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La grande partita per il potere che Giulio Cesare giocò nel 49 a.C.

“Alea iacta est”: il dado è tratto

 

 di Annalisa Venditti

 

Non tutte le decisioni ammettono ripensamenti: ci sono azioni che si compiono e di cui non si possono ignorare le immediate conseguenze. E tornare indietro, all’indomani di un atto clamoroso, è pressoché impossibile. Lo sapeva bene Giulio Cesare, quando nel 49 a.C., contravvenendo alla legge, superò il fiume Rubicone ed entrò in territorio italico – atto inusitato – alla testa del suo esercito. “Alea iacta est”, che in latino significava “il dado è tratto”: sono queste le lapidarie parole che il condottiero pronunciò a commento della sua scelta. Ad attribuirle a Cesare, mentre si trovava nei pressi del fiume, la cui identificazione è ancor oggi difficile, è  Svetonio. “Pensando alla portata della sua decisione – scriveva lo storico – rivoltosi a chi gli era vicino, disse: ora come ora possiamo ancora tornare indietro, ma una volta che abbiamo passato questo ponticello, tutto verrà deciso dalle armi”. Perché, ad un certo punto della sua vita, Cesare si trovò a dover giocare questa importante partita? Ecco i fatti. Mentre era in Gallia a governare brillantemente la regione, Pompeo aveva conquistato la simpatia dei senatori facendosi eleggere unico console senza collega. Il titolo gli conferiva un potere eccezionale. Il Senato di conseguenza aveva ordinato a Cesare di abbandonare il comando delle sue legioni e di rientrare a Roma in veste di privato cittadino. Cesare si decise per un atto di forza senza precedenti: contravvenire alla legge significava marciare alla volta di Roma investendosi di un potere senza precedenti.  Così fece, non senza esitare però. Ricorda Svetonio: “poi ebbe questa visione: un uomo di alta statura e di straordinaria bellezza apparve all’improvviso seduto lì presso, nell’atto di suonare il flauto; accorsero a sentirlo, oltre che pastori, anche molti e molti soldati dai loro posti e fra loro anche dei trombettieri; allora questo fantasma prese a uno la tromba, si gettò nel fiume, e intonando a gran fiato le note di una canzone militare, si diresse verso l’altra sponda”. Allora – prosegue nel suo racconto lo storico -  “Cesare disse: Avanti, là dove ci chiamano i segni degli dei e la slealtà dei nostri nemici. Il dado è tratto!”. Sono passati più di duemila anni da quel fatidico giorno e ancora oggi “alea iacta est” è la coraggiosa espressione con cui si cercano di esorcizzare le conseguenze di una scelta importante. L’antico detto verrà illustrato nel corso dell’Intervista possibile di “Questa è Roma!”, la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni sabato mattina dalle ore 11 alle 12 su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz).

 

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