprio circuito per le
corse, ma solo alcune stanze adibite alle esercitazioni ginniche.
Il caseggiato dei Lottatori in via della Fortuna, dove forse aveva
sede una corporazione di lottatori professionisti, ha il vestibolo
decorato da un mosaico quadrato delimitato da un disegno a treccia.
Vi sono raffigurati due atleti, con accanto i nomi, o le loro
abbreviazioni: Artemi e Sacal. Uno di loro sta vincendo e sovrasta
l’avversario, piegato a terra.
La Caupona di Alexander, molto simile
ad una moderna osteria, dove si potevano consumare pasti sbrigativi
e dissetarsi, è decorata con le figure di due famosi atleti
dell’epoca, due pugili pronti ad affrontarsi, Alexander ed Helix.
Il suggestivo percorso alla scoperta
dello sport nell’antica Ostia trova la sua naturale conclusione nel
Museo degli Scavi, dove sono conservate alcune sculture di argomento
agonistico. Dalle terme del Foro provengono i due giovanetti
avvinghiati nella lotta, un gruppo di età romana ispirato a celebri
composizioni di epoca ellenistica.