I vecchi nomi delle strade a Roma,
anche se spesso non trovano più riscontro con un dato visibile, testimoniano
ugualmente il loro compito originario: quello di individuare un sito partendo
proprio da un elemento significativo, come via del Consolato nel rione Ponte,
così chiamata perché vi sorgeva l’omonimo Palazzo.
La strada, che aveva visto San
Filippo Neri svolgervi il suo apostolato, si è salvata dalle demolizioni del
1888 per l’apertura del Corso Vittorio Emanuele II, che alterò inevitabilmente
l’ambiente circostante. Vennero distrutte le antiche chiese di S. Maria della
Purificazione, di S. Orsola della Pietà, il palazzo del Consolato di Firenze e
quello Bini. Ora via del Consolato è una piccola strada di raccordo tra piazza
dell’Oro, dove termina via Giulia e, tramite una scalinata, Corso Vittorio
Emanuele II.
Il piccolo Oratorio di S. Maria in
Candelora, all’angolo con via dei Banchi Vecchi, indicava il luogo dove
sorgeva il palazzo del Consolato di Firenze, concesso da Leone X (1513-19) quale
privilegio ai fiorentini. Vi risiedevano un console e due consiglieri, deputati
al governo civile della colonia toscana che risiedeva in questa zona ed aveva un
proprio carcere. Il palazzo, costruito nel 1541, quando cessò di funzionare il
Consolato, rimase fino al 1839 come sede del Notariato per essere trasformato
tra il 1860 e il 1861 e distrutto con le demolizioni fine Ottocento.
Via del Consolato appare
delimitata da due quinte di notevole interesse architettonico. La più lunga
inizia con il seicentesco palazzo De Rossi, che presenta ricche mostre alle
finestre, adornate di stelle al secondo piano. Il cornicione conserva gli
elementi araldici della famiglia che lo fece costruire. Attiguo un palazzetto a
tre piani con il portone a bugne rustiche, sormontato da una cornice marcapiano
con scolpito il motivo dell’onda, che include al n. 10 la sede del circolo
culturale Number Ten, il cui presidente Fabrizio Grossi, oltre a promuovere
serate musicali diversificate e selezionate, si sta impegnato a rivitalizzare
via del Consolato, programmando mostre fotografiche, di pittura, scultura e
incontri con l’autore, per far conoscere una strada la cui storia si collega con
quella di via Giulia.
Nella via numerose costruzioni
conservano in parte le linee architettoniche del Rinascimento. Al n. 14,
infatti, è un palazzo di chiaro stile toscano del ‘400, in quanto costruito nel
cuore del rione fiorentino sorto intorno alla chiesa nazionale di San Giovanni.
Le mostre del portone e delle finestre del primo piano sono caratteristiche per
essere bugnate, centinate e con le bozze di chiave a punta. All’edificio si
addossa una costruzione posteriore con cornicione ornato, avancorpo antistante
con angolo e portone bugnati; vi è murato uno stemma cinquecentesco della
famiglia Sangalletti, di cui mons. Guglielmo fu cameriere segreto di Pio V.
Uno stupendo esempio di edilizia
del ‘400 con interessanti interpretazioni stilistiche è offerto dalla Casa dei
Fiorentini, su piazza dell’Oro, davanti a S. Giovanni dei Fiorentini, in
angolo tra via del Consolato, via Giulia e Via dei Cimatori. Le finestre, ad
arco, con cornice centinata di pietra, hanno una disposizione armonica a cui ben
si collega il balconcino cinquecentesco su mensole. Sulla piazza è l’ingresso al
cortiletto antistante all’edificio dove si può vedere un sarcofago a tinozza,
strigilato, con ai lati il motivo ripetuto del leone che sbrana un daino e al
centro, entro una mandorla, un delfino guizzante.
Sempre di fronte alla chiesa si
sviluppa l’altra quinta, che termina all’imbocco del vicolo dell’Oro, con una
costruzione della fine del ‘400. Dalla facciata che gira sulla sinistra di via
del Consolato con angolo bugnato si comprende che si tratta di tre edifici
distinti, ciascuno dei quali aveva la propria scala. Vi compaiono alcune tabelle
di proprietà, una con la Pietà graffita e la scritta "Sub proprietate/ Societat.
Pietatis/ nationis Floren(tinae)", l’altra, ottocentesca, dei F.lli Morelli. Una
cornice delimita i piani del fabbricato, sopraelevato nel ‘600.