“Dionisiache”, un mito rivive
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di Cinzia Dal Maso “Dionysos è il dio dei piaceri; regna sulle feste, tra corone di fiori; anima le danze gioiose, fa nascere il riso e dissipa le nere malinconie; il suo nettare, colando sulla tavola degli dei, aumenta la loro felicità, e i mortali trovano nella sua coppa l’oblio dei mali”, scriveva Euripide nelle “Baccanti”. Una figura divina, quella di Dioniso, così pregna di significati da lasciare un segno profondo nella cultura occidentale anche dopo la fine del paganesimo. Una riflessione “moderna” sul significato profondo del suo mito, rievocato attraverso la disamina di un ricco apparato iconografico, viene ora proposto da Vittoria Ottolenghi e Caterina Napoleone nel volume “Dionisiache. Le danze dal Parnaso a Nijinski” (edizioni Jouvence, 160 pagine, 47 illustrazioni a colori e 22 b/n, 58.00 euro). Il saggio introduttivo di Caterina Napoleone ripercorre l’origine e la trasformazione dei riti dionisiaci nell’antichità, ne interpreta le complesse implicazioni simboliche nella letteratura classica e moderna, soffermandosi sui misteri sottesi alla sfrenatezza dionisiaca che coronano il patto tra l’uomo e la natura, indaga il carattere orgiastico delle sue rappresentazioni nelle pitture vascolari e nella statuaria, introducendo i capitoli che Vittoria Ottolenghi dedica alle riapparizioni sceniche di Dioniso danzante. Nota critico di danza, Vittoria Ottolenghi nelle sue pagine restituisce con palpitante emozione la sua lunga esperienza di attenta testimone dello spettacolo, di cui è fervente promotrice, servendosi di un occhio contemporaneo e di un linguaggio senza tempo. A commento delle immagini di cui si avvale come pretesto di una sua personale lettura del passato e dell’oggi, scorrono agili e disinvolte considerazioni, lezioni e ricordi sulla danza antica nella quale rivive il balletto moderno.
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