Ai Musei Capitolini gli sventramenti del regime raccontati da 140 opere

Demolizioni e scavi ai Fori Imperiali

di Antonio Vendtti

Alla metà degli anni ’20 del Novecento iniziava l’apertura di via dell’Impero, che avrebbe portato alla distruzione del fitto tessuto edilizio che si estendeva da piazza Venezia al Colosseo, riportando alla luce le antiche vestigia, ma che al tempo stesso avrebbe di fatto diviso in due i Fori Imperiali, obliterando secoli di storia.

Ora quelle trasformazioni del tessuto urbano di Roma sono oggetto di una mostra, non solo documentaria, dal titolo "L’invenzione dei Fori Imperiali. Demolizioni e scavi: 1924-1940", ospitata dai Musei Capitolini fino al prossimo 23 novembre e promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma - Sovraintendenza ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.

L’esposizione, curata da Rossella Leone, Anita Margiotta, Claudio Parisi Presicce e Maria Elisa Tittoni, si avvale di 140 opere, tra foto, dipinti, affreschi e sculture antiche, provenienti dal Museo di Roma e dall’Archivio Fotografico Comunale, dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna e dai Musei Capitolini: una ricca selezione per documentare il fervido lavoro del piccone nella vasta area del Foro di Augusto, Foro e Mercati di Traiano, Foro di Cesare e Foro di Nerva, il cui recupero e ripristino scenografico erano stati realizzati per rafforzare l’ideale continuità storica della Roma fascista con l’epoca imperiale.

Il percorso si svolge tra 37 disegni e dipinti di autori come Michele Cascella, Maria Barosso, Lucia Hoffmann, Giulio Farnese e Pio Bottoni, commissionati in quegli stessi anni per documentare gli interventi urbani e acquisita nelle collezioni del Museo di Roma inaugurato nel 1930.

In esposizione anche una veduta di Mario Mafai, Foro di Traiano, del 1930, splendida testimonianza della riflessione degli artisti della Scuola Romana sulle trasformazioni del secolare paesaggio urbano.

Naturalmente la parte del leone spetta alle fotografie - 64, scelte in una rosa di oltre 7.000 – la cui realizzazione era stata affidata durante le demolizioni dagli Uffici del Governatorato di Roma a professionisti romani: rievocano il ritmo intenso e veloce con cui procedettero gli abbattimenti all’interno del clima culturale dell’epoca, in bilico tra il desiderio di avanzare con i lavori e quello di ricordare e testimoniare il processo di distruzione. "La documentazione - scrive Maria Elisa Tittoni, sovraintendente ai Beni culturali ad interim – seguì con puntualità il rapido e non sempre sistematico evolversi dei lavori di sventramento e degli scavi costituendo un patrimonio di immagini di preziose e svariate valenze registrando, al di là dell’evidenza delle trasformazioni urbane, una serie di dettagli che compongono uno scenario articolato della conduzione dei lavori e del loro riflettersi nella cultura del tempo".

Completano la mostra 30 reperti di epoca romana e 5 frammenti pittorici e scultorei cinque e seicenteschi, a testimonianza degli innumerevoli ritrovamenti avvenuti.

"Di tutti i marmi rinvenuti in questi anni, insieme alla documentazione fotografica preservata – spiega Claudio Parisi Presicce, Dirigente dei Musei Archeologici e d’Arte Antica - è stata selezionata un’esemplificazione di 14 opere conservate attualmente nei Musei Capitolini, tutte inedite, individuate più che per presentare risultati di studio – che sono ancora in corso – per dare un’idea esplicita di quali potenzialità offrano i magazzini museali se si fanno dialogare gli oggetti stessi e la documentazione realizzata al momento dei ritrovamenti. La loro provenienza, puntualmente documentata nelle schede d’archivio, è stata confermata e chiarificata proprio dalle riprese fotografiche realizzate durante lo scavo. Alle opere inedite prescelte, provenienti da tutti e quattro i Fori Imperiali, sono stati affiancati i resti di una parte dei frammenti marmorei rinvenuti nel 1937 pertinenti a un grande rilievo storico tardo-domizianeo o traianeo del Foro di Cesare, già pubblicati da Degrassi nel 1939 e rimasti a lungo dimenticati, anche nella bibliografia critica con l’eccezione di G. Koeppel. Accanto a essi viene esposta per la prima volta una pregevole testa elmata a tutto tondo, la cui decorazione a girali indica l’appartenenza a un’opera della prima fase dell’impianto forense e databile in età protoaugustea".

La mostra ricorda anche uno degli episodi più curiosi avvenuti nel corso dei lavori: il 22 febbraio del 1933, durante la demolizione del caseggiato al civico 101 di via Alessandrina, un manovale fece cadere a terra una lastra di ferro coperta da una doppia fila di mattoni e rimase a bocca aperta nel veder uscire dall’apertura nel muro una cascata di monete d’oro e di gioielli: 2529 monete d’oro antiche, medioevali, moderne e ottocentesche, 81 tra oggetti di oreficeria e gemme, molte delle quali in seguito riconosciute provenire da una delle raccolte di glittica più preziose del XVII secolo, la Collezione Boncompagni Ludovisi, di cui si era persa ogni traccia.

Si trattava del "tesoro" di un intraprendente antiquario romano, Francesco Martinetti, che aveva vissuto in quell’appartamento dal 1865 fino alla sua morte, avvenuta nel 1895. La notizia aveva fatto scalpore e i giornali dell’epoca l’avevano riportata con dovizia di particolari. L’evento fu amplificato da una straordinaria vincita al lotto di oltre un milione di lire. In molti, nei quartieri più popolosi della città, avevano puntato sul 74, per la Smorfia le "monete", sul 62, gli "anelli d’oro", sul 24, il "muratore", ed erano stati premiati da un bel terno secco sulla ruota di Roma.

Otto anni più tardi la raccolta entrava a far parte delle collezioni del Medagliere Capitolino, appena risolte le lunghe controversie legali sorte tra gli eredi del Martinetti, il Governatorato di Roma proprietario dello stabile espropriato e gli operai scopritori. La raccolta consisteva per un verso dal denaro accumulato dal Martinetti con la vendita di reperti antichi e dall’altro da materiale d’antiquariato, una sorta di "riserva" a cui il commerciante poteva di volta in volta attingere, a seconda delle necessità.

Oltre al catalogo della mostra (Palombi Editori, 40 pagine, 9 euro) è stato pubblicato il corpus completo della campagna fotografica dell’epoca: "Fori Imperiali Demolizioni e scavi. Fotografie 1924 1940", Milano Electa 2007.

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