La Torre della Moletta
al Circo Massimo
Sulle
millenarie rovine del Circo Massimo, dalla parte del lato breve
ricurvo che guarda verso la Passeggiata Archeologica, svetta una
costruzione medioevale, la Turris in Capite Circi o Turris de Arco,
detta anche Torre della Moletta, perché sorgeva vicino a un mulino
azionato dall’acqua del Fosso di San Giovanni. Questo corso d’acqua
attraversava la valle tra Palatino e Aventino fin dai tempi più
remoti e prese vari nomi: Acqua Iulia, Acqua Circuli, Acqua Crabra,
Marrana Mariani e poi semplicemente Marrana, termine che sarebbe
passato a indicare i piccoli corsi d’acqua della campagna romana. I
Romani ne convogliarono le acque nella Cloaca Massima, il cui tratto
finale scorreva sotto la spina del circo. Sappiamo da Svetonio che
Giulio Cesare aveva organizzato nel circo, nel 46 a.C., una caccia e
una finta battaglia. In quell’occasione, per l’incolumità degli
spettatori, lungo tutto il perimetro del circo era stato scavato un
fossato, riempito con l’acqua del ruscello. In epoca medioevale
tutta l’area del circo si coprì di vigne e orti, mentre il corso
d’acqua tornava a scorrere in superficie e – come si vede ancora in
una stampa cinquecentesca del Du Perac – veniva utilizzato per
l’irrigazione.
La torre, almeno dal 1145 di proprietà dei Frangipane, è a pianta
quadrata, costruita in tufelli con intrusione di schegge di calcare,
selce e corsi irregolari di mattoni. Nella parte più alta presenta
uno sporto poggiante su archetti ciechi impostati su beccatelli. Il
tetto ha quattro falde. Secondo la tradizione, proprio in questa
torre, nel 1223, la vedova di Graziano Frangipane, Iacopa dei
Normanni, terziaria francescana, che vi abitava, avrebbe ospitato
San Francesco d'Assisi, a cui era legata da devota amicizia, durante
il suo ultimo soggiorno romano. Il Poverello di Assisi era solito
chiamare la donna "frate Iacoba", per la virilità del suo carattere,
mentre lei inviava spesso ai Santo dei mostaccioli. Alla sua
partenza, Francesco le affidò un agnellino, simbolo di mitezza e di
innocenza, che Jacopa custodì e allevò con grande amore. La nobile
veniva anche detta Jacopa dei Settesoli, dal vicino Settizionio,
sorta di fontana monumentale fatta erigere dall’imperatore Settimio
Severo e ornata dalle rappresentazioni dei sette Pianeti.
La torre non sorgeva isolata come oggi, ma era circondata da modeste
costruzioni e doveva far parte del sistema di fortificazioni della
potente famiglia dei Frangipane.
Fin dal XVI secolo doveva essere andata in rovina l’antichissima
chiesa di Santa Lucia in Septisolio, già citata dall’Anonimo
Einsidlense e nel Liber Pontificalis di Leone III (795-811).
Le casupole medioevali che sorgevano intorno alla torre, il molino e
alcune abitazioni di barboni vennero abbattuti nel 1943, quando si
pensava di ripristinare il Circo. Gli eventi bellici fecero
abbandonare l’ambizioso progetto e almeno la torre si salvò dalla
rovina. In quell’occasione era stato anche demolito il primo
gasometro di Roma, sorto sul circo e rimasto attivo fino ai primi
del Novecento. Alla metà degli anni ’50, nel corso degli scavi per
la realizzazione della linea B della Metropolitana, venne raggiunta
la falda acquifera che si riversò in superficie, formando un
laghetto di acqua pura e trasparente. Se i lavori della
Metropolitana subirono un notevole ritardo, i ragazzini della zona
ne furono deliziati, usando il laghetto come una provvidenziale
piscina.
La presenza dell’acqua sotto al Circo Massimo è ancora oggi di grave
intralcio negli scavi del monumento, soprattutto per quanto riguarda
l’area della spina e delle sue decorazioni.
Dell’argomento si parlerà a "Questa è Roma!", la trasmissione ideata
e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni domenica mattina,
dalle 9.30 alle 10.30, su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz).
di
Antonio Venditti
marzo 2008 |