Magia e mistero nella mostra di pittura alla Margutta Arcade L’universo onirico di Fulvio Rendhell
Figure stilizzate e inquietanti, cristallizzazioni di fantasie oniriche, calamitano l’attenzione dell’osservatore con le loro silhouette che si stagliano sui colori nitidi e vivi delle tele con cui Fulvio Rendhell, artista poliedrico e intimista, ricercatore del mistero, ha aperto la stagione autunnale della galleria di Inés Izzo alla Margutta Arcade. Dopo aver partecipato, nell’aprile scorso, ad una collettiva organizzata da Palazzo Crispi di Napoli, in cui si è particolarmente distinto per l’innovazione e la genialità della sua arte, Rendhell è per la prima volta a Roma con una sua personale: 25 quadri quasi tutte di grande formato che animano fino al prossimo 6 ottobre lo spazio sofisticato di via Margutta 3, quasi creato apposta per accogliere questa mostra dal sapore un po’ magico e un po’ intimista. Rendhell, infatti, esprime nei suoi quadri i propri stimoli interiori, in un’introspezione segreta proiettata nell’universo del femmineo e in una ricerca costante che investe problematiche poi risolte su un piano surreale. Due sono gli incubi che ricorrono nei suoi sogni: la Fanciulla e l’Ombra, dove l’Ombra è una specie di ectoplasma creato dalla mente della Fanciulla, una sorta di alter ego che l’accompagna nella sua crescita di donna. A volte è un’ombra-salvifica, altre volte un’ombra-orco che incarna le prime pulsioni sessuali. Ancora due sono gli elementi che compaiono più frequentemente nelle opere di Rendhell: la Bambola e la Luna, sorta di divinità femminile. E se alcune Bambole sono fatte a pezzi dall’uomo nero come oltraggio e frantumazione del tabù dell’innocenza, altre Bambole incuriosite vedono il loro impulso sessuale interiore trasformarsi in dubbio, angoscia o atto liberatorio. E’ così che l’uomo nero assume le sembianze simboliche dell’orco delle favole, trasformato oggi nella paura del Mistero, simbolo dal quale fuggire, ma che può, nel contempo, essere il veicolo per uscire dagli inferi e tuffarsi nell’universo stellare, in quel mondo che l’artista sa descrivere sapientemente in un sofisticato gioco di reminiscenze di favola e miti primordiali. Rendhell trasferisce con il suo pennello sulla tela un vissuto spesso contraddittorio, in una sorta di incontro scontro, nella magia di una danza pagana. Ecco nascere così forme segni e colori come in un grido lanciato all’impuro incontaminato: la farfalla dalla breve vita di un’estate. L’artista mescola intelligentemente le carte, le butta sul tavolo e sta a ciascuno di noi leggerle secondo la nostra sensibilità, attraverso l’esperienza dei diversi vissuti. Fulvio Rendhell è un artista che rifugge la produzione quantitativa, perché ogni suo quadro è frutto di una lunga gestazione, sballottato incessantemente in questa sua gravidanza psichica tra inferno e paradiso, sedi opposte e interscambiabili per la creazione della sua arte.
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