La pittura di Walter Lazzaro celebrata a venti anni dalla scomparsa

"Trascolorare": il cielo in una tela

di Annalisa Venditti

 

A venti anni dalla morte del pittore romano Walter Lazzaro (Roma 1914 – Milano 1989), la Galleria Lazzaro by Corsi di Milano ha inaugurato con la mostra "Trascolorare" un ciclo di eventi espositivi dedicati all’opera del Maestro.

La natura è una presenza costante nelle tele di Lazzaro, una "compagna" composta e silenziosa che guida l’artista nelle sue peregrinazioni all’interno del mondo della forma e del colore. Come in un’elegia sommessa, fatta di percezioni e assonanze emotive, Lazzaro invitava lo spettatore, sin dalle sue prime opere, a una contemplazione commossa e austera del creato. La luce si insinua nei prati di Villa Borghese, nelle rovine di una Roma moderna che conserva la sua anima antica, oppure si "gela" d’improvviso di fronte a un’inaspettata nevicata su via dell’Impero. Come irrorato di luce il colore trionfa poi, nella produzione successiva alla seconda guerra mondiale, sulle spiagge desolate in cui la presenza umana si demanda alle sagome di barche, ombrelloni e capanni. Sabbia e cielo, materialmente divisi dal mare, ma uniti dal tratto del Maestro, raccontano la ricerca e il viaggio, il mistero che innalza l’uomo fino a Dio, il suo essere una particella di un immenso cosmo, il "relitto" di una maestosa creazione.

Il cielo, con le sue infinite possibilità cromatiche, è lo specchio fedele in cui questo iter artistico si riflette e si racconta. Non solo scenario di pura ambientazione o elemento imprescindibile è dunque il cielo lazzariano, ma parte integrante di un componimento che ricerca nell’armonia l’equilibrio dell’universo.

La consistenza metafisica di questo discorso diviene chiaro manifesto poetico nelle "Marine", dove la volta che tutto sovrasta si accende di bagliori, si scioglie in un velo turchino, violaceo, oppure arancione, rosa, persino rosso. La tavolozza insegue un sogno ad occhi aperti, un orizzonte di pace sconfinata dove il silenzio si fa, nell’ossimoro dell’arte, eloquente. E’ qui che si pronuncia l’immobile divenire della vita. E’ qui, nella zona franca tra il reale e l’immaginario, che si concretizza il punto di osservazione privilegiato dell’artista. Lazzaro accompagna l’anima di chi guarda le sue "Marine" sul punto estremo di un precipizio: è il coraggio dell’ultimo slancio che potrebbe immettere l’osservatore nel bel mezzo di un’inaspettata scoperta. Come nella lirica "I limoni" di Eugenio Montale: "vedi, in questi silenzi in cui le cose / s'abbandonano e sembrano vicine/ a tradire il loro ultimo segreto, / talora ci si aspetta/ di scoprire uno sbaglio di Natura/ il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,/ il filo da disbrogliare che finalmente ci metta/ nel mezzo di una verità". Sono appunto quei silenzi "in cui si vede in ogni ombra umana che si allontana qualche disturbata Divinità" ad affascinare il pittore. Tutto è inevitabilmente destinato a scorrere come in una "Libecciata" sulla spiaggia (olio su masonite, 1982) o come nel volo libero dei "Gabbiani" (olio su cartone, 1988), ma l’uomo-artista si ferma a contemplare l’infinito dei suoi giorni in un muto colloquio tra se stesso e il mare ( "Io e il mare", olio su cartone telato, 1978).

Nella serie delle "barche rosse" l’atmosfera che circonda la spiaggia sprofonda in un suggestivo contrasto cromatico tra il nero e il rubino, tra l’irruenza del cielo nella composizione e la pacata, immobile presenza della piccola nave. C’è un’attesa sottile che corre lungo le linee tratteggiate dal colore, un’inspiegabile domanda che si ripete e non trova risposta. La "barca rossa" racchiude un segreto privato, non condivisibile, diverso per ogni spettatore, perché unico e irripetibile.

"Trascolorare è il titolo della prima mostra del lungo anno lazzariano che si concluderà nel 2009 – spiega il critico Felice Buonalumi – e non c’è dubbio che aver scelto il cielo come tema pittorico è un atto di coraggio".

"Il cielo, che dello sfondo è co-protagonista insieme al mare e alla terra – sottolinea Buonalumi – diventa ancora più importante rispetto alle opere del periodo prebellico e risponde a due esigenze: da un lato rimane il dato naturalistico per cui si ha la sua immediata riconoscibilità e dall’altro tende ad una uniformità, mai totalmente raggiunta, con gli altri due elementi degli sfondi, il mare e la terra".

L’unione degli elementi è ben sintetizzata in una delle tele presente nella recente mostra milanese. Sdraiato su un telo di sabbia sottile e grigia, più simile all’acqua che alla terra, Lazzaro pone un sensuale nudo femminile dall’irriconoscibile bellezza ("Donna e mare - Tramonto", olio su cartone, 1970). L’enigma è nell’assenza del volto, nell’assoluta idealizzazione delle forme. Il corpo, sinuoso e appena accennato, sembra appunto nascere dall’unione del cielo con la terra, dalla fusione di colore che il loro incontro ha per un istante generato. E rimane così all’orizzonte, questo corpo di sirena, come una nuova linea di confine, come uno spartiacque tra la realtà e il mondo immaginario. La donna, raffigurata come una sorta di manichino che sta per animarsi, è una creatura del mondo che con il mondo si fonde, annunciando, nel movimento appena accennato del ventre, il fertile mistero della nascita. A chiusura di questo percorso è naturalmente posto l’ultimo quadro del Maestro, uno sguardo su Milano (olio su cartone, 1984-1989) in cui il Duomo, sagoma grigia in fondo alla tela, sprofonda nell’insorgenza di un’atmosfera rosata, che ricorda la nebbia della città o la fine, chissà, di una giornata uggiosa.

Il catalogo della mostra "Trascolorare", a cura della dott.ssa Wanna Allievi, con testo critico del prof. Felice Buonalumi (77 pagine, 41 tavole a colori) è acquistabile presso la Galleria Lazzaro by Corsi di Milano (via Broletto, 39 – tel. 02/8052021 – e-mail: lazzarocorsi@tin.it) dove sono esposte in permanenza le opere del Maestro.

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