Gli archeologici bikini delle Romane

I "due pezzi" di 2000 anni fa: il costume che non è mai fuori moda

di Annalisa Venditti

Coloratissimi, a tinta unita o dalle mille fantasie: è arrivato il momento dei bikini, tra tutti gli accessori femminili forse i più sensuali. Pure le nostre progenitrici non furono esenti dalla famigerata "prova" che può trasformare in un’esperienza traumatica il primo bagno della stagione. La storia di questo capo d’abbigliamento è, infatti, più antica di quello che, normalmente, si crede. Nelle cronache ufficiali l’invenzione si fa risalire al 1946, quando due geniali stilisti francesi, Louis Reard e Jacob Heim, "ritagliarono" nella stoffa dei goffi costumi anteguerra i due pezzi che avrebbero cambiato la storia della cultura balneare. Ma questi rivoluzionari non crearono nulla di nuovo, semmai riproposero una moda antica quanto la vanità femminile. Proprio così: il due pezzi lo portavano anche le antiche romane. Lo testimonia uno splendido mosaico rinvenuto nella villa siciliana di Piazza Armerina, probabile residenza di caccia di Massimiliano Erculeo, correggente insieme all’Imperatore Diocleziano (284-305 d.C.). Nella cosiddetta "Stanza delle dieci ragazze" alcune fanciulle del IV sec. d.C. sono per l’appunto raffigurate con un reggiseno a fascia ed un grazioso slip poco sgambato. Due giocano a palla, una coppia si rincorre, una fanciulla s’incorona e una coppia si riscalda i muscoli a tempo di musica. Così alle donne era permesso di stare alle terme: con un reggiseno, detto "fascia pectoralis", e il "subligar", un paio di mutandine che consentivano di muoversi facilmente durante gli esercizi ginnici che precedevano le varie fasi del bagno. Lo sport non era molto praticato dalle donne comuni, tanto che le atlete non godevano di buona fama. Era opinione diffusa che un eccessivo sforzo fisico potesse dare problemi procreativi e alle donne incinte i medici vietavano inutili movimenti. La ginnastica delle donne era dunque piuttosto dolce e, spesso, consisteva in una serie di esercizi passivi, come i massaggi. Ma il due pezzi, nelle terme, era di certo considerato un ottimo antidoto per le "inevitabili" conseguenze della promiscuità tra uomini e donne, su cui tante volte si espressero i moralisti dell’epoca.

La "fascia pectoralis" e il "subligar" erano utilizzati anche per l’allenamento nelle scuole di danza e in quelle di atletica. Secondo alcuni studiosi, perciò, le giovani raffigurate nel mosaico sarebbero piuttosto delle danzatrici professioniste, impegnate in una sorta di primitivo "music-hall". Il loro "bikini" sarebbe così un succinto e provocante abito di scena. Pare, tuttavia, che al mare fosse usanza diffusa, sia tra le donne che gli uomini, quella di nuotare nudi.

L’argomento sarà approfondito sabato prossimo nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda dalle 9.30 alle 11.00, su Nuova Spazio Radio (FM 88.150 MHz).

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