Le calzature dei Romani: il loro biglietto da visita

di Annalisa Venditti

Scarpe comode e confortevoli. Gli antichi romani, di certo attenti alla moda e all’eleganza, sempre attribuirono però a questo importante accessorio una valenza funzionale. Con le scarpe, insomma, si doveva camminare meglio, proteggendosi dall’acqua, dal freddo e dalle irregolarità del terreno, senza perdersi in inutili orpelli. E guardando i piedi di un uomo si capiva facilmente a quale ceto appartenesse.
I sandali, chiamati soleae o sandalia, legati con delle striscioline di cuoio che giravano intorno alla caviglia, non si potevano utilizzare per uscire in pubblico. In quel caso andavano indossati i calcei: stivaletti alti fino al polpaccio, con due aperture verticali sui lati, chiuse da quattro strisce di cuoio avvolte intorno alla gamba.
Potevano essere di due tipi. Gli alti dignitari dello Stato, di nobile stirpe, indossavano un modello in pelle rossa, adornato da una fibbia a forma di mezzaluna d’avorio o d’argento. Per gli altri cittadini, i calcei erano di pelle nera e senza ornamenti. Se si era ospiti in casa altrui per un banchetto, era necessario indossare, prima di entrare nella camera da pranzo, le soleae. Chi non aveva servi che se ne occupassero, provvedeva da solo recando con sé, in un fagotto, le scarpe “da camera”.
Era considerato sconveniente indossare in casa le calzature portate per strada, così come indegno era girare per la città con i sandali. Non c’era alcuna differenza tra le scarpe da uomo e quelle da donna: le calzature femminili erano solo più morbide, colorate e, volendo, impreziosite da fili di perle e gemme preziose. Agli schiavi e ai contadini spettavano le sculponae, una specie di zoccoli in legno. D’inverno, per proteggersi dal freddo, usavano un espediente più rudimentale, fasciando i piedi con pelli non conciate o stracci di lana. La caliga era il sandalo militare: aveva la suola rinforzata da grandi chiodi appuntiti e una fascia formata da strisce di cuoio che lasciavano libera la punta delle dita, coprendo però il piede e la caviglia. Germanico condusse il figlio in tenera età negli accampamenti militari, crescendolo a tal punto secondo i costumi dei soldati da far realizzare per lui delle piccole caligae, che gli valsero per sempre, anche quando divenne Imperatore, il soprannome di Caligola. Gli attori tragici indossavano i cothurni. Un modello fatto a stivaletto, alto fino a mezza gamba, veniva usato per la caccia. I coturni potevano anche avere un’alta suola di legno ed essere completati da una fascia di pelle o di stoffa che rispendeva il colore dell’abito indossato. Per via della suola così massiccia, erano calzati indifferentemente al piede destro o al sinistro. Proprio per questo, nel linguaggio comune, si apostrofavano cothurni coloro che, a seconda della situazione, si schieravano dall’una o dall’altra parte. L’argomento verrà approfondito nel corso dell’ “Intervista possibile” di “Questa è Roma!”, la trasmissione di Maria Pia Partisani, in diretta ogni sabato mattina, dalle 9.30 alle 11.00, su Nuova Spazio Radio (88.150).

INDIETRO

Copyright 2003-2010 © Specchio Romano