Gli ex-voto di un Santuario della zona parlano dei malanni di oltre 2000 anni fa Il Ponte di Nona sulla via Prenestina
Poco prima del suo quindicesimo chilometro, la via Prenestina scavalca il torrente Marrana con le poderose arcate del Ponte di Nona, così chiamato appunto perché si trova al nono miglio della strada. Il traffico vi scorre veloce, senza che un cartello inviti i frettolosi automobilisti a fermarsi un attimo per ammirarne le antiche forme agili e possenti. Lungo circa 72 metri e alto al centro 16 metri, il ponte è sorretto da sette arcate, ognuna con sei metri di luce. La struttura è attribuita alla fine del II secolo a.C. o all'inizio del I sec. a.C., periodo in cui Silla fece ricostruire tutti i ponti della zona, distrutti durante la guerra civile con Mario. Il nucleo in calcestruzzo è rivestito da opera quadrata di pietra gabina, mentre le chiavi di volta sono in travertino e le testate in tufo rosso dell'Aniene. Un piccolo ponticello in pietra gabina, più antico (II secolo a.C.), posto sotto l'arco centrale e della stessa luce, testimonia il periodo in cui la via Prenestina non correva in rettifilo, ma seguiva il saliscendi della collina. Presso il ponte sorgeva la stazione romana ad Nonum, quasi completamente distrutta tra il 1963 e il 1964 per l’estrazione della pozzolana. Due campagne di scavo del 1975 e del 1976 hanno permesso il recupero di un gran numero di ex-voto in terracotta, raffiguranti parti del corpo sanate o di cui si chiedeva la guarigione, certamente pertinenti a un santuario di età repubblicana, collegato ad una sorgente di acque minerali e terapeutiche e frequentato tra il 250 e il 150 a.C. da una comunità rurale piuttosto povera, come dimostra la bassa qualità della maggior parte degli ex-voto. Calvin Wells, che univa in sé la duplice competenza di medico e di archeologo, tentò di ricostruire i problemi di salute degli abitanti dell’area del Ponte di Nona proprio attraverso gli ex-voto rinvenuti durante la prima campagna di scavo del Santuario. Innanzi tutto, Wells rilevava una grande differenza tra il numero di piedi, 752, e quello di mani, appena 142. Forse molti piedi furono offerti per problemi artritici, diffusi tra gli agricoltori e, in genere, tra coloro che si dedicano a lavori pesanti. In comunità come quella di Ponte di Nona è assai comune l’osteoartite delle vertebre del collo, causa anche di un dolore nella parte posteriore del capo, con forti mal di testa occipitali: ecco a cosa si dovrebbe riferire una parte dei ben 380 ex-voto di teste. Altri ex-voto di questo tipo potrebbero essere stati offerti per l’emicrania, caratterizzata, in genere, da dolori che colpiscono, come sottintende il nome, un solo lato del capo: 38 terrecotte rappresentano proprio mezze teste. Molti sono i genitali maschili, alcuni dei quali si potrebbero riferire a malattie veneree come la gonorrea, che con la sua complicazione dell’artrite gonococcale si collegherebbe a parte delle raffigurazioni di piedi, spalle e ginocchia. |
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