Sulla
piazza davanti alla facciata di Santa Maria Maggiore si eleva una colossale
colonna corinzia scanalata di marmo porino, alta 14 metri e trenta centimetri,
fatta qui innalzare nel 1614 dal pontefice Paolo V Borghese (1605-1621), in
contrapposizione all’obelisco sistino che Domenico Fontana aveva posto all’altro
capo di via Merulana.
Della erezione della colonna fu
incaricato Carlo Maderno, che la collocò su una elegante base in marmo e
travertino, con la parte superiore ornata agli angoli da aquile e draghi alati
in bronzo, in riferimento allo stemma dei Borghese. A quanto sembra, la delicata
operazione sarebbe stata portata a termine in breve tempo e senza incidenti, se
si eccettua la caduta da un’impalcatura, peraltro senza conseguenze, di una
guardia svizzera. Il Pontefice, contento dell’efficienza con cui erano stati
portati a termine i lavori, elargì forti somme di denaro a tutti gli operai che
vi avevano partecipato. Sempre Paolo V fece collocare alla sommità della colonna
una statua bronzea della Vergine con il Bambino di Guillaume Berthélot, fusa da
Orazio Censore.
La colonna viene detta "della
Pace", perché è l’unica rimasta integra delle otto che sorreggevano l’enorme
volta centrale della Basilica di Massenzio, chiamata nel Medioevo, per
l’appunto, Tempio della Pace e legata a una curiosa leggenda: secondo una
profezia, questo Tempio pagano sarebbe crollato se una vergine avesse partorito,
così alla nascita di Gesù sarebbe venuto giù con grande fragore e ancora oggi,
ogni notte di Natale se ne stacca qualche pezzo. Peccato però, che la leggenda
sia del tutto anacronistica, visto che la Basilica di Massenzio fu costruita più
di tre secoli dopo la venuta del Salvatore!
La Colonna piacque molto a Charles
De Brosses, che soggiornò a Roma nel 1739 e la definì "la più bella cosa che,
nell’architettura, esista in tutto l’Universo; essa mi dà alla vista
altrettanto, e forse ancora maggior piacere, di qualsiasi altro edificio
completo, antico e moderno, fornendomi l’idea del più alto grado di perfezione a
cui l’arte sia mai arrivata". Il De Brosses riferisce anche di un fulmine caduto
15 giorni prima sulla colonna, che aveva "infranto di netto un angolo del
capitello a foglia d’acanto".
Anche la graziosa fontana in
travertino alimentata dall’Acquedotto Felice e addossata al basamento è di Carlo
Maderno, che la realizzò nel 1615 con la collaborazione di Giuseppe de’ Vecchi.