E’ un pregevole raccordo architettonico dell’omonimo Palazzo L’Arco del Grillo. Passaggio rococò Fu costruito verso la fine del XVII secolo per collegare l’edificio con l’attigua Torre dalla quale un Marchese Del Grillo lanciava sassi sugli ebrei
La ripida discesa che prende l’avvio da largo Angelico, lungo la quale si affaccia il fianco poderoso del Castello Caetani, sede dell’Ordinariato Militare, spinge subito lo sguardo in direzione del sottopassaggio con cui termina: pregevole ingresso rococò alla piazza del Grillo. E’ l’Arco del Grillo, armonico proseguimento dell’omonimo edificio patrizio con la vicina, alta torre medioevale, fatta costruire verso la fine del XVII secolo da Giovanni dei Conti di Segni, proprietario dell’immobile. In laterizio, snello nelle proporzioni elevate, l’Arco è costruito in totale armonia con il prospetto centrale del Palazzo. Le finestre del primo piano, sia anteriormente che posteriormente, sono fregiate con teste di leone identiche a quelle del Palazzo, mentre le finestre del secondo, di eguali dimensioni, non seguono la decorazione dell’edificio. Al limite dell’attico si conclude il volume architettonico in cui è aperto l’Arco. La Torre del Grillo, a cui si collega, è tra le meglio conservate a Roma. In laterizio, si eleva solida e quadrata nella sua struttura medioevale, presentando finestre rettangolari, disposte su tre piani, ornate di mostre in marmo. Fu voluta nel 1223 da Giovanni di Gianquintello, detto Carbone e costruita da Marchione d’Arezzo, architetto della vicina Torre dei Conti, per cui, essendo di minori dimensioni, venne soprannominata "Miliziola". Appartenne per breve periodo ai Conti, poi ritornò ai Carboni e nel XVII secolo ai del Grillo: il marchese Cosmo, nel 1675, volle il coronamento in stucco a mensole rivoltate, poggiate su beccatelli di travertino e alternate a gigli araldici. Agli angoli sono aquile araldiche ad ali spiegate e sotto il coronamento, a grandi lettere in cotto, è ripetuta due volte la scritta: "EX MARCHIONE DE GRILLIS". Alla Torre è legato il nome di un marchese del Grillo non ben identificato, Cosmo o forse Onorio, "gentiluomo romano - scriveva nel 1887 Raffaello Giovagnoli - nato fra il 1730 e il ’40 e morto verso il 1800. Quantunque non mi sia riuscito di apprendere, per quante ricerche abbia fatto, il nome con cui egli fu battezzato, né la data precisa della sua nascita, ho potuto verificare dalle affermazioni recise dei suoi discendenti, che egli è un personaggio storico, vero, realmente esistito e che molte delle bizzarre avventure, dalla leggenda popolare unite al suo nome, fan parte effettivamente delle gesta compìte da quest’uomo, che io sarei disposto a chiamare l’ultimo e il più stravagante dei feudatari romani". Divenuto famoso a Roma per le innumerevoli burle, di cui non poche a danno degli ebrei, sui quali si dilettava a lanciare i sassi al momento del loro passaggio sotto il fortilizio, sostituiti poi da pigne o castagne col riccio dopo i rimproveri del Papa. La sua figura, entrata nella fantasia popolare, fu trasportata due volte sulla scena: la prima con una commedia d’autore anonimo dal titolo "Le nozze del Marchese del Grillo e un carnevale romano", che non ebbe successo, la seconda il 2 novembre 1889 al Teatro Metastasio, quale operetta dal titolo "Er Marchese der Grillo, leggenda romana in tre atti e quattro quadri", di Domenico Berardi, su musica di Mascetti, dove rimase a lungo in cartellone, rinnovando il successo al Rossini in via di Santa Chiara. Palazzo del Grillo (oggi Nicolis Di Robilant) fra i più interessanti esempi di rococò romano e celebre per il fantasioso giardino interno a più livelli, è situato nella parte più alta dell’omonima piazza, di cui costituisce il fondale con un effetto quasi scenografico. Fu costruito forse dal marchese Palente, sullo scorcio del XVII secolo. A pianta irregolare per l’adattamento alla pendenza della zona e la preesistenza di viuzze circostanti, è costituito da due parti che presentano una ricca fantasia decorativa, raccordate tra loro dall’Arco, che nella parte posteriore si presenta quale prolungamento della facciata. |
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