Per Sorano di Efeso, medico vissuto a Roma nel II
sec. d.C. ed autore di un trattato di ginecologia, una brava ostetrica doveva
avere "un’istruzione di base, un certo grado di intelligenza, memoria, amore
per il lavoro, discrezione, una sensibilità viva, robustezza, dita lunghe e
affusolate, unghie tagliate corte" e, soprattutto, non doveva perdere la
calma e scoraggiarsi nei momenti critici.
Spesso le levatrici, però, a cui non era richiesto
di prendere un diploma, avevano acquisito poche nozioni e in maniera piuttosto
frettolosa e tra loro, a detta degli antichi, c’era anche chi pensava soltanto
ad arricchirsi. Ad esempio somministrando alle donne in difficoltà droghe per
abortire o prestando la loro opera nello scambio di culle e nel traffico dei
neonati.
A parte i lati oscuri della professione e alcuni
casi di corruzione, è difficile non commuoversi dinanzi alle lapidi funerarie
che ricordano queste donne-medico chiamate ad assecondare il processo della
vita.
Spesso schiave, a volte affrancate, o al servizio
da anni in un’unica famiglia, le ostetriche vennero di frequente immortalate al
lavoro. Come Scribonia Attice di Ostia, rappresentata in un rilievo in
terracotta, oggi conservato al Museo di Ostia Antica, mentre aiuta una
partoriente negli attimi salienti che precedono la nascita del figlio.
Volge lo sguardo allo spettatore Scribonia Attice,
come a dire che il suo amore per la vita non l’ha, tuttavia, liberata dalla
prigione della morte.
L’argomento è stato approfondito nel corso di
"Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in
onda ogni sabato mattina, dalle 11.00 alle 12.00, su Nuova Spazio Radio (88.150
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