Nel Museo di Villa Giulia una grande mostra di gioielleria

La Collezione Castellani: ori antichi e ottocenteschi

La famiglia di orafi riscoprì l’antichissima tecnica della granulazione, che si riteneva perduta

 

 

 

 

di Cinzia Dal Maso

Nella seconda metà dell’Ottocento la fama di Alessandro e Augusto Castellani e della splendida oreficeria archeologica da loro prodotta si diffuse sempre più negli ambienti aristocratici, tra i viaggiatori colti, tra gli artisti e gli intellettuali in visita a Roma. Alessandro apriva filiali a Londra e a Parigi e fondava un atelier a Napoli. La richiesta di questo tipo di gioielli fece sorgere imitatori in tutta Europa e gli oggetti antichi e le riproduzioni dei Castellani arrivarono, nel 1876, alla Centennial Exposition di Filadelfia e, l’anno seguente, al Metropolitan Museum of Art.

La produzione artistica Castellani, grazie alla padronanza della capacità artigianale dell’oreficeria antica, si poneva l’obiettivo perfezionare l’artigianato artistico e il design italiano con la riscoperta di una tecnica che si riteneva perduta, quella della granulazione, che consiste nell’applicazione di sottili granuli d’oro alla superficie di un oggetto per creare dettagli decorativi. Tale tecnica affonda le radici nell’antica oreficeria orientale, ma trovò il suo massimo grado di perfezione negli ori etruschi del VII e VI secolo a.C., rinvenuti nei corredi funerari a seguito delle intense ricerche condotte nelle grandi necropoli dell’Etruria nel corso dell’Ottocento.

Alla fine del XIX secolo, l’avvento dell’art noveau segnò il declino della moda neoclassica. L’ultimo dei Castellani, Alfredo figlio di Augusto, valente orafo e restauratore, cedette allo Stato la Collezione di oggetti di antiquariato, arricchita dall’oreficeria prodotta nei tanti decenni di attività della bottega.

Gli appassionati d’arte, di storia, ma anche per tutti gli amanti del bello - nella splendida cornice del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – possono visitare, fino al 26 febbraio 2006, la mostra "I Castellani e l’oreficeria archeologica italiana", promossa dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, in collaborazione con il Bard Graduate Center for Studies in the Decorative Arts, Design and Culture di New York, già presentata con successo, con lievi differenze, a New York e Londra.

L’esposizione, organizzata dalla società Ingegneria per la Cultura e curata da Susan Weber Soros e Stephanie Walker, propone al grande pubblico circa 250 oggetti di oreficeria archeologica e oreficeria ottocentesca eseguita dai Castellani, provenienti dai più importanti Musei d’Europa (British Museum, Musèe du Louvre, Victoria and Albert Museum, Musei Capitolini) oltre che dalle maggiori collezioni private americane e italiane.

Mosaici composti da tessere minutissime evocano i capolavori paleocristiani di Roma, Ravenna e Costantinopoli. Gemme, cammei e scarabei, originali antichi o imitazioni ottocentesche, campeggiano su alcuni gioielli, mentre altri raggiungono il loro mirabile effetto grazie a una varietà di tecniche a smalto rese in un’ampia gamma di colori. La loro originalità si fonda sull’uso di semplici disegni geometrici, arricchiti con decorazioni di sottili granuli d’oro, piccoli fiori e filigrana applicata con assoluta precisione.

"Le soluzioni espositive adottate – ha ricordato Anna Maria Moretti Sgubini, Soprintendente per i Beni Archeologici del Lazio - intendono evocare la musealizzazione ottocentesca della collezione e dei preziosi, che vengono proposti sullo sfondo di quelle ‘sale di ricevimento’, precedentemente inedite, dello studio Castellani ubicato in piazza Fontana di Trevi, tappa obbligata nella seconda metà dell’Ottocento di personaggi famosi, di politici, di esponenti della più alta nobiltà europea. Un ulteriore tocco di evocazione viene conferito alla mostra mediante la ricostruzione di un angolo dello studio ove due ‘visitatrici’ elegantemente abbigliate con abiti d’epoca impreziositi dai gioielli Castellani sono intente ad osservare le creazioni della bottega".

"Se volessimo parlare con termini moderni – ha aggiunto la Soprintendente - potremmo in sostanza dire come, oltre che per la loro fama di mercanti antiquari e di collezionisti, i Castellani debbano essere considerati quali abili imprenditori, capaci di promuovere un "made in Italy" ante litteram, una produzione artistica caratterizzata da una profonda identità culturale, esito di un lungo e approfondito processo conoscitivo".


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