Attilio Bedini ha fatto rinascere le pitture del soffitto La Madonna del Pozzo: un miracolo nella storia
Di fronte al retro della Galleria Colonna, ora Sordi, è la chiesa di S. Maria in Via, menzionata già dal 955. Il suo nome compare in un documento di vendita del 1165, anche se la sua costruzione viene fatta tradizionalmente risalire all'anno, 1256 sotto il pontificato di Alessandro IV 1254-1261). Il nome deriva forse dalla vicinissima via Flaminia, che veniva chiamata per antonomasia "la via" in una epoca nella quale i dintorni della chiesa erano pressoché aperta campagna, come attestano i nomi storici di alcune contrade sorte più tardi; tanto più che la chiesa nel secolo XIV si affacciava direttamente sulla Flaminia. La fama dell’edificio sacro è legata a un fatto prodigioso, narrato da tardi documenti, che avvalora una lunga tradizione di fede fondata su elementi di valore storico. Nella notte dal 26 al 27 settembre 1256, durante il pontificato di Alessandro IV, le acque di un pozzo che si trovava nelle stalle delle case del cardinale Pietro Capocci, utilizzato per abbeverare i cavalli, all’improvviso fuoriuscirono inondando tutti gli ambienti. Accorsero subito i mozzi e i palafrenieri per capire l’origine del fenomeno: si accorsero, con grande meraviglia, che una immagine della Madonna, dipinta su tegola o su silice, galleggiava sull’acqua, a dispetto del suo peso. I famigli si sforzarono ripetutamente di afferrarla, ma ogni tentativo risultò inutile: l’immagine sfuggiva di continuo dalle loro mani, nonostante l’impegno profuso per afferrarla. Corsero allora ad avvisare del prodigio il cardinale Capocci che, precipitatosi nelle stalle, si inginocchiò, iniziando a recitare con devozione una preghiera per poi riuscire ad impadronirsi dell’immagine miracolosa davanti alla quale trascorse il resto della notte in fervide orazioni. La mattina dopo il Cardinale si recò da Alessandro IV. Dopo avergli raccontato il prodigio avvenuto nelle sue stalle, espose al Pontefice il progetto che aveva maturato in quella notte di preghiera: erigere a proprie spese un sacello sul luogo ove il miracolo s’era manifestato. Alessandro IV, dopo aver ordinato un’accurata verifica di tutti i particolari che avevano caratterizzato l’evento, riconoscendone la veridicità e l’aspetto prodigioso, volle che l’immagine miracolosa fosse esposta alla venerazione dei romani, facendola trasportare nel corso di una solenne processione a cui partecipò. La Cappella del Pozzo anche nella ricostruzione della chiesa dell’ultimo Cinquecento è rimasta sempre assai più profonda rispetto alle altre, forse per la necessità di includere il pozzo, un tempo adiacente, ma esterno al corpo dell’antica chiesa. E’ la prima a destra dell’ingresso, chiusa da un cancello in ferro battuto. Fu eretta da mons. G. E. Canobi che volle essere sepolto ai piedi dell’altare. Qui si venera la miracolosa immagine della "Madonna del Pozzo": un piccolo affresco del XIV secolo su di un frammento di tegola o lavagna, che riproduce la Vergine a mezzo busto con il capo leggermente inclinato, circondato dall’aureola dorata e ammantato di azzurro. Il volto, illuminato dai grandi occhi, ha un’espressione di dolce mestizia. Il dipinto, di fine fattura, è riferibile ad un anonimo artista di scuola romana. La prodigiosa immagine venne incoronata dal Capitolo Vaticano il 17 gennaio 1646. Il seicentesco tabernacolo di marmi policromi che contiene l’immagine, fra due colonne di pavonazzetto, fu donato da mons. Stella. Incluso nella parete destra si vede il pozzo circolare dal quale emerse l’icona della Vergine con vicino una lunga iscrizione che ricorda il prodigio. Poco discosto è il fonte battesimale chiuso da un cancello, di fronte al quale è il monumento che la Compagnia del Sacramento di S. Maria in Via fece erigere in memoria di mons. Canobi nel 1621. Nel centro del pavimento fra numerose lastre tombali è il sepolcro del Cardinale Capocci. Nel 1948 il pittore Michelangelo Bedini dipinse nei riquadri del soffitto, incorniciati da fregi in stucco dorato e da testine angeliche, "l’Incoronazione della Vergine", "Profeti e angeli". Nel giorno del 750° anniversario del miracolo, il 27 settembre scorso, queste pitture sono tornate all’antico splendore ad opera di Attilio Bedini, figlio di Michelangelo. Un restauro commissionato dai frati dell’ordine dei Servi di Maria, che ha del "miracoloso" per il rigore profuso nell’esecuzione. Prima dell’intervento di Attilio Bedini l’opera del padre era già stata restaurata da esperti del settore, che avevano ricostruito con "immaginazione" le parti mancanti e non a seguito di una ricerca documentaria, snaturando lo spirito originale impresso dall’artista alla sua creazione. "Prima del restauro – spiega Bedini – sono andato nella cappella per vedere per rendermi conto quale potesse essere il mio intervento. Stentai a credere a quello che vedevo. Il volto della Madonna era completamente diverso dall’originale nelle fattezze e nella posizione. Anche altre parti del dipinto erano state cambiate. Nel corpo di Cristo, ad esempio, a causa del tempo si era perso completamente un piede, ricostruito senza rispettare le giuste proporzioni corporee". Bedini ha dovuto fare i conti anche con le macchie di umidità e lo spesso strato di polvere nera depositatosi nel tempo. Dopo un mese e mezzo circa di preciso e paziente lavoro, la bellezza originaria è tornata alla luce. Oltre al quadro centrale, il pittore ha recuperato anche i tre riquadri di fondo, sopra l’altare, che apparivano quasi invisibili per l’accumulo di polvere che vi si era posata, e i due riquadri laterali raffiguranti due giovani angeli. "Il restauro è stato realizzato seguendo la tecnica originale usata all’epoca da mio padre – spiega ancora Attilio Bedini – con la tempera all’uovo per le parti figurative e la tempera a colla per le decorazioni vere e proprie, usando toni e colori quanto più vicini all’originale. Anche le decorazioni in oro zecchino sono state rimesse ex novo, dove necessario, e invecchiate con gomma lacca e velature per impedire una lucentezza che avrebbe contrastato con l’insieme della decorazione. © 2003 - Grafica e layout sono di esclusiva proprietà di www.specchioromano.it |
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