Le opere di Scipione,
al secolo Gino Bonichi, artista inquietante e innovativo degli anni
’20 e dei primi anni ’30, a più di mezzo secolo dall’ultima
personale, sono finalmente in mostra al Casino dei Principi di Villa
Torlonia fino al 6 gennaio 2008. L’esposizione "Scipione 1904 –
1933" è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali del
Comune di Roma e dalla Provincia di Roma, per iniziativa
dell’Archivio della Scuola Romana.
Scipione fu tra i
protagonisti della Scuola di Via Cavour, insieme a Mario Mafai,
Antonietta Raphaël e Renato Marino Mazzacurati. La sua vita breve e
intensa fu segnata dalla malattia, dalla forza vitale e dal
desiderio di continuare a dipingere, che ha lasciato una traccia
profonda nella cultura figurativa italiana ed europea. Il suo segno
estremamente moderno e fantastico, innestato nella conoscenza della
pittura antica, va da una interpretazione suggestiva e ‘carnale’ dei
simboli della Roma barocca, agli emozionanti ritratti, al lirismo di
certe immagini, ai fiammeggianti tratti di alcuni dipinti.
Dall’Autoritratto del
1928, dove sono già evidenti i segni della malattia, al Ritratto di
Ungaretti (1931) fino al delicatissimo Ritratto di ragazza (1930),
sembra emergere una continua tensione, una ricerca di modi sempre
nuovi di esprimersi.
Pittore fortemente
antiaccademico, ha interpretato Roma nei suoi luoghi più
emblematici: la Chiesa, la religiosità, la decadenza. Ma Scipione
ritrae soprattutto i rappresentanti di quel potere che domina
nell’animo stesso della città: il Principe Cattolico, il Cardinal
Decano, quest’ultimo dipinto e disegnato ossessivamente fin sul
letto di morte.
Ritroviamo in questa
esposizione romana anche dipinti fortemente simbolici, che hanno
fatto parlare di espressionismo nei tratti e nelle materie, come le
immagini deformate e inquietanti di Uomini che si voltano (1930) e
di Caino e Abele (1932).
In mostra anche
un’opera bellissima, raramente esposta, Il risveglio della bionda
sirena (1929), che unisce alla ricchezza della materia pittorica
un’allegoria di motivi e di simboli ricchi di sensualità.
E’ sorprendente, anche
alla luce del forte legame di Scipione con la città, che sia stato
per tanto tempo ignorato dalle esposizioni romane. Questa mostra ha
quindi una eccezionale importanza, sia per la scelta delle opere,
sia per aver riportato alla luce uno dei più complessi e originali
protagonisti della cultura europea tra le due guerre, attraverso
dipinti, disegni, documenti e un filmato appositamente realizzato
che testimonia la poetica dell’artista.
La Mostra è curata da
Netta Vespignani e Claudia Terenzi. Il Catalogo, di Palombi Editori,
si avvale dei testi di Paolo Baldacci e Claudia Terenzi.