Tutti i trucchi delle donne etrusche

Colte ed emancipate, usavano unguenti, profumi e ombretti

di Annalisa Venditti

 

 

Colte ed emancipate, la donne etrusche amavano curare il proprio aspetto. Le armi della seduzione femminile erano unguenti, profumi, matite per gli occhi. Come per le contemporanee donne greche, gli ombretti erano polveri colorate o sostanze grasse cui venivano aggiunti coloranti minerali o vegetali. Sembra che i colori più ricercati fossero il rosa cenere di petali di rosa e il giallo zafferano. Il rosso acceso sulle labbra della danzatrice della Tomba dei Giocolieri di Tarquinia si otteneva con la terra detta "milton". Molto usata era la polvere di malachite per il trucco degli occhi, distribuita senza parsimonia sulle palpebre, per dar loro un bel verde intenso e rendere lo sguardo intrigante.

In una tomba presso Orvieto sono stati rinvenuti due balsamari di cui è stato possibile analizzare il contenuto: in uno c’era una sorta di fondotinta da stendere sul viso, composto da argilla, terra d'ocra e talco per ottenere un effetto luminescente, il tutto ben amalgamato con una piccola quantità di grasso animale. Nell’altro c’era invece del nero fumo preparato con carbone d'ossa, usato per sottolineare ciglia e sopracciglia.

Gli etruschi furono i più grandi importatori di essenze e profumi. Già dal VII secolo a.C. i più ricercati erano quelli citati nel Cantico dei cantici di Salomone: cipro, nardo, zafferano, cannella, cinnamomo, mirra e aloe, cui si aggiunsero hennè, behen e incenso. Dal V sec. a.C. fecero il loro ingresso sandalo, noce, moscata, benzoino e costus. I profumi di origine animale, come il castoro, il muschio e lo zibetto, venivano adoperati anche come afrodisiaci. Quando i marinai della flotta di Alessandro Magno, nel IV secolo a.C., scoprirono e diffusero in tutti i paesi del Mediterraneo l’ambra grigia, questa divenne l’essenza più ricercata, ma anche la più cara. Gli etruschi, però, apprezzavano pure profumi più a buon mercato, come la ginestra, il pino e il mirto.

I capelli, acconciati secondo la moda del periodo, potevano essere tinti. Per scurire le chiome ingrigite dall’età si usavano composti di iperico, salvia, capelvenere e lenticchie. Per schiarirle, feccia di aceto con olio di lentisco e succo di mela cotogna e ligustro.

I belletti erano riposti nelle grandi ciste di forma cilindrica, i beauty case etruschi che facevano impazzire tutte le donne dell’antichità e avevano il loro principale centro di produzione e di esportazione a Praeneste (Palestrina).

L’argomento verrà approfondito nell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni sabato mattina dalle ore 11 alle 12 su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz).

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