La Pietà Rondanini restaurata in un volume edito da Electa

di Cinzia Dal Maso

Il Palazzo Rondinini, in via del Corso, ospitava fin dal XVII secolo una imponente raccolta di opere d’arte, comprendente dipinti dei massimi pittori del Cinquecento e del Seicento, sculture antiche e moderne. Nel 1801, alla morte del Marchese Giuseppe, nell’androne della nobile dimora era conservato il pezzo più importante di tutta la collezione, tenuto, peraltro, in scarsa considerazione. Come si legge in un inventario del 1807, "in mezzo all’Intercolunnio dell’Ingresso vi è posto un gruppo moderno abbozzato che si dice opera di Michele Angelo Buonaroti, ma si conosce essere stato un equivoco, il medesimo rappresenta una deposizione dalla croce". Si trattava in effetti dell’estrema opera di Michelangelo, incompiuta, a cui l’artista aveva lavorato nel febbraio del 1564, a una settimana dalla morte, per lasciarla poi al servitore Antonio del Franzese. Lontana dai canoni della bellezza classica, pervasa da un insostenibile dolore che divora e consuma le forme, la scultura era difficile da comprendere e da apprezzare. Nello stesso inventario veniva valutata trenta piastre, come una Santa Caterina di scuola francese o un "piede rotondo di porfido baccellato".

Non sappiamo quando era pervenuta ai Rondinini, ma forse era stato lo stesso Marchese Giuseppe ad acquistarla. Fatto sta che all’inizio dell’Ottocento, quando la raccolta fu smembrata e venduta, nessuno pensò di comperare la Pietà michelangiolesca, che restò di pertinenza del Palazzo in tutti i suoi cambiamenti di proprietà. Nel 1904 il Ministero della Pubblica Istruzione l’avrebbe potuta acquistare esercitando il diritto di prelazione, ma lasciò che la scultura passasse, insieme all’edificio, al conte Roberto Sanseverino Vimercati. Questi la tolse dall’androne, per chiuderla in un armadio della biblioteca del primo piano, da cui sarebbe uscita solo poco più di cinquant’anni fa, dopo la vendita alla città di Milano, che la conserva nel Castello Sforzesco.

Alla Pietà Rondinini – o Rondanini, come viene comunemente definita - Maria Teresa Fiorio, Soprintendente ai Beni Artistici e Storici di Milano, dedica un prezioso libro edito da Electa (116 pagine, 72 illustrazioni, 40 euro), in cui rilegge la storia della scultura grazie a un intenso, documentato e appassionato saggio. Completa il volume una nota di Sabina Vedovello, con informazioni tecniche di grande interesse sul recente restauro che ha riportato alla luce la meravigliosa, candida materia del marmo di Carrara, dalla superficie accuratamente lavorata da Michelangelo, con passaggi che vanno dalla perfetta levigatura, come sulle gambe di Cristo, allo stato praticamente grezzo, in cui viene esaltato il riflesso quasi zuccherino del marmo apuano. Nel libro viene anche pubblicata in esclusiva la campagna fotografica realizzata in occasione del restauro.


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