Alla
metà degli anni ’20 del Novecento iniziava l’apertura di via dell’Impero, che
avrebbe portato alla distruzione del fitto tessuto edilizio che si estendeva da
piazza Venezia al Colosseo, riportando alla luce le antiche vestigia, ma che al
tempo stesso avrebbe di fatto diviso in due i Fori Imperiali, obliterando secoli
di storia.
Ora
quelle trasformazioni del tessuto urbano di Roma sono oggetto di una mostra, non
solo documentaria, dal titolo "L’invenzione dei Fori Imperiali. Demolizioni e
scavi: 1924-1940", ospitata dai Musei Capitolini fino al prossimo 23 novembre e
promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma -
Sovraintendenza ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto
Cultura.
L’esposizione, curata da Rossella Leone, Anita Margiotta, Claudio Parisi
Presicce e Maria Elisa Tittoni, si avvale di 140 opere, tra foto, dipinti,
affreschi e sculture antiche, provenienti dal Museo di Roma e dall’Archivio
Fotografico Comunale, dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna e dai Musei
Capitolini: una ricca selezione per documentare il fervido lavoro del piccone
nella vasta area del Foro di Augusto, Foro e Mercati di Traiano, Foro di Cesare
e Foro di Nerva, il cui recupero e ripristino scenografico erano stati
realizzati per rafforzare l’ideale continuità storica della Roma fascista con
l’epoca imperiale.
Il
percorso si svolge tra 37 disegni e dipinti di autori come Michele Cascella,
Maria Barosso, Lucia Hoffmann, Giulio Farnese e Pio Bottoni, commissionati in
quegli stessi anni per documentare gli interventi urbani e acquisita nelle
collezioni del Museo di Roma inaugurato nel 1930.
In
esposizione anche una veduta di Mario Mafai, Foro di Traiano, del 1930,
splendida testimonianza della riflessione degli artisti della Scuola Romana
sulle trasformazioni del secolare paesaggio urbano.
Naturalmente
la parte del leone spetta alle fotografie - 64, scelte in una rosa di oltre
7.000 – la cui realizzazione era stata affidata durante le demolizioni dagli
Uffici del Governatorato di Roma a professionisti romani: rievocano il ritmo
intenso e veloce con cui procedettero gli abbattimenti all’interno del clima
culturale dell’epoca, in bilico tra il desiderio di avanzare con i lavori e
quello di ricordare e testimoniare il processo di distruzione. "La
documentazione - scrive Maria Elisa Tittoni, sovraintendente ai Beni culturali
ad interim – seguì con puntualità il rapido e non sempre sistematico evolversi
dei lavori di sventramento e degli scavi costituendo un patrimonio di immagini
di preziose e svariate valenze registrando, al di là dell’evidenza delle
trasformazioni urbane, una serie di dettagli che compongono uno scenario
articolato della conduzione dei lavori e del loro riflettersi nella cultura del
tempo".
Completano la mostra 30 reperti di epoca romana e 5 frammenti pittorici e
scultorei cinque e seicenteschi, a testimonianza degli innumerevoli ritrovamenti
avvenuti.
"Di
tutti i marmi rinvenuti in questi anni, insieme alla documentazione fotografica
preservata – spiega Claudio Parisi Presicce, Dirigente dei Musei Archeologici e
d’Arte Antica - è stata selezionata un’esemplificazione di 14 opere conservate
attualmente nei Musei Capitolini, tutte inedite, individuate più che per
presentare risultati di studio – che sono ancora in corso – per dare un’idea
esplicita di quali potenzialità offrano i magazzini museali se si fanno
dialogare gli oggetti stessi e la documentazione realizzata al momento dei
ritrovamenti. La loro provenienza, puntualmente documentata nelle schede
d’archivio, è stata confermata e chiarificata proprio dalle riprese fotografiche
realizzate durante lo scavo. Alle opere inedite prescelte, provenienti da tutti
e quattro i Fori Imperiali, sono stati affiancati i resti di una parte dei
frammenti marmorei rinvenuti nel 1937 pertinenti a un grande rilievo storico
tardo-domizianeo o traianeo del Foro di Cesare, già pubblicati da Degrassi nel
1939 e rimasti a lungo dimenticati, anche nella bibliografia critica con
l’eccezione di G. Koeppel. Accanto a essi viene esposta per la prima volta una
pregevole testa elmata a tutto tondo, la cui decorazione a girali indica
l’appartenenza a un’opera della prima fase dell’impianto forense e databile in
età protoaugustea".
La
mostra ricorda anche uno degli episodi più curiosi avvenuti nel corso dei
lavori: il 22 febbraio del 1933, durante la demolizione del caseggiato al civico
101 di via Alessandrina, un manovale fece cadere a terra una lastra di ferro
coperta da una doppia fila di mattoni e rimase a bocca aperta nel veder uscire
dall’apertura nel muro una cascata di monete d’oro e di gioielli: 2529 monete
d’oro antiche, medioevali, moderne e ottocentesche, 81 tra oggetti di oreficeria
e gemme, molte delle quali in seguito riconosciute provenire da una delle
raccolte di glittica più preziose del XVII secolo, la Collezione Boncompagni
Ludovisi, di cui si era persa ogni traccia.
Si
trattava del "tesoro" di un intraprendente antiquario romano, Francesco
Martinetti, che aveva vissuto in quell’appartamento dal 1865 fino alla sua
morte, avvenuta nel 1895. La notizia aveva fatto scalpore e i giornali
dell’epoca l’avevano riportata con dovizia di particolari. L’evento fu
amplificato da una straordinaria vincita al lotto di oltre un milione di lire.
In molti, nei quartieri più popolosi della città, avevano puntato sul 74, per la
Smorfia le "monete", sul 62, gli "anelli d’oro", sul 24, il "muratore", ed erano
stati premiati da un bel terno secco sulla ruota di Roma.
Otto anni
più tardi la raccolta entrava a far parte delle collezioni del Medagliere
Capitolino, appena risolte le lunghe controversie legali sorte tra gli eredi del
Martinetti, il Governatorato di Roma proprietario dello stabile espropriato e
gli operai scopritori. La raccolta consisteva per un verso dal denaro accumulato
dal Martinetti con la vendita di reperti antichi e dall’altro da materiale
d’antiquariato, una sorta di "riserva" a cui il commerciante poteva di volta in
volta attingere, a seconda delle necessità.
Oltre al
catalogo della mostra (Palombi Editori, 40 pagine, 9 euro) è stato pubblicato il
corpus completo della campagna fotografica dell’epoca: "Fori Imperiali
Demolizioni e scavi. Fotografie 1924 1940", Milano Electa 2007.