Nel
1797 il marchese Giovanni Torlonia acquistava una tenuta sulla via
Nomentana già appartenuta ai Pamphilj e ai Colonna e ne affidava la
sistemazione all’architetto Giuseppe Valadier, che modificò e ampliò
l'edificio padronale, edificò le Scuderie, rimaneggiò il Casino
Abbati (l’attuale Casino dei Principi), inserì diverse fontane e
diede all’ingresso un maestoso portale, poi demolito con
l'ampliamento della via Nomentana.
Valadier intervenne anche nel giardino, organizzato in viali
simmetrici convergenti in direzione degli edifici. Sia la Villa che
le altre proprietà della famiglia vennero arredate con opere d'arte
provenienti da scavi o dall’acquisto di importanti collezioni.
Nel 1832 Alessandro Torlonia, figlio di Giovanni, diede l’avvio a un
ambizioso rinnovamento della Villa, sotto la direzione del novarese
Giovan Battista Caretti (1808-1878), che progettò l’ampliamento del
Casino Nobile, la trasformazione del Casino Abbati nel paludato
Casino dei Principi e delle scuderie valaderiane nelle scuderie
neogotiche. Secondo il gusto eclettico del tempo, inoltre, vennero
edificate alcune piccole fabbriche a decoro del parco: l'Anfiteatro,
il Caffehaus e la Cappella di S. Alessandro (oggi non più
esistenti), i Falsi Ruderi, il Tempio di Saturno e la Tribuna con
Fontana.
Per quasi dieci anni Caretti diresse il lavoro di una foltissima
schiera di pittori, scultori, architetti, fonditori, decoratori,
scalpellini, nelle varie fabbriche della Villa, eseguendo
personalmente buona parte degli ornati.
Nel 1840 però, per motivi non chiari, la fiducia di Alessandro
Torlonia verso di lui venne meno e al suo posto furono chiamati due
nuovi architetti.
Quintiliano Raimondi (1794-1848) progettò un Teatro e una Aranciera
(oggi chiamata "Limonaia") mentre a Giuseppe Jappelli venne affidata
la sistemazione dell'area a sud della Villa che, tra viali
serpentinati, montagnole, laghetti e piante esotiche, si arricchì di
edifici e di arredi di gusto fantastico come la Capanna Svizzera, la
Serra e la Torre Moresca, la Grotta e il Campo da Tornei.
L’infermità della moglie Teresa Colonna, la morte di una delle due
figlie, quella dell'amato fratello Carlo e la mancanza di un erede
maschio, indussero il principe Alessandro a una vita sempre più
ritirata e dedita ad opere pubbliche.
Con il matrimonio, nel 1872, dell’unica erede, Anna Maria, con
Giulio Borghese (che assunse il cognome Torlonia per assicurare
continuità dinastica), vi fu una ripresa di interesse per la Villa e
la costruzione del Teatro venne finalmente conclusa. Alla morte di
Alessandro la figlia si limitò a mantenere l'immenso patrimonio,
dedicandosi quasi esclusivamente a opere di beneficenza.
Quando, nel 1901, Giovanni jr (1873-1939) cumulò sia l'eredità
materna che quella diretta del nonno Alessandro, avviò una diversa
gestione, impostando una politica di rilancio del nome di famiglia.
All’interno del nuovo muro di cinta (1910) fece costruire il Villino
Medioevale (1906), il Villino Rosso e il Villino del Portiere (1920)
e trasformare la Capanna Svizzera nella Casina delle Civette (E.
Gennari – V. Fasolo 1908, 1913, 1916-19). I nuovi edifici furono per
lo più destinati ad abitazione: il principe risiedé quasi sempre
nella Casina delle Civette, suo padre Giulio Borghese abitò fino
alla morte (1915) nel Villino Medievale e il personale di servizio
occupò i manufatti minori.
Nel 1925 la Villa venne offerta come residenza a Mussolini che fino
al 1943 alloggiò nel Palazzo, utilizzando il Villino Medievale e la
Limonia per la proiezione di filmati, feste e incontri culturali e
il Campo da Tornei come campo da tennis. Anche il Parco non subì
particolari interventi, tranne gli orti di guerra voluti dalla
moglie del Duce.
Nel giugno del 1944 tutto il complesso fu occupato dalle truppe del
comando anglo - americano che vi rimasero fino al 1947, causando
considerevoli danni; quando i Torlonia ne tornarono in possesso
provvidero solo in pochi casi a interventi di recupero. Nel 1977 la
Villa è stata espropriata dal Comune di Roma e dal 1978 è aperta al
pubblico.
Dopo un intervento di restauro a cura del Comune di Roma,
Assessorato alle Politiche Culturali Sovraintendenza ai Beni
Culturali durato 20 mesi con un impegno economico di 5 milioni e
mezzo di euro, finalmente Villa Torlonia è stata restituita ai
cittadini e ai turisti.
L’attuale sistemazione, del Casino Nobile ha restituito l’assetto
che aveva a metà Ottocento, con una profusione di elementi
decorativi opera dei più noti artisti del tempo.
Attorno alla Sala da ballo, caratterizzata da due "orchestre" per
ospitare musicisti durante le feste dei Torlonia, sono disposte sale
in stile gotico, neorinascimentale e neoclassico mentre al piano
superiore una stanza egizia.
Nel periodo della sua apertura al pubblico per la presentazione del
restauro, dal 21 marzo allo scorso primo ottobre, il Casino nobile è
stato visitato da 120.000 persone che hanno potuto ammirare gli
affreschi, gli stucchi, le sculture, i mosaici che decorano le sale,
prive però di qualunque arredo.
Dal 2 ottobre hanno avuto inizio i lavori di allestimento per
realizzare due esposizioni museali, ospitate nei diversi piani
dell’edificio. Il Museo della Villa è sistemato al pianterreno ed al
primo piano. Nelle sale sontuosamente decorate sono state collocate
sculture ed arredi per ricreare l’ambiente di una residenza
principesca dell’ottocento romano. Gli arredi hanno sostituito
quelli originali purtroppo perduti, con l’unica eccezione dei mobili
della camera da letto di Giovanni Torlonia, poi usati da Mussolini,
ritrovati in un deposito del Provveditorato dello Stato e concessi
in comodato.
Le sculture esposte nelle diverse sale provengono da vari luoghi
della Villa e costituiscono solo una piccola parte della magnifica
collezione Torlonia (ancora quasi tutta proprietà privata) che
comprende opere antiche e neoclassiche, tra le quali tre splendidi
rilievi a stucco di Antonio Canova, rinvenuti nel 1997 nei
sotterranei del Teatro.
Nel piano seminterrato sono stati restaurati il bunker antigas ed il
bunker antiaereo fatti realizzare da Mussolini, e la finta Tomba
Etrusca scoperta durante i lavori, una splendida sala ipogea
completamente affrescata ad imitazione dello stile etrusco, che
saranno visitabili con modalità particolari.
Due stanze del pianterreno ospitano una ricca sezione documentaria.
Il secondo piano dell’edificio, quasi del tutto privo di apparati
decorativi, ospita il Museo della Scuola Romana, con una pregevole
raccolta di opere di artisti appartenenti al movimento che si
affermò nella capitale nel periodo compreso tra le due guerre e
negli anni immediatamente successivi. I servizi museali sono gestiti
da Zètema Progetto Cultura.
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