La sistemazione, voluta da Sisto V, fu opera di Domenico Fontana Un incrocio "ad arte" con Quattro Fontane Dalle nicchie agli angoli, quattro statue con sfondi scenografici e ornamenti vegetali ornano l’antico quadrivio L’incrocio delle Quattro Fontane costituiva nel XVI secolo l’intersezione tra la strada Pia (via del Quirinale -XX Settembre) e quella Felice (via delle Quattro Fontane), fatta costruire dal Sisto V (1585-90) su progetto di Domenico Fontana. Spaziando con lo sguardo, si possono intercettare all’estremità di via XX Settembre - via del Quirinale, la michelangiolesca facciata interna di Porta Pia e, dal lato opposto, la sagoma delle due grandi statue con Alessandro e Bucefalo, che Sisto V, molto prima dell’attuale sistemazione alla base dell’obelisco (1782), aveva voluto disposte frontalmente dinanzi all’imboccatura della strada ed ornate con una fontana. Due sfondi altrettanto suggestivi concludono la successione via Sistina - via delle Quattro Fontane - via Depretis: la scalinata della chiesa della Trinità dei Monti con l’obelisco sallustiano innalzato nel 1789 e, dalla parte opposta, l’abside di S. Maria Maggiore, dinanzi alla quale si innalza l’obelisco eretto nel 1587 da Domenico Fontana. Quando Sisto V fece aprire la via Felice avrebbe voluto coronarla, prima di ridiscendere verso 1’Esquilino, con quattro statue di santi, ciascuna ad un angolo del quadrivio. Domenico Fontana preferì ornarla con le quattro fontane che danno il nome alla via, ognuna caratterizzata da una statua giacente su un fianco, più grande del naturale, con sfondi scenografici e ornamenti vegetali, tra i cui anfratti scorrono rivoli d’acqua che si versano nelle piccole vasche di marmo semicircolari alla base. Ciascuna fontana è contenuta in una nicchia, di forma rettangolare e di dimensione diversa, scavata negli spigoli smussati dei palazzi, ad eccezione di quella sull’angolo del fabbricato dell’Istituto Romano Beni Stabili. Le statue, di modesto valore artistico, vennero realizzate in parte con peperino proveniente dal Settizonio, il monumentale edificio di età severiana alle pendici del Palatino, demolito da Domenico Fontana per trarne il materiale necessario alle imprese edilizie volute da Sisto V. Probabilmente disegnate da un buon architetto, ma eseguite da mediocri scultori, furono realizzate tra il 1588 e il 1590. Le fontane erano alimentate dalla Acqua Felice - che procedeva sulla via Pia - e costruite, sembra, per interessamento di privati che avevano proprietà nelle vicinanze. Tre di esse sarebbero state fatte costruire nel 1588 da Muzio Mattei, la cui casa sorgeva sul luogo dell’attuale Palazzo del Drago e una quarta da un non meglio identificato Giacomo Gridenzoni, nel 1593. All’angolo del Palazzo Galoppi-Volpi, sulla destra di chi giunge da Piazza Barberini, di fronte alla chiesa di S. Carlino, dalla parte opposta, è la statua di Giunone (o della Fortezza), figura di donna prosperosa con i simboli regali (leone e corona) e con vicino un pavone. Il fondale stalattitico è dominato al centro da una grande palma. All’angolo della chiesa di S. Carlino, su un fondale stalattitico con al centro il fusto di un albero, è rappresentato il Tevere con la lupa - simbolo di Roma, che esce da una caverna - con folta e fluente capigliatura e in atto di sostenere una cornucopia piena di frutta. Sullo spigolo del Palazzo Albani Del Drago, da uno sfondo di canne fluviali appare l’Arno (secondo altri l’Aniene), con capigliatura riccioluta, affiancato da un leone, emblema araldico di Firenze. Verso palazzo Barberini, fiancheggiata da un simbolico cane e appoggiata con un gomito ad un trimonzio (simile a quello dello stemma di Sisto V), sullo sfondo di una finestra con ornati vegetali, appare Diana (Fedeltà), con la luna seminascosta fra i capelli. Sulla vasca sono scolpite una stella e una testa di leone. Tradizionalmente attribuita a Pietro da Cortona, era ancora incompiuta nel 1665, quando Lieven Cruyl riprodusse in un disegno il quadrivio. L’opera venne completata scegliendo per la cornice della nicchia e della finestra superiore, che si apriva sul giardino retrostante, un disegno simile a quello del vicino portale, che introduceva ai giardini Barberini. |
|