L’antica via del Mortaro nel rione Trevi

Ricca di ricordi storici, è ravvivata dall’elegante Teatro de’ Servi

di Cinzia Dal Maso

Via del Mortaro si trova nel Rione Trevi, tra via del Tritone e Piazza Poli. Per un periodo ebbe il nome di vicolo del Mortale e del Merangolo. Sulla stretta e angusta strada, secondo quanto riferisce Augusto Castellani, fino alla seconda metà dell’Ottocento si affacciavano poveri abituri posti ai pianterreni delle case, paragonabili ai "bassi" napoletani. Nel 1883 una parte del vicolo venne eliminata per la realizzazione di via del Tritone.

Il nome della via deriva da un mortaio di pietra, in pratica un grosso pestasale, che faceva da vasca ad una fontanella oggi scomparsa. Secondo Pietro Romano, grande studioso della toponomastica capitolina, la strada, invece, dovrebbe la sua denominazione alla famiglia Mortaio o Mortari, che però non risulta aver avuto case o altri possedimenti in questa parte della città.

Sulla strada si affaccia l’abside della chiesa di Santa Maria in Via, ricordata fin dal 955, ma ricostruita molte volte, l’ultima della quali alla fine del Cinquecento, ad opera di Francesco da Volterra e su disegno di Giacomo della Porta. Lungo la via, sul muro della chiesa, era una buca nella quale le giovani povere non maritate potevano introdurre brevi suppliche, raccontare le loro pene, le delusioni ricevute e chiedere un soccorso in denaro. Un’iscrizione recitava: "questa la buca delle zitelle". Nella viuzza, infatti, ebbe sede, tra il 1576 e il 1724, prima in un locale a fianco della sagrestia di Santa Maria in Via, poi in un vero e proprio Oratorio, la Confraternita che aveva tra i suoi fini quello di sostenere e accasare le fanciulle povere della parrocchia, in seguito trasferitasi nell’attuale Oratorio del Santissimo Sacramento.

Scavi effettuati nel vicolo nel 1890 portarono al rinvenimento del coperchio di un sarcofago cristiano del V-VI secolo, con incisa una croce e l’iscrizione "hic quiescit Vitellia".

Oggi via del Mortaro è un angolo suggestivo ed elegante di Roma, frequentato soprattutto dagli appassionati del palcoscenico, che si recano al Teatro de’ Servi. Il teatro ebbe un’inaugurazione piuttosto movimentata. La prima commedia che vi si rappresentò fu "De Pretore Vincenzo", di Eduardo De Filippo. Nel secondo atto, la raffigurazione di un Paradiso visto attraverso gli occhi di uno scugnizzo fece indignare la stampa cattolica, che iniziò una campagna denigratoria. I padri "Servi di Maria", proprietari del teatro, invitarono la compagnia ad andarsene.

Completamente ristrutturato nell’ottobre del 2002, il Teatro de’ Servi può essere considerato uno dei più bei teatri, tra quelli di media capienza della Capitale. Da questa sera e fino al 30 maggio, è in scena, grazie alla compagnia Venturini-De Vita, un capolavoro della drammaturgia di tutti i tempi, "Il malato immaginario" di Molière. Il regista Franco Venturini propone una coraggiosa lettura del testo, tutta giocata sulla caratterizzazione dei personaggi.

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