Un incontro al caffè Greco per ricordare Beatrice Cenci

Cinzia Dal Maso

Poche figure femminili hanno saputo toccare il cuore dei romani come Beatrice Cenci, appartenente ad una delle più antiche, ricche e nobili famiglie del Cinquecento e considerata una vera e propria eroina. La tragica storia di Beatrice ebbe il suo epilogo l’11 settembre del 1599, quando, appena ventitreenne, fu decapitata, insieme alla matrigna Lucrezia Petroni, sul patibolo innalzato a Ponte Sant’Angelo. Sorte migliore non era toccata al fratello Giacomo, attanagliato con ferri roventi, colpito alla testa con un maglio e infine squartato. Erano tutti accusati dell’omicidio di Francesco Cenci, padre di Beatrice, uomo spregevole e corrotto, autore di turpi reati, anche nei confronti dei suoi stessi familiari. La vittima preferita era Beatrice, picchiata e violentata ripetutamente e senza pietà. La disperazione portò al progetto e all’esecuzione di un delitto che sembrava l’unica possibilità di scampo. Durante un soggiorno a Petrella Salto presso Rieti, Francesco venne trucidato e il suo corpo gettato da un balcone per simulare un incidente, al quale, però, nessuno credette. Nel corso dell’inchiesta ordinata dal papa Clemente VII gli indagati furono sottoposti alla tortura, fino ad estorcere la confessione. Il popolo volle assistere attonito e in singhiozzi al taglio della testa di Beatrice, che, mostrando una forza d’animo infinita, si sistemò da sola sul ceppo, non volendo essere toccata dal boia. Il cadavere fu accompagnato con una mesta processione notturna fino alla chiesa di San Pietro in Montorio sul Gianicolo. Qui si trova ancora la sua tomba, nella quarta cappella a destra, anche se il capo è andato perduto durante l’occupazione francese del 1798, quando i sepolcri della chiesa vennero profanati dai sanculotti. Il pittore Vincenzo Camuccini, testimone oculare degli atti sacrileghi, riferì di aver visto un soldato prendere “con disprezzo il teschio della nobile vergine”, gettandolo “a più riprese in aria, a mo’ di palla. E ciò fatto se lo portò via.”
La spada con cui fu decapitata Beatrice è esposta nel Museo Criminologico di via del Gonfalone.
Il “Caffè Letterario delle Donne”, organizzato dalla Mehfil, ha dedicato alla toccante storia di Beatrice Cenci un incontro-conferenza che ha riscosso un tale successo da rendere necessaria una replica. Domani, alle ore 17.00, al Caffè Greco, la professoressa Delfina Ducci, eclettica e coinvolgente, sarà la relatrice della conferenza, nella quale verranno sottolineati gli aspetti umani, la grande energia e la ribellione di una donna che ha segnato la storia, mai dimenticata dai romani.
Sono in molti a sostenere di averne visto il fantasma, che si aggirerebbe ogni 11 settembre, nel cuore della notte, sulla piazza davanti Ponte Sant’Angelo, reggendo fra le mani la propria testa mozzata.

 

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