Le feste in onore di Nettuno

Si celebravano il 23 luglio con giochi e battaglie navali

di Annalisa Venditti

Nell’antica Roma si scelse una calda giornata di luglio per celebrare la festa del dio delle acque. A Nettuno era infatti consacrato il ventitreesimo giorno del mese, quello in cui la siccità raggiungeva il suo culmine. Sotto il suo potere era il governo dei fiumi, delle fonti, dei laghi e del mare.

Il Santuario del Dio si trovava fra l’Aventino e il Palatino, nella vallata del Circo Massimo. Qui, sin da tempi molto antichi, scorrevano le acque di un ruscello. I Neptunalia si celebravano sulle rive del Tevere all’ombra di freschi arbusti, detti umbrae.

In quel giorno avveniva il sacrificio di un toro e muli e cavalli godevano meritato riposo. Eventi ludici vennero associati alla festa, che divenne l’occasione per inscenare suggestive naumachie, coinvolgenti simulazioni di battaglie navali .

L’atmosfera del 23 luglio fa da sfondo ad una celebre lirica del poeta Orazio: "Ma che vuoi fare il giorno di Nettuno? Avanti, Lide, prendi quel vino che nascondi e forza gli argini della saggezza. Guarda: è già pomeriggio e, come se il tempo potesse fermarsi, tentenni a trarre dalla cantina l'anfora che sin dal tempo di Bíbulo riposa? Dopo, dopo canteremo: io canterò Nettuno e i capelli verdi delle Nereidi, tu, al suono della cetra, Latona e le frecce rapide di Cinzia e con l'ultimo languore Venere che in un volo di cigni da Cnido a Cipro risplende sulle Cicladi: anche la notte avrà i suoi sospiri".

L’argomento verrà approfondito nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata da Maria Pia Partisani in onda ogni sabato mattina, dalle 11.00 alle 12.00, su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz).


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