Gli eredi del banchiere lo cedettero nel 1873 per 1.200.000 lire Il Palazzo di Vincenzo Valentini sede della Provincia di Roma
Palazzo Valentini, dal 1873 sede della Provincia di Roma, insieme alla retrostante chiesa dei SS. Nome di Maria, costituisce un isolato verso i Fori. Gli scavi operati tra il 1980 ed il 1981 nelle cantine del Palazzo hanno condotto al rinvenimento, circa 7 metri al di sotto del piano stradale, di un piccolo impianto termale, da collegare ad un complesso abitativo residenziale attiguo, venuto alla luce nel 1902 durante i sondaggi per la costruzione del Palazzo delle Assicurazioni di Venezia, a pochi metri dal quale, trent’anni dopo, fu scoperta la fronte di un edificio del III sec. d.C. L’origine di Palazzo Valentini è da riferire al cardinale Michele Bonelli, nipote di Pio V, che nel 1585 acquistò da Giacomo Boncompagni un preesistente edificio in cima alla piazza dei SS.Apostoli. La scelta del luogo faceva parte del completamento della bonifica della zona paludosa, il "Pantano", compresa tra il Foro di Traiano e quello di Augusto, promossa dal cardinale Bonelli, proprietario di gran parte dell’area. Il progetto per la costruzione di un nuovo Palazzo fu affidato dal Bonelli all’architetto e matematico domenicano faentino Francesco Domenico Paganelli, che portò a termine i lavori con una spesa di 60.000 scudi. Dalla descrizione fatta da Girolamo Catena, segretario del Bonelli, nel 1589 il Palazzo era costituito da un corpo principale rivolto verso piazza SS.Apostoli e da una facciata verso i Fori, preceduta da due avancorpi irregolari con un portico, due ordini di logge sovrapposte e con casette disposte in modo da racchiudere una corte rettangolare. I due prospetti risultano uniti da una galleria centrale intorno alla quale si svolgono gli spazi interni. Il Palazzo ospitò la ricca collezione di quadri del cardinale Bonelli: oltre cento dipinti - in gran parte di carattere sacro - anche con paesaggi di pittori fiamminghi e ritratti. Alla morte del Bonelli nel Palazzo abitarono, tra gli altri, il cardinale Carlo Bonelli (1611-1676) e suo nipote Michele Ferdinando (1632-89), che fece ampliare la parte verso la colonna Traiana. Nel corso del ‘700 il Palazzo venne affittato a nobili e prelati, fra cui il duca de Saint Aignan, ambasciatore di Francia, il marchese Francesco Mario Ruspoli ed il cardinale Cybo (1717-1721). Nel primo quindicennio del XVIII secolo, quando vi risiedevano i Ruspoli, fu sede di un’intensa vita musicale: vennero eseguite opere di Giorgio Federico Handel, che vi soggiornò tra il 1707 ed il 1708, concependo ben 52 cantate, di Antonio Caldara (1671-1736), di Arcangelo Corelli e di Alessandro Scarlatti (1660-1725) e Bernardo Pasquini (1637-1710). Nel 1711 il marchese Ruspoli creò all’interno del Palazzo un teatro aperto anche al pubblico. Marcantonio Bonelli nel 1752 vendé la proprietà al cardinale Giuseppe Spinelli, a cui si deve gran parte della decorazione interna in stile tardo rococò, nipote del defunto cardinale Giuseppe Renato Imperiali, collezionista e mecenate, che nel testamento volle la sua famosa biblioteca, di oltre 24.000 volumi, aperta al pubblico. Alla fine del ‘700 avvenne un nuovo passaggio di proprietà. Nel 1796 la biblioteca Imperiali veniva messa in vendita e dispersa. Intorno a quella data il Palazzo dovette essere acquistato da Vincenzo Valentini, ricchissimo banchiere, che vi profuse ingenti somme. Affidò a Filippo Navone la costruzione del piccolo prospetto verso il Foro di Traiano ed ordinò i restauri di tutta la decorazione. Alcuni ambienti furono ornati da pitture in stile pompeiano, a conferma della passione per l'archeologia del Valentini, che, come ci informa Luciano Bonaparte nel 1829, aveva sistemato nel Palazzo seicento oggetti di scavo tra vasi dipinti, bronzi, coppe e vasi neri di varie forme. Morto il Valentini, il Palazzo nel 1873 fu ceduto dagli eredi all’Amministrazione Provinciale di Roma per 1.200.000 lire, importo che raggiunse 1.417.000 lire con i lavori di ristrutturazione, compiuti dall’architetto Luigi Gabet. Venne costruita l’aula consiliare, fu elevato il piano rivolto su via di Santa Eufemia ed eretto un muro sul quarto lato del cortile. La statua in marmo di Vittorio Emanuele II, alta due metri e mezzo, collocata nell’aula consiliare, il cui soffitto fu dipinto da Cecrope Barrili, venne commissionata a Pietro Costa. L’ampio programma di interventi, come si legge nel "Resoconto morale statistico 1870-89", del "deputato provinciale", Giuseppe Ferrero Gola, fu completato "mediante combinazioni ben immaginate di cassa". Il 1° febbraio 1876 si tenne la cerimonia di inaugurazione dell’aula del Consiglio Provinciale di Roma. Gli interventi effettuati a Palazzo Valentini tra il 1930 ed il 1936 compresero un’ulteriore sopraelevazione del lato verso Santa Eufemia e la ristrutturazione della Sala del Rettorato Provinciale - l’attuale Di Liegro - voluta dal principe Piero Colonna, presidente della Provincia, che affidò l’incarico allo scultore romano Vincenzo Fiordigiglio. La fronte di Palazzo Valentini, incorniciata ai fianchi da bugnati, è armoniosa per le tre fasce di diverso disegno che delimitano i piani. A coronamento, un cornicione rilevato con al di sotto un attico le cui finestre si alternano fra mensole. Dal portale d’ingresso, delimitato da due colonne tuscaniche in travertino che sorreggono una loggia, si accede al primo cortile, ampio, formato da tre prospetti costituiti da altrettanti ordini sovrapposti con alte trabeazioni, mentre il quarto lato, verso i Fori, è d’accesso ad un modesto cortile. Il ricordo della passione antiquaria di Vincenzo Valentini vive nel Palazzo - che accoglie anche gli Uffici della Prefettura - per merito di marmi antichi, soprattutto statue, per la maggior parte provenienti dagli scavi di Gabii. Una collezione di cui fanno parte le quattro sculture nel cortile centrale, quelle sui i primi ripiani dello scalone e nell’ingresso che conduce al Consiglio. In alcune sale di Palazzo Valentini sono esposti numerosi dipinti, per la maggior parte di artisti anonimi del XVII secolo, tra cui due acquerelli di Salomone Corrodi e due olii rispettivamente di Teofilo Patini - allievo del Palizzi - e di Pietro Tetar Van Elven, pittore personale di Vittorio Emanuele II. I dipinti di maggior pregio, quali il "San Girolamo", l’"Interrogatorio di Gesù" e il "Cristo alla Colonna", di anonimi seicenteschi, sono collocati nell’ex "Sala Verde", la "Predicazione di San Giovanni Battista" e lo "Studio di Salvator Rosa" del Patini sono nella Sala del Presidente, mentre altri si trovano nell’Ufficio del Capo di Gabinetto. Nelle sale occupate dal Prefetto, al primo piano, è custodita una serie di quadri che, oltre a quelli di anonimi autori del Seicento, comprende opere di artisti del Settecento, come Carlo Cignani e Ludovico Stern e dell’Ottocento come Natale Carta. |
|