La strada che da Corso
Vittorio, all’altezza di Palazzo Braschi, conduce direttamente a
piazza Farnese, fu aperta nel 1535, per concessione del
maestro delle strade Latino Giovenale Manetti. Nel 1517 ebbe un
primo ampliamento e allineamento per volontà del cardinale
Alessandro Farnese, futuro Paolo III, per avere un decoroso accesso
al suo palazzo. Ad una più degna sistemazione del 1530, seguirono
altri lavori nella prima metà del Cinquecento. La via nel XVII sec.
fu anche chiamata dei Valigiari.
Il nome dei Baullari in un
primo tempo si riferiva soltanto alla strada che giunge a Campo de’
Fiori, mentre il tratto successivo fu detto, dopo la prima Guerra
Mondiale, via della Marna, in ricordo della celebre battaglia, ma
nel 1940 la direttrice riprese il nome attribuito dalla tradizione
per i fabbricanti e venditori di bauli che qui avevano le loro
botteghe, ai quali subentrarono gli ombrellari. Tra gli ultimi ad
abbandonare la strada furono i Cinotti che avevano due botteghe,
l’una all’angolo con il vicolo dell’Aquila, l’altra in angolo con
piazza Pollarola. In un negozio vendevano gli ombrelli “in seta
romana” e nell’altro le “basiliche”, i grandi ombrelli verdi usati
dai contadini.
Inserito tra la quinta
edilizia destra di via dei Baullari, in cui targhe con stemma
ricordano l’originaria proprietà della Arciconfraternita del SS.
Sacramento e Cinque Piaghe, è l’omonimo Oratorio dalla piccola
facciata ottocentesca, classicheggiante e a due ordini, di cui il
primo è scandito da due colonne su un alto basamento, entro le quali
si apre la porta, e da altrettanti pilastri con capitelli ionici.
L’ingresso è sormontato da una finestra inferriata con ai lati due
pilastri rastremati in basso. Il secondo ordine, delimitato ai lati
da paraste sormontate da vasi ardenti, presenta al centro una
finestra centinata, inquadrata da due doppie paraste, conclusa in
alto da un timpano curvo. Nell’attico sporgono quattro cariatidi in
forma di angeli a tuniche lunghe; al centro è una piccola finestra
con cornice a volute.
L’interno è diviso in due
piani: una stretta scala porta ad una grande aula rettangolare con
un altare nella parete di fondo al primo piano. Sulla parete
sinistra si trova un Cristo che mostra le piaghe di fine
Cinquecento.
L’Arciconfraternita del SS.
Sacramento e Cinque Piaghe è la prima sorta a Roma dedicata a questo
culto. Ebbe origine nel 1501 per iniziativa di quattro popolani e un
sacerdote che si riunirono, col consenso del Capitolo, nella
Basilica di S. Lorenzo in Damaso per onorare il SS. Sacramento,
adorarne l’altare e accompagnare il Viatico che veniva portato ai
moribondi al lume delle torce: “la qual cosa parea a tutti et era
in Roma cosa nova e il tenevano per miracolo”.
Il loro esempio attrasse
altri, tanto che il piccolo sodalizio era composto da oltre venti
confratelli nel 1506, anno in cui prese ad accrescersi con il
contributo dell’Agostiniano Fra’ Egidio che parlava con enfasi
durante le sue prediche di questa opera di pietà.
La compagnia, malgrado
l’adesione di volenterosi, non aveva una rendita che consentisse di
dare un culto esteriore al SS. Sacramento. L’aiuto insperato venne
dalla nobildonna spagnola Teresa Enriquez, detta per il suo fervore
la “Pazza del Sacramento “, che elargì 125 ducati d’oro, otto
braccia di broccato per il baldacchino processionale e molti altri
arredi sacri.
L’avvio alle donazioni
immobiliari al pio sodalizio risale al 1507, dovuto sempre alla
Enriquez che donò la casa di Renzo Panibus nel vicolo dell’Aquila,
di fronte a San Lorenzo in Damaso, a cui aggiunse un’altra
abitazione nel rione Ponte.
L’erezione canonica della
Confraternita fu concessa da Giulio II con Bolla del 21 agosto 1508,
che, secondo quanto scritto negli statuti del 1512, dopo aver
ammesso al bacio del piede tutti i confratelli, disse agli
officiali: “Anchora noi vogliamo essere di questa Compagnia, et
vi commando sotto pena di obedientia che, quando sarete tornati a
casa, me scriviate alli libri di essa Compagnia, perché vogliamo
essere dei vostri”.
Il patrimonio edilizio della
Confraternita iniziò ad incrementarsi nel 1518 e nel 1533 con
l’acquisto di due case nei rioni Regola e Ponte, ma la maggior parte
delle acquisizione ebbe luogo tra il 1544 e il 1582 e si concentrò
particolarmente nel rione Parione e nell’isolato prospiciente la
chiesa di San Lorenzo in Damaso, in cui, tra il 1555 e il 1563,
vennero acquisite quattro case, tre ereditate e una comprata.
La florida situazione
economica raggiunta a fine secolo e l’imponente crescita del numero
dei confratelli portò alla decisione nel 1592 di acquistare una
nuova casa, in prossimità della chiesa di San Lorenzo, per la
costruzione di un oratorio capace di accogliere tutti i confratelli.
Fu scelta una casa-torre di proprietà del notaio Annibale Guerra, di
fronte a palazzo Regis. I lavori iniziarono nel 1597, ma nel 1610,
quando l’oratorio era officiato, l’edificio si rivelò insufficiente
ad accogliere i confratelli, per cui fu necessario creare un nuovo
spazio per la preghiera comune.
La necessità di restare in
prossimità della chiesa di San Lorenzo e della cappella e il
possesso di altre due case nello stesso isolato dell’oratorio, da
questo separate da un giardino, spinse gli ufficiali della
Confraternita ad acquistare nel 1613 una seconda casa dal notaio
Guerra, situata nello stesso isolato e affacciata su vicolo
dell’Aquila.
Il nuovo Oratorio, iniziato a
costruire dal 1617 da Giovan Battista Scala, occupò due piani di
quello precedente, espandendosi sul giardino e su una delle case
affacciate su via dei Baullari. L’ingresso principale fu lasciato
sulla piazzetta di vicolo dell’Aquila, mentre su via dei Baullari
venne realizzata una facciata priva di ornamenti.