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Fu voluto da Paolo V quale "Mostra" del suo acquedotto

Nel Fontanone del Gianicolo
l’acqua è la vera protagonista

Grazie al radicale restauro finanziato dal Comune e dalla Fondazione Bnc,
il monumento è tornato al suo originale splendore

Sul Gianicolo Paolo V (1605-21) fece erigere, tra il 1610 e il 1614, la Fontana-Mostra dell’acqua Paola, al termine dell'acquedotto attivato dal Pontefice, da cui prende il nome, per l’approvvigionamento idrico del Trastevere, fino ad allora rifornito soltanto da pozzi e dal Tevere. Si trattò, però, di acqua non perfettamente potabile, per cui i romani delusi coniarono il detto: "Valere quanto l'acqua Paola", cioè valere poco o nulla!

In effetti l'acquedotto Paolo corrispondeva a quello di Traiano, ripristinato nel Rinascimento, di cui un braccio venne distaccato per rifornire il Vaticano e le fontane di Piazza San Pietro. L'acqua, portata dal Lago di Bracciano, nell'antichità era servita a mettere in movimento i mulini di Roma.

La Fontana, soprannominata dai romani il "Fontanone", fu costruita da Giovanni Fontana, (1540-1614) in collaborazione con Flaminio Ponzio (1560-1613). Nel progetto originario il prospetto si apriva sulla loggia retrostante, con tre finestre in corrispondenza degli archi centrali, mentre gli archi laterali erano ciechi. L’acqua si riversava in cinque vasche di granito poste negli intercolumni degli archi.

La prova generale del funzionamento della Mostra fu caratterizzata da una fuoriuscita dell'acqua talmente forte da rompere la balaustra di marmo e precipitare a valle: allora non c'era la piazza attuale ed il Fontanone era pressoché a picco sulla via sottostante.

L’inaugurazione fu accompagnata dal plauso dei romani, accorsi per ammirare l’imponente massa d’acqua che si riversava a cascata, tanto da ispirare al poeta tedesco Platen una delle sue più belle liriche. Ma Pasquino, eterno scontento scrisse:

"Il miracolo è fatto, o Padre Santo / Con l’acqua vostra, che vi piace tanto / Ma sarebbe il portento assai più lieto / Se l’acqua la cangiaste in vin d’Orvieto".

Nel 1690 il pontefice Alessandro VIII, Ottoboni (1689-91) provvide all'espurgo delle condutture e alla immissione di nuove acque e fece creare davanti alla fontana l'attuale largo piazzale, che rafforzò con solide opere in muratura. Fece inoltre aggiungere alla fontana l'ampia e magnifica vasca di marmo bianco, realizzata da Carlo Fontana, in sostituzione delle cinque piccole conche, uno degli elementi più spettacolari dell'opera che conferisce maggiore grandiosità alla mostra. Tali lavori, per i quali furono spesi 5.200 scudi d'oro, sono ricordati in una iscrizione, sormontata dallo stemma papale, apposta sotto l'arco della nicchia centrale: "ALEXANDER VIII OTTHOBONVS VENETVS P.M. / PAVLI V PROVIDENTISSIMI PONT. BENEFICIVM TVTATVS / REPVRGATO SPECV NOVISQVE FONTIBVS INDVCTIS / RIVOS SVIS QVEMQVE LABRIS OLIM ANGVSTE contNTO / VNICO EODEMQVE PERAMPLO LACV EXCITATO RECEPIT / AREAM ADVERSVS LABEM MONTIS SVBSTRVXIT / ET LAPIDEO MARGINE TERMINAVIT ORNAVITQVE / ANNO SALVTIS MDCLXXXX PONTIFICATVS SVIS SECVNDO".

Il Fontanone si compone di un edificio il cui principale motivo è rappresentato da tre solenni arcate centrali da cui l’acqua precipita a cascata nell’immensa vasca di marmo. Alle estremità del prospetto sono due arcate più basse dalle quali l’acqua sbocca da due mascheroni irruente e torrenziale.

Sei grandi colonne ioniche, delle quali le quattro di mezzo di granito rosso e le altre due di bigio, erette su basi molto alte, sostengono la trabeazione con intagli e la seguente iscrizione: "ANNO DOMINI MDCXII PONTIFICATVS SVI SEPTIMO".

Sopra l'architrave si eleva l'attico, a sua volta sormontato da una nicchia ad arco con lo stemma del papa - drago sovrastato da un'aquila di m. 3,90 - sorretto da due geni alati - alti ciascuno m. 3,70, opera di Ippolito Buzio (1610) - con l'ampia lastra marmorea, elemento centrale dell'intera composizione nella quale si legge:

"PAVLVS QVINTVS PONTIFEX MAXIMVS / AQVAM IN AGRO BRACCIANENSIS / SALVBERRIMIS E FONTIBVS COLLECTAM / VETERIBVS AQVAE ALSIETINAE DVCTIBVS RESTITVTIS / NOVISQVE ADDITIS / XXXV AB MILLIARIO DVXIT".

L’epigrafe è, però, inesatta in quanto dice che per condurre l'acqua vennero "restaurati gli antichi condotti dell'acqua Alsietina", proveniente dal "lacus Alsiatinus" (lago di Martignano), anziché quelli dell'acqua Traiana.

Al di sopra si svolge una specie di timpano, adorno ai lati da cartocci con lo stemma del Pontefice, sorretto da due geni alati scolpiti da Ippolito Buzio nel 1610, sormontati da una croce posta fra due fanali, ai lati figurano gli animali araldici di Casa Borghese, l’aquila e il drago.

Nella costruzione del Fontanone furono utilizzati marmi bianchi e policromi presi da edifici del Foro Romano e dal Tempio di Minerva al Foro di Nerva, mentre le colonne provengono dall’antica Basilica di S. Pietro.

Sempre per volontà di Alessandro VII, l’ampio giardino alle spalle della Mostra venne adattato a Orto Botanico, comunemente detto Giardino dei Semplici, affidato alle cure dell'Università della Sapienza.

Nel 1820 Pio VII avviò il trasferimento dell'Orto Botanico nel giardino di Palazzo Salviati, ai piedi del Gianicolo, che venne inaugurato da Leone XIII nel 1823.

Un aneddoto riportato da Domenico Guerrazzi accompagna la storia della Fontana-Mostra del Gianicolo. Risale all'estate del 1849, quando i francesi che assediavano Roma interruppero l'afflusso d'acqua alla città. Si racconta che gli zuavi andassero a dormire nelle ore calde dentro la grande vasca, al riparo dal sole cocente. Il comandante francese un giorno venne a sapere che attraverso le conduttore vuote alcuni patrioti si stavano avvicinando al suo quartiere generale; non si sa se la notizia corrispondesse a verità, ma nel dubbio si affrettò a riaprire subito le conduttore, causando un bel bagno improvviso a oltre cinquanta zuavi che dormivano.

A destra dell’Orto Botanico sorgeva il Casino Savorelli, dove Garibaldi nel 1849 pose il suo quartier generale nella difesa di Roma assediata dal corpo d’armata francese agli ordini di Oudinot.

Sottoposto a un radicale intervento di restauro, per un costo di più di un milione di euro, finanziato dal Comune di Roma e dalla Fondazione Bnc, il Fontanone è tornato al suo originario splendore. Sono state effettuate operazioni di pulitura, disinfezione, diserbo, consolidamento e riadesione delle parti staccate. Sono inoltre stati ripristinati gli intonaci, le antiche coloriture ed è stata impermeabilizzata la vasca.

di Antonio Venditti

14 settembre 2004

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