Il suo mito vive al "Museo di Sisi" nella reggia viennese di Hofburg

Il soggiorno romano di Elisabetta d’Austria

In vetrina vestiti, ritratti, oggetti personali e persino la lima con cui l’anarchico Luccheni nel 1898 a Ginevra stroncò la sua vita

di Alessandro Venditti

La notte del 7 dicembre 1869, con un treno speciale proveniente da Ancona, giungeva a Roma per un breve soggiorno Elisabetta Amelia Eugenia di Wittelsbach, Imperatrice d’Austria, passata dalla storia con un diminutivo capace di evocare atmosfere da sogno: Sissi.

La giovane Imperatrice – aveva 32 anni – prese alloggio a palazzo Farnese, ospite della sorella Maria Sofia e di suo marito Francesco II, soprannominato Franceschiello, rifugiatisi a Roma dopo la capitolazione di Gaeta (1861) e la fine del regno borbonico nell’Italia meridionale. Proprio in quei giorni si apriva solennemente il I Concilio Ecumenico, indetto da Pio IX. Sissi non poté fare a meno di assistere nella basilica di San Pietro parata a festa, il 9 dicembre, insieme a molte altre teste coronate, a una cerimonia ufficiale di ben sette ore. Elisabetta, però, riuscì a resistere appena un’ora, prima di tornare ad affrontare il temporale che infuriava su Roma. Il giorno seguente andò a rendere omaggio al Pontefice in Vaticano, che fu con lei loquace e amabilissimo. Parlava, però, italiano e Sissi non riuscì a capire praticamente nulla.

Tre giorni dopo, Pio IX restituiva la visita, recandosi a Palazzo Farnese. A Sissi sembrò, come scrisse in una lettera al marito Francesco Giuseppe, "un subisso di cerimonie. Eravamo tutti adunati ad aspettarlo, inginocchiati ai piedi della scala". La conversazione si svolse di nuovo in italiano e l’Imperatrice se ne estraniò, rimanendo molto colpita dall’aspetto del Papa, con la sua berretta rossa e il mantello di porpora e d’ermellino, che – secondo lei - lo facevano somigliare all’imperatrice Carolina Augusta.

Il vero motivo del soggiorno romano di Sissi era, però, l’imminente e attesa nascita del primo e unico figlio degli ex sovrani di Napoli. Proprio la notte di Natale, Maria Sofia mise alla luce una bambina. Sissi assisteva premurosamente la sorella giorno e notte. Aggirandosi nelle fredde stanze di palazzo Farnese, si prese una bella tosse, che cercava di curarsi con il latte d’asina. Ma quando il 16 gennaio Elisabetta fu invitata a una caccia alla volpe, l’eccitazione per la battuta la fece guarire di colpo. L’aristocrazia romana si diede appuntamento alla Tomba di Cecilia Metella e l’Imperatrice arrivò alle 11 a porta San Sebastiano in carrozza. Il comitato delle cacce aveva preparato una ricca colazione sotto una tenda ornata di fiori. Dopo mangiato, cominciò la caccia, durante la quale furono stanate parecchie volpi, anche se non ne fu presa nemmeno una. I nobili galopparono per tre ore e Sissi, con un magnifico vestito da amazzone, rimase incantata dai colori e dalla dolcezza del paesaggio della campagna romana. Il giorno seguente lasciò Roma, promettendo di tornarvi. Non fu così. La bella Imperatrice concluse i suoi giorni nel 1898 senza aver più messo piede nella Città Eterna.

Al suo mito intramontabile la città di Vienna ha dedicato un museo, inaugurato lo scorso aprile nelle prime sei sale degli appartamenti imperiali della Hofburg, per oltre 600 anni residenza della dinastia asburgica. Qui Rolf Langenfass, scenografo di fama internazionale, ha ricreato per il pubblico un’immagine di "Sisi" – così la chiamano gli austriaci – che trascende dai cliché tradizionali, per essere il più aderente possibile alla realtà. Il Museo di Sisi e gli appartamenti dell’Imperatrice, con i loro arredi storici autentici, sono diventati una tappa irrinunciabile di ogni visita a Vienna, insieme con le stanze private e ufficiali di Francesco Giuseppe e con il Museo delle Argenterie di Corte, cui è possibile accedere, ogni giorno dalle 9.00 alle 17.00, con un unico biglietto.

Nel museo dedicato a Elisabetta, ambientato in una cornice di forte suggestione, le testimonianze si susseguono per far rivivere un passato di glorie e magnificenza, ma anche di dolore e irrequietezze. L’esposizione, articolata tematicamente, va dagli anni spensierati della giovinezza in Baviera, all’inaspettato fidanzamento con l’imperatore Francesco Giuseppe e agli anni difficili della vita a Corte, dove emerse tutto il carattere ribelle di Sissi, il suo culto per la bellezza, l’ossessione per una linea snella, l’amore per lo sport e le liriche appassionate in cui si cimentava. D’altronde era considerata una delle donne più belle della sua epoca e la sua giornata era scandita dalle varie cure estetiche. I lunghi capelli venivano pettinati per due o tre ore al giorno. A differenza di molte altre donne del suo tempo, però, detestava il trucco pesante o i profumi troppo intensi. Tra gli oggetti esposti, la bilancia su cui l’Imperatrice si pesava ogni giorno, la sua elegantissima veste da camera e le sue ricette di bellezza segrete. Impossibile non restare incantati di fronte alla copia perfetta dell’abito d’addio al nubilato di Sissi – l’originale è troppo delicato per essere esposto al pubblico – con un trionfo di balze, piegoline e ricami orientali, in grado di esaltarne la figura slanciata, con un punto vita che misurava appena 50 centimetri. Le forme eleganti, il volto inquieto, si possono ammirare negli splendidi ritratti, il più celebre dei quali, eseguito nel 1685 da Franz Xaver Winterhalter, la raffigura con l’abito da ballo bianco tempestato di stelle ricamate. Anche la lunga, foltissima chioma, era ornata di stelle di diamanti.

La serie dei ritratti si interrompe bruscamente quando Sissi aveva poco più di 40 anni. Voleva passare alla storia come una donna giovane e avvenente e non sopportava di mostrare i segni che l’età lasciava sul suo viso. Già da tempo non aveva più permesso che la fotografassero e velette e ombrellini parasole divennero i suoi più fedeli compagni. Dopo la morte del figlio Rodolfo i viaggi furono la sua unica consolazione. Nel museo di Vienna si può apprezzare la ricostruzione della lussuosa carrozza di corte dell’Imperatrice, con un salotto e un comodo vagone letto. Per chi non rifugge dai particolari più macabri, c’è la lima con cui l’anarchico Luigi Luccheni la colpì al petto il 10 settembre 1898 sul lungolago di Ginevra. La sventurata cadde, ma si rialzò subito, convinta di essere stata solo spinta a terra. Si affrettò per non perdere la nave che la doveva portare a Montreux. Una volta a bordo svenne: le aprirono il corsetto, scoprendo una minuscola ferita. Di lì a poco Sissi, riportata in albergo a Ginevra, si spegneva, consegnando il suo mito all’immortalità.

Per tutte le informazioni sul Museo, si può visitare il sito www.hofburg-wien.at

 

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