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Molte si arricchivano con gli aborti e il traffico di neonati

Le ostetriche nell’antica Roma

Per Sorano di Efeso, medico vissuto a Roma nel II sec. d.C. ed autore di un trattato di ginecologia, una brava ostetrica doveva avere "un’istruzione di base, un certo grado di intelligenza, memoria, amore per il lavoro, discrezione, una sensibilità viva, robustezza, dita lunghe e affusolate, unghie tagliate corte" e, soprattutto, non doveva perdere la calma e scoraggiarsi nei momenti critici.

Spesso le levatrici, però, a cui non era richiesto di prendere un diploma, avevano acquisito poche nozioni e in maniera piuttosto frettolosa e tra loro, a detta degli antichi, c’era anche chi pensava soltanto ad arricchirsi. Ad esempio somministrando alle donne in difficoltà droghe per abortire o prestando la loro opera nello scambio di culle e nel traffico dei neonati.

A parte i lati oscuri della professione e alcuni casi di corruzione, è difficile non commuoversi dinanzi alle lapidi funerarie che ricordano queste donne-medico chiamate ad assecondare il processo della vita.

Spesso schiave, a volte affrancate, o al servizio da anni in un’unica famiglia, le ostetriche vennero di frequente immortalate al lavoro. Come Scribonia Attice di Ostia, rappresentata in un rilievo in terracotta, oggi conservato al Museo di Ostia Antica, mentre aiuta una partoriente negli attimi salienti che precedono la nascita del figlio.

Volge lo sguardo allo spettatore Scribonia Attice, come a dire che il suo amore per la vita non l’ha, tuttavia, liberata dalla prigione della morte.

L’argomento è stato approfondito nel corso di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni sabato mattina, dalle 11.00 alle 12.00, su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz).

di Annalisa Venditti

16 novembre 2004

 

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