La piccola Catacomba di via Rovigno d’Istria All’estremità orientale del Parco di Villa Gordiani, su via Rovigno d’Istria, è l’ingresso a una piccola catacomba attualmente chiusa al pubblico. Ne fu rinvenuto casualmente il piano superiore nell’aprile del 1953, nel corso di lavori stradali. Come raccontava l’archeologo cristiano padre Antonio Ferrua, nel maggio di quello stesso anno due o tre operai furono impegnati in uno scavo sommario della camera sotterranea e delle gallerie che da essa si irradiavano, con semplici loculi e due soli arcosoli. Si accedeva all’ipogeo da una scala che portava alla camera centrale, dotata di gradini alti e larghi circa 30 centimetri. La Catacomba era scavata in un cappellaccio di buona qualità. Infatti, nonostante l’ampiezza delle gallerie e la grandezza dei loculi, tutti saccheggiati da sconosciuti predatori, non aveva subito franamenti di rilievo. Il suo stato, però, era tale che non fu nemmeno possibile confermare il carattere cristiano delle sepolture. In due loculi furono trovati due grossi chiodi, forse usati contro il malocchio, mentre in terra furono raccolte tre monete di bronzo. Ingombravano il suolo pezzi di intonaco dipinto e frammenti di marmo precipitati dall’alto. Eppure il ritrovamento non mancò di suscitare scalpore nella zona. "Corse subito voce fra gli abitanti delle misere casupole delle vicinanze – scriveva Ferrua – che quegli operai cercavano là sottoterra dei tesori, e che vi si potevano facilmente trovare monete ed altri oggetti d’oro e pezzi d’anticaglie d’inestimabile valore". Naturalmente non era così. Eseguiti i rilievi, la catacomba venne quasi interamente distrutta per completare la costruzione della strada. Un anno dopo, però, nell’eseguire la cilindratura della nuova strada, un macchinario precipitava dentro un’altra galleria nello stesso luogo, dando modo di scoprire un piano inferiore, fino ad allora del tutto insospettato. "Ora per la verità ci dolse di aver permessa la demolizione del piano superiore – si rammaricava padre Ferrua – e per conservare parte di quello inferiore ottenemmo che fosse alquanto spostata la carreggiata; così esso venne a trovarsi sotto il suo marciapiede orientale". Si trattava di una galleria alta m. 2,10, cui si accedeva dalla camera superiore. Anche qui gli ampi loculi e quattro arcosoli erano stati tutti aperti, ma i cadaveri si trovavano ancora al loro posto. Caratteristica è la larghezza della galleria e quattro pilastri in muratura che ne sostengono il soffitto, secondo uno schema di cui non ci sono esempi in altre Catacombe finora conosciute. "Architettonico – ricordava padre Ferrua – è l’interesse principale del nostro piccolo ipogeo: il curioso ingresso dal soprassuolo attraverso una camera di smistamento ed il grande corridoio a pilastri del piano inferiore". |
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