Dopo aver progettato tante
sontuose dimore per famiglie nobili e facoltose, Antonio da Sangallo il Giovane
(1483 – 1546) volle costruire una casa per sé. Scelse uno degli angoli più
pittoreschi di Roma, via Giulia, e vi innalzò, nel 1536, un edificio sobrio ma
elegante, oggi noto come Palazzo Medici Clarelli. Non bisogna dimenticare che la
strada era frequentata, nel Cinquecento, non solo dalla corte pontificia, ma da
molti artisti, come Michelangelo e Raffaello. Morto l’architetto, il figlio
Orazio lo vendette a Migliore Cresci, marito di Cornelia Strozzi.
Qualche anno più tardi l’edificio
passò alla famiglia Medici, che fece eseguire sulla facciata una serie di
dipinti a glorificazione della dinastia familiare, oggi purtroppo scomparsa
perché coperta da uno strato di intonaco. Un’incisione ottocentesca mostra la
fronte ancora ornata dalle pitture Vi si distinguono lo stemma di Clemente VII,
i ritratti di Giuliano e Giovanni de’ Medici, scene militari e figure di
guerrieri. La facciata presenta le estremità limitate da bugnato e le finestre
del pianterreno collegate con mensole a quelle del sotterraneo. Un atrio, in
leggera salita, immette nel cortile, preceduto da un portico con colonne
doriche. Sul fondo del grazioso cortile, in origine aperto per permettere la
vista sul Tevere, è oggi un’esedra con una nicchia centrale a conchiglia
occupata da una piccola fontana. Sulla controfacciata, una loggia a serliana con
colonne ioniche si affaccia sul fiume.
Nel Seicento il Palazzo divenne
proprietà del Consolato di Toscana, poi dei conti Marini Clarelli.
Nell’Ottocento fu trasformato prima in caserma e poi in pretura. Dopo l’acquisto
del Comune di Roma, che ha provveduto ad un radicale restauro, è divenuto la
sede del I Municipio.