Il potere accorciò la vita agli imperatori Gordiani

Tra gli imperatori romani, tre portarono il nome di Gordiano. Erano padre, figlio e nipote e regnarono tra il 238 e il 244 d.C.

Marco Antonio Gordiano Semproniano Romano poteva ritenersi un uomo "arrivato" Era un ricchissimo proprietario terriero, amante della letteratura. Aveva un aspetto imponente e gli piaceva intrattenersi con gli amici. A Roma possedeva la casa di Pompeo, la famosa dimora sulle Carinae, alle pendici occidentali dell’Esquilino, e nelle province più terre di qualsiasi altro privato. Nelle sue vene il sangue senatorio scorreva "a fiumi", sia da parte di madre che di padre. Senatore anch’egli, all’età di sessantaquattro anni arrivò a ricoprire il consolato ed in seguito ottenne il governo di molte province. Tra il 237 ed il 238, ormai quasi ottantenne, fu nominato governatore d’Africa. Qui, nel corso di un rivolta, i ribelli gli chiesero di poterlo eleggere imperatore in opposizione a Massimino il Trace. Gordiano era piuttosto riluttante e non gli si può dare certo torto. Chissà cosa lo avrà spinto, nel marzo del 238, in un’epoca in cui gli Imperatori avevano preso la pessima abitudine di non morire nel proprio letto, ad accettare il titolo? Probabilmente non lo sapremo mai. Gordiano elevò alla porpora anche il figlio dal suo stesso nome, che si fece chiamare Gordiano II, quindi i due entrarono trionfalmente a Cartagine. Ma gli avvenimenti volsero in breve al peggio per i novelli imperatori: il governatore di Numidia, Capelliano, li affrontò in battaglia. Gordiano II fu ucciso e l’anziano padre si tolse la vita. Il loro impero era durato appena 22 giorni.

Pupieno e Balbino, elevati al rango di Augusti dal Senato, non ebbero una sorte migliore, ricoprendo la carica per 99 giorni, prima di essere trucidati dai pretoriani. Avevano, però, avuto il tempo di nominare Cesare il giovanissimo Marco Antonio Gordiano, la cui madre era figlia di Gordiano I. Appena il ragazzo rimase solo al comando, i soldati lo proclamarono imperatore. Regnerà per quasi sei anni, un piccolo record, dati i tempi. Si legge nella "Storia Augusta" che era bello e attraente, amabile con tutti, allegro e portato alle lettere. Sposò Furia Sabina Tranquillina, figlia del potentissimo prefetto del pretorio, Timesiteo, e si trovò a fronteggiare l’insidiosa minaccia dei persiani, capeggiati dal loro re Shapur. Alla morte di Timesiteo divenne capo dei pretoriani Filippo l’Arabo, uomo dall’ambizione sconfinata e con pochi scrupoli. Il 25 febbraio del 244 a Zaitha, sull’Eufrate, terminava la giovane esistenza di Gordiano III: non aveva ancora 20 anni. Al Senato fu riferito che l’imperatore era morto per cause naturali, ma con tutta probabilità era stato assassinato per volere di Filippo.

Giulio Capitolino descrisse con ammirazione la villa dei Gordiani sulla Prenestina, ornata con magnificenza e dotata di terme "quali fuori della città di Roma non si possono trovare in nessun luogo del mondo".


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