Uno scambio temporaneo con la statua bronzea del Camillo
L’Apollo di Mantova ospite ai Capitolini
di Antonio Venditti

Bello come un dio greco - è proprio il caso di dirlo – l’Apollo di Mantova offre le sue forme perfette all’ammirazione dei visitatori dei Musei Capitolini. Si tratta del primo appuntamento di un’iniziativa promossa dall’Assessorato capitolino alle Politiche Culturali Sovraintendenza ai Beni Culturali, dal titolo "Ospitando…", tesa a incoraggiare lo scambio temporaneo di opere d’arte tra musei. Così, a colmare il vuoto momentaneamente lasciato dalla statua marmorea nel palazzo Ducale della città dei Gonzaga, è giunto da Roma il bronzeo Camillo, richiesto per la mostra dedicata a Pier Jacopo Alari Bonacolsi, detto l’Antico, uno dei bronzisti rinascimentali protagonista del collezionismo artistico nelle corti padane.

L’Apollo, che resterà in Campidoglio, nella Sala degli Arazzi, fino al prossimo 6 gennaio, è un superbo esemplare in marmo greco databile all’epoca di Adriano (117-138 d.C.), una delle opere che meglio esemplifica la sofisticata corrente stilistica arcaizzante degli scultori classicisti della prima metà del II secolo d.C., orientata verso modelli greci del periodo severo, ma impreziosita da raffinate contaminazioni dei periodi successivi, sia classico che ellenistico. La scultura – spiega Umberto Broccoli, appena nominato Sovraintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma - era ricomparsa sulla scena del mondo moderno in quel XVIII secolo, in un’altra Europa. Un’Europa alla riscoperta della bellezza classica, pronta a cercare nella terra le tracce di altri mondi. I mondi lontanissimi del passato, rimpianto come una età dell’oro perduta definitivamente". Osservandola, prosegue, "sembra di riascoltare le discussioni dei dotti all’indomani della sua scoperta. Sembra di rileggere le opinioni dell’abate Gian Girolamo Carli nel momento in cui decide di catalogarlo con il n. 33 fra i Marmi antichi della R. Accademia di Mantova già uniti nella Galleria, ma non tutti ancora collocati ai loro siti. Perché opere del genere non rappresentano solamente il passato remoto ma anche l’interpretazione del passato remoto da parte del passato prossimo. In questo mondo sempre più veloce, fermiamoci".

Il dio è raffigurato in piedi, con la mano sinistra su un alto albero d’alloro, attorno al quale si attorciglia un serpente; sulla sommità, spicca tra le foglie un volatile di non semplice identificazione, forse un falco. In basso a destra, su un piccolo rialzo roccioso, resta solo l’attacco di un oggetto spezzato, probabilmente la faretra in origine retta dalla mano destra mediante una cinghia. Il volto, assorto e malinconico, ha un ovale allungato e labbra tumide, incorniciato da un’elaborata capigliatura, spartita al centro e arrotolata intorno a un cordone ritorto. Dietro a ogni orecchio, due lunghi boccoli scendono a toccare le spalle larghe e quadrate.

L’opera rientra in un tipo conservato in un gran numero di repliche, distribuite tra la prima età imperiale e il II sec. d.C., la più significativa delle quali è una statua di bronzo dalla Casa del Citarista di Pompei, appartenuta all’importante gens Popidia, e databile attorno al 40-30 a.C. In questo caso, però, la mano destra tiene il plettro, mentre nella sinistra ci doveva essere uno strumento musicale, purtroppo perduto, ma che da altri esemplari sappiamo essere una cetra. L’Apollo di Mantova, perciò, costituisce una variante del tipo del Citarista: gli attributi sono stati modificati ed è chiara la contaminazione con un altro tipo, sempre di Apollo, denominato Tevere/Cherchel.

L’originale alla base del tipo del Citarista è solitamente considerato una creazione classicistica della seconda metà del I secolo a.C., che rielabora spunti formali di stile severo. Il tipo ebbe un grande successo nel II secolo d.C., con la realizzazione di numerose repliche. Straordinaria è la qualità di lavorazione della statua di Mantova, paragonabile a sculture come l’Antinoo del Campidoglio. Secondo Massimiliano Papini, autore del testo dell’agile Catalogo (Palombi editori, 48 pagine, 6 euro), la "considerevole modifica delle braccia e degli attributi" forse non è un "semplice capriccio d’artista... Il dio viene raffigurato con il lauro in una veste per così dire delfica, ribadita dal serpente pitone, che pare scagliarsi contro l’uccello".

La rassegna "Ospitando …", come ha sottolineato il Direttore dei Musei Capitolini, Claudio Parisi Presicce, "ha lo scopo di integrare una sequenza definita di sculture capitoline con un tassello mancante, che espliciti meglio il nesso che intercorre tra loro, o sul piano iconografico o dal punto di vista stilistico. La nuova proposta espositiva si affianca a due precedenti rassegne". La prima era denominata "Sotto i riflettori" e con essa il museo ha offrire sotto una luce inedita e in un luogo diverso da quello in cui l’opera è esposta di consueto una delle più importanti opere della collezione conservata in Campidoglio, la Lupa Capitolina, in modo da sottoporre ai visitatori i termini del dibattito culturale scaturito dai risultati scientifici emersi nel corso dell’intervento di restauro.

La seconda iniziativa è stata "Capolavori in Comune", con lo scopo di presentare al pubblico del museo un esemplare della ritrattistica greca di epoca tolemaica (323-31 a.C.) di cui le collezioni capitoline non posseggono testimonianza, ossia la testa ellenistica in bronzo della regina egiziana Arsinoe III proveniente dalle collezioni del museo di Palazzo Te di Mantova. Anche in questo caso si è trattato di un prestito contestuale tra due capolavori delle strutture museali capitolina e mantovana, in occasione della mostra mantovana sull’arte greca in Italia, per la quale era stato richiesto lo Spinario.

"Queste iniziative di scambio culturale di opere d’arte – ha concluso Parisi Presicce - che in parte vivacizzano pro tempore le collezioni, sottendono anche alla necessità di compensare il visitatore dell’assenza provvisoria dal museo di un capolavoro molto conosciuto".

Dell’Apollo di Mantova si parlerà nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", il programma di Nuova Spazio Radio tutto dedicato alla storia, all’arte e agli aneddoti della nostra bella città, condotto da Maria Pia Partisani, in onda ogni domenica dalle 9.30 alle 10.30.

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