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Costituirono una rete a larghe maglie attorno al Lago Albano

Le Ville e i parchi nobili coronano Castel Gandolfo

di Antonio Venditti

 

Castel Gandolfo appare ambientalmente predisposto ad accogliere grandiose residenze nobili. Ed è proprio il lago Albano che ha determinato, fin dai tempi più antichi, il sorgere, dapprima lungo le sue adiacenze, di numerose e splendide ville, volute dai Romani facoltosi per l’incantevole paesaggio, per le ricche sorgenti e per il clima salubre.

Il riassetto urbanistico di Castel Gandolfo, ordinato nel 1660 da Alessandro VII (1655-1667), fu seguito dalla costruzione delle magnifiche ville della nobiltà romana, progettate in modo grandioso e con i parchi estesi lungo tutto il versante del bordo lacustre fino alla via Appia.

Villa Albani fu voluta dal cardinale Alessandro Albani, le cui prime villeggiature a Castel Gandolfo sono da ricollegare a quelle dello zio, il pontefice Clemente XI (1700-1721). Il palazzo, costruito da un grande corpo cubico si trova a un livello inferiore rispetto al piano stradale. La facciata principale, a monte, divisa da lesene, presenta soltanto due piani sulla via, con la quale è messa in comunicazione da un ponte che parte proprio dall’ingresso. I piani inferiori, sotto il livello stradale, si aprono invece su un cortile interno. Tra le numerose finestre, caratteristiche sono le due che fiancheggiano il portale, perché sormontate da un doppio timpano con lo stemma della famiglia Albani.

Nell’atrio, con volta a padiglione, è una scala a lumaca di grandi dimensioni, con volta a botte ribassata. Al piano nobile, la sala dei ricevimenti è decorata con pitture, mentre al piano successivo alcune stanze presentano gli originari pavimenti in maiolica.

Il prospetto a valle rivela chiaramente la notevole altezza dell’edificio, che termina con una sopraelevazione centrale raccordata al tetto da due volute. Nulla resta delle due logge sovrapposte sul fianco meridionale del palazzo. Perduto è anche il giardino.

Uno dei migliori esempi di stile neoclassico nella campagna romana è costituito dal palazzo di Villa Carolina, che, in precedenza della famiglia Giustiniani, nei primi anni del XIX sec., divenne proprietà del duca Giovanni Torlonia. I lavori di ristrutturazione furono intrapresi da Carlo, terzogenito del duca Giovanni, da cui la Villa trasse la denominazione. L’edificio, a sviluppo orizzontale, presenta la facciata posteriore sulla strada. Il prospetto principale, rivolto verso il giardino, è occupato al centro da un portico esastilo, dorico, su cui poggia una terrazza scandita nella parete di fondo da altrettante colonne di ordine ionico su cui poggia un timpano triangolare con al centro un bassorilievo di marmo con Apollo che suona la lira tra i pastori, opera del Thorvaldsen.

Nel vestibolo sono stucchi rappresentanti Le Quattro Stagioni, I Quattro Elementi, il Giorno e la Notte, opera del Raimondi che ha lavorato anche nella stanza da pranzo con decorazioni a stucco. L’interno presenta alcune stanze affrescate con temi allegorici. Vi operarono Pietro Gagliardi, che ha dipinto Apollo con le Ore che gli danzano intorno, Pietro Paoletti da Belluno, autore della Diana che presiede ai giochi delle ninfe, Francesco Coghetti da Bergamo a cui si deve la quasi totalità delle pitture della stanza delle conversazioni, il romano Alessandro Capalti, che nella sala da pranzo dipinse Mercurio e le Grazie e sopra le porte Le quattro Parti del Mondo. Al Morani si riferiscono alcune pitture della cappella. Sono da ricordare, inoltre, la decorazione del Nebbia e di Lorenzo Scarabellotto.

A squadra con il palazzo, in prossimità dell’ingresso principale del vasto parco, si trova un edificio a pianta allungata con sopra le porte due iscrizioni esaltanti la vita di campagna. Nel ripiano sottostante il fianco destro del casino è un giardino con balaustra ed una piccola gradinata per assistere al gioco della palla.

Sulla via Ercolano è la cosiddetta Villa dei Gesuiti che, per la disposizione interna, è inseribile tra le ville-convento della regione laziale.

E’ quasi certo che fu il cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di Gregorio XV (1621-1623), a volerne la realizzazione. Divenne proprietà dei Gesuiti, quasi certamente tra il 1644 e il 1681, data dell’elezione e della morte del Generale della Compagnia, Gian Paolo Oliva, che effettuò la donazione. Ampliata dal padre Centurioni, la Villa nel 1773 venne incorporata dalla Camera Apostolica, che il 24 gennaio dell’anno successivo la vendé a Lorenzo Marzelli, pasticcere a Roma, che la diede in affitto all’antiquario inglese Tommaso Jenkins, che ne fece un centro per artisti. La Camera Apostolica ne ritornò in possesso nel 1802 per rivenderla nel 1803 a Giuseppe Giorgi, che la tenne per tredici anni. Passò a Carlo Torlonia nel 1943, dopo essere stata acquistata nel 1816 dal Duca Giovanni Torlonia per conto della famiglia Boncompagni. Alessandro Torlonia nel 1875 la concesse ai Gesuiti per la villeggiatura dei novizi del collegio di Roma.

Il complesso edilizio risulta formato da due grandi costruzioni cubiche comunicanti mediante un fabbricato trasverso. La parte più antica è quella a meridione, meglio conosciuta come «Ala del Cardinale». Dell’immenso parco non resta più nulla, perché divorato dagli edifici della città di Albano.

Infine, tra gli organismi complessi presenti a Castel Gandolfo è inseribile villa S. Caterina. In origine il Palazzo, costruito dagli Orsini verso la metà del Seicento, era a squadra, fiancheggiato da un edificio di minori dimensioni. Come ricorda un’iscrizione posta nell’atrio, nel 1830 Domenico Orsini vi fece operare una serie di trasformazioni che portarono ad un radicale mutamento della pianta. L’edificio risultò così formato da due corpi di fabbrica principali, di differente ampiezza, uniti da un terzo di forma allungata. La facciata principale, rivolta a valle, presenta due avancorpi laterali con diverso sviluppo in larghezza e in profondità. In una sala del piano terra e nel cortile coperto si possono osservare finte architetture dipinte in affresco. All’interno vi sono poi due cappelle, costruite, però, in tempi moderni.

La Villa fu acquistata nel 1899 dal vescovo O’ Connel per il Pontificium North American College.

 

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