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La cappella della Madonna del Buon Consiglio a Tor de’ Conti

Un gioiello di fede brilla nel rione Monti

di Antonio Venditti

La Suburra fin dall’antichità, soprattutto nella parte al di là dell’attuale via Cavour, è stato uno dei quartieri più popolari e malfamati di Roma, abitato e frequentato da piccoli commercianti, prostitute e gente di malaffare, che spesso sceglievano luoghi poco illuminati e frequentati per consumare rapine, prepotenze, vendette personali. Per questo motivo nel 1834 la famiglia Sturbinetti, proprietaria di case nella zona, ottenne dal "Maestro delle Strade" che un vicolo cieco, angusto e malsicuro specialmente di notte - all’inizio di via Tor de’ Conti, quasi davanti all’Arco dei Pantani - venisse chiuso per essere poi parzialmente utilizzato per la costruzione di una piccola cappella dedicata alla Madonna del Buon Consiglio. Una richiesta dettata anche da un atto di fede verso la Vergine, ma dovuta essenzialmente a motivi di sicurezza, dal momento che la viuzza — tra via Tor de’ Conti e la scomparsa via degli Ibernesi - si inseriva negli edifici degli Sturbinetti ed era luogo di furti e "atti scandalosi". Molto diffusa era nel Rione Monti la devozione per la Madonna del Buon Consiglio, ricollegabile all’evento prodigioso avvenuto a Genazzano il 25 aprile 1467, quando sulla parete di una chiesa in costruzione apparve l’immagine della Vergine col Bambino. Nella zona della Suburra era già stata edificata una chiesa, oggi sconsacrata, inizialmente chiamata di San Pantaleo, che dal 1746 prese la nuova denominazione perché vi era stata collocata la riproduzione della miracolosa immagine.

La cappella, ai piedi della salita del Grillo, in prossimità del civico 1, ottenne nello stesso anno della sua costruzione, con decreto dell’11 giugno di Gregorio XVI, l’indulgenza di 200 giorni per i fedeli che si fossero fermati a pregare, come ricorda la lapide posta nella controfacciata.

L’ingresso, protetto da una cancellata in ferro, si apre in un prospetto fiancheggiato da lesene che sorreggono il timpano triangolare sulla cui trabeazione è la scritta: MATER BONI CONSILI.

L’interno è costituito da un piccolo e suggestivo ambiente a pianta trapezioidale e con volta a botte. Agli inizi del Novecento è stato oggetto di una ristrutturazione - che ne ha ridotta l’ampiezza - per ricavare un vano superiore da adibire ad abitazione del sacerdote a cui era affidato l’officio nella cappella, mentre sulla parete destra venne aperta una porticina per permettere l’accesso alla camera sovrastante e al condominio adiacente.

Sopra un piccolo altare in legno, una cornice lignea barocca composta da nuvole, teste di cherubini con la colomba dello Spirito Santo e baldacchino, racchiude il quadro con l’immagine della Madonna del Buon Consiglio. Probabilmente è la medesima cornice che si trovava nella vicina chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio.

La tela ottocentesca raffigura la Vergine con gli occhi bassi rivolti al bambino che tiene in braccio. Le teste sono decorate da corone d’argento e in basso è la scritta dorata: MATER BONI CONSILI. La tela, già custodita in casa degli Sturbinetti, è probabilmente opera di Domenico Cassarotti che dipinse numerose quadri con questo soggetto, spesso commissionate da San Vincenzo Pallotti (21 aprile 1795 - 22 gennaio 1850), promotore a Roma di una rinnovata devozione per la Madonna.

La cappella, in origine ricca di suppellettili e dipinti, purtroppo perduti, presenta sulla parete destra le stampe con le raffigurazioni di Santa Lucia e la Madonna del Rosario.

Sulla parete sinistra sono collocati un’acquasantiera vicino ad un Crocifisso ligneo, una stampa con l’immagine di San Vincenzo Pallotti ed alcuni ex voto. Sempre sulla stessa parete è inserita una lapide posta dal custode Armando Paolini in ricordo della festa in onore della Vergine del 26 maggio 1884, quando si celebrò il cinquantenario del collocamento nella cappella dell’immagine della Madonna del Buon Consiglio, forse in sostituzione di un’icona più antica.

La tradizione narra di prodigiose apparizioni della Vergine nella cappella, tra le prime quella del 1 novembre 1836, quando "si voltò a destra e a sinistra quattro o cinque volte ben visibile a tutti i presenti, e disparve".

Nel 1968 la cappella fu acquistata dallo scalpellino romano Giulio Benassati da un discendente della famiglia Sturbinetti.

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