La città in cui fu ritrovata ne vorrebbe il definitivo ritorno La Fanciulla di Anzio, perseguitata dai temporali Fu rinvenuta nel 1878 nel corso di una violenta mareggiata e l’estate scorsa un nubifragio l’ha fatta cadere a terra
In una tempestosa notte del 1878, durante una mareggiata, un’onda più violenta delle altre fece crollare un muro della Villa Imperiale di Anzio. La Fanciulla era lì dietro, quasi intatta, nel nascondiglio che l’aveva salvata per secoli dagli insulti del tempo e degli uomini. La scultura marmorea, alta un metro e settanta centimetri, raffigurava una giovane vestita di un lungo chitone e di un ampio mantello, con i capelli annodati un po’ alla buona sulla fronte. Furono alcuni pescatori a vederla per primi, il mattino seguente, e a dare l’allarme. Il principe don Pietro Aldobrandini, proprietario del terreno, regalò poche lire ai pescatori e fece portare la scultura nell’atrio della sua dimora anziate, la Villa Sarsina, dove rimase fine al 1908, quando fu acquistata dallo Stato Italiano per 450 mila lire - una somma enorme per quei tempi - ed entrò con tutti gli onori nelle collezioni del Museo Nazionale Romano. Venne così scongiurato il pericolo che anche quest’opera, come tante altre, lasciasse il suolo italiano per finire in una collezione privata statunitense. L’interessamento di una milionaria di Boston, appassionata di arte e archeologia, come riferisce un articolo del maggio 1907 apparso su "Illustrazione italiana", aveva portato gli Aldobrandini a presentare "regolare domanda all’ufficio di esportazione di oggetti d’arte in Roma per avere il permesso di far emigrare la statua della quale il Ministero dell’Istruzione nulla sapeva". Per fortuna Luigi Bistolfi, un solerte quanto preparato ispettore di quell’ufficio, inviato ad Anzio, si rese immediatamente conto che la statua non era una banale copia, ma un pezzo unico e importantissimo e diede ai proprietari una secca e decisa risposta: "mi pregio invitare la s.v. a fare consapevole il Ministro dell’esistenza di questa originalissima opera, per la quale io mi rifiutai di rilasciare il permesso di esportazione, permesso che il nostro ufficio rilascerà solo quando il Ministero ne dia autorizzazione". Il permesso, naturalmente, non fu mai dato e lo Stato si affrettò a concludere la vendita, anche se non mancò uno strascico di polemiche per il prezzo pagato, ritenuto troppo elevato. "Ma quel che è fatto è fatto - concludeva l’articolo della ‘Illustrazione Italiana’ - e per questa volta, è ben fatto. E la bella statua sarà degnamente collocata in apposita tribuna, nel Museo delle Terme". Dal 1998 la "Fanciulla" è esposta nella sede di Palazzo Massimo, dove tutti possono ammirarla mentre sembra avanzare reggendo il mano un vassoio con alcuni oggetti votivi, una benda di lana e un ramoscello d’alloro. La veste, come l’acconciatura, è in disordine, e scivola sulla spalla, che rimane nuda, per andare a coprire parzialmente il piede. Alcuni studiosi la ritengono copia romana di un bronzo ellenistico, altri la giudicano un originale del III secolo a.C. Paolo Moreno, nella sua opera dedicata alla "Scultura Ellenistica", ha proposto di vedere nella statua una Pizia, ossia una sacerdotessa del tempio di Apollo a Delfi, colta nell’atto, colta nell’atto di bruciare focacce o farina d’orzo, per dare inizio alla pratica oracolare. Moreno ha indicato, per l’originale dell’opera, una datazione anteriore alla fine del III secolo a.C. Dopo tale data, infatti, non ci furono più Pizie giovani. Tutta colpa di un tale Echecrate, che nel 217 a.C. aveva partecipato alla battaglia di Rafia. Costui si era invaghito di una delle vergini consacrate e aveva osato rapirla. Per impedire che una simile empietà potesse ripetersi, da allora la Pizia venne scelta tra donne mature, che avessero passato la cinquantina e fossero, per dirla francamente, "contro la tentazione". Qualche anno fa la Fanciulla è tornata a casa, anche se per un breve periodo: nell’estate del 2002 è stata al centro di una mostra al Museo Archeologico di Villa Adele ad Anzio. In quell’occasione il sindaco, Candido De Angelis, si fece portavoce del desiderio dei suoi concittadini che la statua potesse rimanere per sempre nel luogo ove era stata ritrovata. Gentile, ma ferma, fu la risposta di Marina Sapelli, responsabile del Museo di Palazzo Massimo: "partecipare alla valorizzazione dell’archeologia laziale è una delle soddisfazioni maggiori della nostra Sovrintendenza. A molti musei locali sono stati ridati materiali del Museo Nazionale Romano come depositi a tempo indeterminato e lo stesso si pensa di fare per Anzio. Per quanto riguarda la Fanciulla, però, questo non è possibile: dal 1909 lega il suo nome al Museo delle Terme ed è un contributo fondamentale per il nostro percorso espositivo. Potrebbe essere realizzato un suo calco da esporre stabilmente ad Anzio". La misteriosa Fanciulla, però, sembra essere perseguitata dal maltempo. Mentre era esposta al Colosseo nella mostra "Il rito segreto", nella notte tra il 2 e il 3 agosto scorsi, durante un temporale violento come quello che l’aveva fatta ritrovare, un colpo di vento ne ha provocato la caduta. Inevitabili i danni, anche se non troppo gravi, visto che il vassoio che la sacerdotessa tiene in mano, frantumandosi, ha protetto il bel volto. Appena completato il restauro, De Angelis è tornato alla carica, sostenuto da tutto il Consiglio comunale e da una sottoscrizione di migliaia di cittadini di Anzio. "Il Comune ha dato ampia dimostrazione di poter gestire la presenza di importanti reperti nel proprio museo, come si evince anche dal prestito avuto dal Louvre per oltre un anno della ‘Venere di Anzio’ e dagli apprezzamenti avuti da esponenti del famosissimo museo francese", si legge in un recente Ordine del Giorno del Consiglio. E, visto "che esistono tutte le condizioni di sicurezza nel Museo Civico Archeologico", il Consiglio ha dato "mandato al Sindaco di avviare tutte le procedure necessarie con il Ministero dei Beni Culturali e la Sovrintendenza competente affinché si possa ottenere la custodia della Fanciulla d’Anzio". |
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