Lucio e Tito Quinzio Flaminino: “storiche”
imprese di due fratelli

Annalisa Venditti
Nel 198 a.C. il console Tito Quinzio
Flaminino venne incaricato dal Senato di distruggere l’esercito di Filippo V di
Macedonia. L’azione militare seguiva le invocazioni di aiuto di alcune città
della Grecia, che chiedevano a gran voce di essere liberate. Forte dell’alleanza
degli Achei, degli Etoli e di Pergamo, nel 197 a.C., l’esercito romano sconfisse
le truppe macedoni a Cinocefale, in Tessaglia. L’anno successivo, durante i
giochi istimici di Corinto, Tito Quinzio Flaminino proclamava ufficialmente
l'indipendenza della Grecia.
La sua statua si trovava nel Circo Flaminio a Roma, dove aveva luogo la pompa
trionfale. L’opera, riconosciuta nello splendido bronzo ellenistico conservato
all’interno della Rotunda Diocletiani (nota come il “Planetario” di Piazza della
Repubblica, oggi sede distaccata del Museo Nazionale Romano), era stata
reimpiegata nella decorazione delle Terme di Costantino e venne rinvenuta in
seguito ad una frana alle pendici del Quirinale. Era stata probabilmente
innalzata per il condottiero nel 194 a.C., quando, di ritorno dalla vittoriosa
campagna militare, venne solennemente celebrato il suo trionfo. Secondo lo
storico Tito Livio, in quell’occasione sfilarono per la città festante i
portatori delle centoquattordici corone d’oro consegnate al condottiero dalle
altrettante città greche liberate.
“Tale padre, tale figlio”, recita un antico proverbio. La similitudine non
sembra valere per i fratelli. Meno altisonanti furono infatti le imprese di
Lucio Quinzio Flaminino. Le fonti antiche ci tramandano sul suo conto un fatto
piuttosto increscioso. Nel 184 a.C., infatti, il fratello del trionfatore
macedone venne espulso dal Senato. Sul suo capo si erano posate le ire di
Catone, il celebre “censore” della storia romana. Il motivo? Lucio Quinzio
Flaminino si era innamorato di Filippo, un giovane prostituto cartaginese. Il
ragazzo era stato condotto in Gallia dal suo amante nonostante volesse assistere
ad uno spettacolo di gladiatori. Lucio Quinzio Flaminino, per ripagarlo della
sua rinuncia, gli aveva così offerto uno spettacolo privato. Durante un lauto
banchetto, venne organizzata in suo onore un’esecuzione capitale. Accusato di
aver ucciso un uomo senza rispettare le norme dello Stato, Lucio Quinzio
Flaminino venne allontanato dal Senato. Poco importa se, in altri autori
antichi, il reato venne compiuto per omaggiare una prostituta. Fatto sta che,
successivamente, Lucio Quinzio Flaminino venne perdonato dal popolo. Seduto in
mezzo alla plebe durante uno spettacolo, fu invitato a gran voce dalla folla a
sedere tra i suoi pari. L’uccisione di un povero condannato era poca cosa
dinanzi al prestigio di una illustre stirpe.
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