Per i Santi Innocentini finiscono feste e quattrini

di Cinzia Dal Maso

Il 28 dicembre si celebra la ricorrenza dei Santi Innocenti Martiri, noti da un passo del Vangelo di Matteo. Quando Gesù nacque a Betlemme, giunsero dei Magi dall’Oriente per adorarlo, come re dei Giudei. La cosa impensierì Erode, che decise di eliminare l’insidioso rivale e disse ai Magi: "andate e domandate diligentemente del fanciullino. Quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, affinché io pure venga ad adorarlo". I sapienti, però, non caddero nell’inganno: avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, tornarono al loro paese per un’altra via. Un angelo, poi, avvisò anche Giuseppe: "Lévati, prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto e sta qui fino a che non ti avvertirò, perché Erode cercherà il bambino per farlo morire". Mentre la Sacra Famiglia trovava rifugio nella terra delle Piramidi, Erode, nel tentativo di sopprimere Gesù, faceva "uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme e in tutto il territorio dall’età di due anni in giù", facendoli diventare Innocenti Martiri.

L’episodio della Fuga in Egitto è rivisitato in uno spassosissimo sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli: "Ner ventisette de dicemmre a letto, / san Giuseppe er padriarca chiotto chiotto / se ne stava a ronfà com’un porchetto / provanno certi nummeri dell’Otto; / quanno j’apparze in zogno un angeletto / cor un lunario che tieneva sotto; / e je disse accussi: "Guarda, vecchietto, / che festa viè qui drento a li ventotto". / Se svejjò san Giuseppe com’un matto, / prese un somaro giovene in affitto, / e pe la prescia manco fece er patto. / E quanno er giorno appresso uscì l’editto, / lui cola mojj’er fìo già quatto quatto / viaggiava pe le poste pe l’Eggitto".

La festa dei Santi Innocenti, protettori dei bambini, ha un’origine molto antica. Compare già nel Calendario Cartaginese del IV secolo e la ritroviamo un secolo dopo a Roma nel Sacramentario Leoniano. Attualmente, la celebrazione ha un carattere gioioso e non più di lutto come nei primi tempi del Cristianesimo, anche per l’influenza di alcune consuetudini medioevali che vedevano nella ricorrenza la festa dei "pueri" del coro e di servizio all'altare. Il 28 dicembre, i canonici venivano fatti scendere dai loro stalli al canto del versetto "Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles", mentre i fanciulli, rivestiti delle insegne dei canonici, dirigevano tutto l’ufficio del giorno.

A Roma, la festa si celebra con particolare solennità nella Basilica di San Paolo f.l.m., dove fino al XVI secolo erano conservati i resti di cinque di loro in un antico sarcofago, oggi al Museo Lateranense. Le reliquie furono traslate da Sisto V (1585-90) a Santa Maria Maggiore, nella Cappellina di Santa Lucia, ornata dal dipinto "La strage degli Innocenti" di Giovanni Battista Pozzi. Sull’arco trionfale della stessa Basilica un’altra raffigurazione dell’episodio evangelico risale addirittura al V secolo.

Un celebre proverbio recita con un po’ di malinconia: "Per i Santi Innocentini, so’ finite le feste e i quattrini".


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