Un
itinerario lirico di profonda e intensa riflessione |
Poesie di Natale di Pino Ruffo |
di
Annalisa Venditti |
In
occasione del suo novantesimo compleanno, il poeta e scrittore Pino
Ruffo ha donato agli amici e agli affezionati lettori una pregevole
edizione delle sue "Poesie per il Natale" (Gutenberg, euro
14.50), un viaggio lirico in cui la riflessione intorno al mistero
della nascita divina si fa umanissimo percorso di crescita e
profonda esplorazione di sé. Nato a Verona, dove vive e continua a
lavorare, Pino Ruffo ha collaborato negli anni, prima con Luigi
Berti, poi con Giorgio Luti, alla rivista internazionale di
letteratura "Inventario" dove è stato capo redattore. La sua
opera è stata apprezzata, tra gli altri, da Salvatore Quasimodo, che
pubblicò suoi componimenti nella "Poesia italiana del dopoguerra"
e da Alfonso Gatto. "La poesia lirica per me – ha
spiegato Pino Ruffo – è un cammino personale verso la conoscenza
e la perfezione, che si ottengono nel confronto con la natura, il
trascorrere del tempo e l’alternarsi delle stagioni". Così nei
versi dedicati al Natale, inquietudine e speranza si mescolano nel
"mare inquinato della vita", mentre la volontà si fa ardita e
vorrebbe "lanciare un boomerang alla luna e alle stelle per
carpirne un po’ di polvere d’argento". Il poeta abbandona il
chiassoso vociare cittadino e attende il Natale "attorno al
camino di pietra antica", lontano dalla pianura "dove il
frastuono sovrasta la preghiera e neri fumi dissolvono gli incensi".
Al calore di un fuoco che attizza "fervidi pensieri" si
accende la dimensione amicale e fraterna del suo invito di oraziana
memoria. Il "falò di Natale", nell’immediatezza dell’inverno,
si ricollega al recente passato e profuma (e i versi hanno la
capacità di farlo sentire a chi legge) della lavanda raccolta nei
mesi caldi, forte e indelebile ricordo della trascorsa estate. Ma è
di fronte all’abete della festa che il pensiero torna all’infanzia,
a "l’età felice" di cui restano soltanto "fantasmi di
bambole, tamburi dalla pelle crepata, palle sgonfie avvolte nella
polvere dei solai". Il poeta si interroga su quel passato ormai
irraggiungibile e arriva, coraggioso, alla somma delle conclusioni:
"ogni notte ha le sue stelle, ogni mattino le sue campane".
Ruffo si avvicina al mistero del concepimento divino con la
delicatezza che alberga in pochi animi e con parole di pacata e
smisurata bellezza parla al mondo, sempre più distratto, di un "Dio
che si nasconde in galassie impenetrabili di là dal sole attorno al
quale missili e astronavi vagano quali moscerini e falene alla
lampada". In questa sconfinata dimensione esistenziale si
racchiude l’essenza del viaggio poetico: lo sguardo di un uomo che
dalla piccola terra mira, esterrefatto, il miracolo sovrastante del
cielo. |
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