Dopo
l’Unità d’Italia, divenuta Roma Capitale del Regno, numerosi furono i lavori
eseguiti nella Città Eterna per adeguarne l’aspetto al suo nuovo, prestigioso
ruolo. Man mano che si sviluppavano moderni quartieri, che si innalzavano
ministeri e abitazioni funzionali per l’aumentata popolazione, dagli scavi delle
varie fondamenta – in centro o in periferia - tornava alla luce una quantità
impressionante di vestigia del passato.
Tale opera di recupero si
protrasse quasi ininterrottamente per un cinquantennio, dalla via Labicana a
Santa Susanna, dalla via Portuense a villa Patrizi, a Monte Citorio, in via in
Arcione, alla Lungara e in altri punti della città dove si effettuavano degli
scavi. Uno di questi rinvenimenti, però, ebbe un seguito piuttosto movimentato,
con una serie di strascichi giudiziari. Nel 1909, agli Orti Sallustiani, in un
terreno di proprietà della Banca Commerciale venne scoperta un’antica statua
marmorea alta circa un metro e mezzo raffigurante una fanciulla caduta sul
ginocchio sinistro, con il torso inarcato e le braccia portate dietro alle
spalle nel tentativo di togliere una freccia conficcata tra le scapole: fu
subito riconosciuta come una Niobide, ossia una figlia di Niobe, personaggio
mitologico punito della sua superbia da Apollo e Diana, che le uccisero con i
loro dardi i figli e le figlie.
L’esemplare degli Orti Sallustiani
ha la testa rovesciata all’indietro, con gli occhi spalancati rivolti verso
l’alto e la bocca dischiusa ad emettere un gemito di stupore e sofferenza. I
capelli sono divisi in due bande da una scriminatura centrale e trattenuti da
una fascia. Si tratta sicuramente di un originale greco databile alla metà del V
secolo a. C., precedente quindi alle sculture fidiache del Partenone,
particolari che ne fanno un’opera di estrema importanza. Il sindaco di Roma,
Ernesto Nathan, manifestò la sua ferma volontà che l’opera rimanesse nel
patrimonio archeologico di Roma, sostenuta da analoghe raccomandazioni espresse
al Consiglio Comunale dall’on. Mazza. Ciononostante, la statua fu fatta partire
alla volta di Milano, accompagnata dal senatore architetto Luca Beltrami, per
essere collocata nel palazzo della Banca Commerciale che si stava costruendo nel
capoluogo lombardo.
A questo punto l’operaio Francesco
Di Carlo, autore materiale del rinvenimento, ritenendosi il legale proprietario,
non esitò a denunciare la Banca per appropriazione indebita. Tale azione ebbe
come conseguenza il sequestro giudiziario della statua. Sequestratario fu
nominato il Sindaco di Roma, incaricato di conservare la Niobide nel luogo che
avesse ritenuto più opportuno.
Il provvedimento fu intimato a
Milano il 30 gennaio 1910, suscitando le vive proteste dei rappresentanti della
Banca Commerciale. Quella stessa sera Nathan partì da Roma per raggiungere
Milano, dove l’Associazione dei Giornalisti lombardi aveva convocato nella sua
sede politici e intellettuali, senatori, deputati, critici, artisti,
rappresentanti delle associazioni culturali, per discutere sulla questione. In
tale riunione fu votato un ordine del giorno in cui veniva espressa deplorazione
per lo svolgimento di un’azione giudiziaria che aveva sollecitato provvedimenti
di ingiuriosa diffidenza contro una città in possesso di una coscienza
artistica, dove c’erano uomini che potevano garantire la tutela della statua non
meno di Roma.
Nathan, accompagnato dal
Consigliere Comunale Podrecca e dall’avvocato Pacelli, consulente legale del
Comune, giunse a Milano la mattina del 31. Nei colloqui che ebbe con il sindaco
della città, Gabba, e con il Prefetto, manifestò la sua irremovibile volontà di
far tornare a Roma la Niobide, che intanto era stata depositata, in via
provvisoria, nel Castello Sforzesco.
La mattina seguente, quando
avrebbe dovuto aver luogo il sequestro della scultura, fu inscenata una
manifestazione contro i rappresentanti della Capitale. L’avvocato erariale si
oppose alla rimozione dell’opera d’arte e Nathan, appena giunto al Castello, fu
circondato dalla folla, che lo accolse con schiamazzi ed urla e lo colpì persino
con alcune palle di neve.
La situazione non migliorò con
l’arrivo del sindaco di Milano e del suo assessore Morpurgo. Le due parti
contendenti si abbandonarono a una vivace discussione e poi decisero di
rimandare ogni cosa al pomeriggio. Nemmeno dopo pranzo gli animi si calmarono:
il sindaco di Milano dichiarò di non voler consegnare le chiavi del luogo ove la
statua era custodita, dal momento che, nella sua veste di Sindaco, non aveva
ricevuto alcuna notifica legale di atti giudiziari.
Dal suo canto, la Banca
Commerciale aveva chiesto che fosse dichiarata la nullità degli atti di
sequestro per illegalità di procedura. Il tribunale di Milano, considerando che
l’opera era ben tutelata, aveva disposto che il sindaco di Roma, pur mantenendo
la qualità di sequestratario della scultura, non potesse rimuoverla dal Castello
Sforzesco. Allora Nathan fece notificare alla Banca Commerciale un’intimazione
del Comune di Roma, che chiedeva al tribunale di riconoscere la proprietà della
statua in suo favore e ne ordinava la restituzione. Le chiavi dell’ambiente in
cui era conservata la Niobide non furono consegnate, cosicché il giorno seguente
fu fatta saltare la serratura e l’ufficiale giudiziario pronunciò la formula del
sequestro.
Depositario della statua fu
nominato il signor Smith, custode dei Musei Capitolini.
Nella seduta del Consiglio
Comunale di Roma del 4 febbraio 1910 Nathan riferì l’esito del suo viaggio e
chiese e ottenne con unanimità di voti l’autorizzazione a intentare giudizio
contro la Banca Commerciale.
Il 28 febbraio il sequestro fu
convalidato dal tribunale di Roma, che l’8 aprile, su istanza di Nathan, nominò
custode della statua il commendatore Camillo Boito, residente a Milano, che dal
primo luglio la trasferì in una sala dell’Accademia di Brera.
Ancora qualche dibattito
giudiziario e poi la Niobide sarebbe tornata definitivamente a Roma, dove
costituisce ancora uno dei pezzi più belli del Museo Nazionale Romano,
attualmente nella sede di Palazzo Massimo.
Dell’argomento si parlerà nel
corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e
condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni domenica dalle 9.30 alle 10.30 su
Nuova Spazio Radio (88.150 Mhz).